Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Cosa fa il Sindaco?
Chi merita questo titolo?
Come si pone nei confronti dei cittadini?
Deve avere esperienza?
Non c’è chi è meglio e chi è peggio, c’è chi è per la città e non chi è sulla città.
La differenza sembra poca ma invero è enorme.
Spesso ci sono i protagonismi a far emergere alcune figure e le parole coprono i progetti.
“Noi faremo questo, noi faremo quello, cos’hanno fatto quelli prima di noi? Promesse non mantenute …. “
Abbiamo sentito spesso queste affermazioni e, ancora le sentiamo.
C’è chi accusa apertamente e chi invece lo fa sommessamente, sottovoce, quasi che fosse la timidezza a far vincere. Non è così, non deve e non può essere così.
Certo gli errori si fanno e spesso s’impara anche da quei passi falsi; ma non è una battaglia da vincere bensì una missione da compiere; non è l’agone politica dove ottenere un risultato: è il passaporto per il futuro di chi oggi è indifeso, bambini, adolescenti, vecchi, operai, mamme, impiegati chi è li nato e chi c’è arrivato di chi arriverà.
Insomma una città il nostro mondo, la nostra casa.
I programmi a cui molti si attengono, sia nella loro costruzione ipotetica o di programma, non guardano avanti anzi, il più delle volte, si fondano su vere o presunte “riparazioni” del pregresso (appurato che tale effettivamente sia e debba essere corretto).
Cosa serve? Una figura nuova, una figura non consona alla politica, scevra rispetto alle mille logiche dei poteri (veri o presunti poco importa)esterni alla città.
Certo, si potrebbe obiettare, che il territorio ha la necessità, sacrosanta, di un dialogo ad ampio raggio che risolva, non solo il collegamento di una strada, o piuttosto che organizzi una zona di tutela che non confligga con una area industriale, o che ripari strade rovinate dal consumo e e …..
Queste sono cose sin troppo ovvie e , giusto per stare nel nostre territorio anche se questa riflessione credo, possa essere estesa anche a altri luoghi, in giro se ne sono viste e se ne vedono di tutti i colori, basta guardare cosa ne è stato delle “circonvallazioni” per vedere cosa è successo attorno al confine dell’abitato… e non mi pare che sia il frutto di azioni condivise e coordinate e una volta organizzate con un piano territoriale di coordinamento.
La città e tutte le città sono organismi in continua crescita ed evoluzione dove, talvolta, neppure le visioni più fantascientifiche sanno essere futuribili e concrete.
Prima di continuare in questa dissertazione che sta prendendo più la piega concettuale e pseudo filosofica che pratica (come credo sia giusto indirizzarci) mi dirotto in alcune considerazioni informali.
La città è composta da cittadini di varie tipologie, di molteplici estrazioni, di differenti etnie. Alcuni lavorano altri no; alcuni hanno lavorato altri no; alcuni studiano altri no, alcuni producono altri no, alcuni consumano altri no e si potrebbe anche proseguire ma per ora no. Ma una cosa è certa e inconfutabile: è di tutti!
Il futuro della città non si costruisce in un lampo ma a volte anche si; a volte basta un’intuizione, una folgorazione, magari andando controvento per scoprire che oltre l’orizzonte c’è qualcosa di inaspettato che sovverte, scombussola, trasforma la monotonia della quotidianità.
Le regole sono fatte per essere infrante e nelle scienze questa è una delle principali regole (mi si scusi l’ossimoro). Se rimanessimo arroccati alle convinzioni, nostre o acquisite, in alcune occasioni, probabilmente, non sbaglieremmo ma di certo non assaporeremmo l’ebbrezza dell’avventura.
Quand’ero piccino si diceva di non lasciare la strada conosciuta per quella sconosciuta ma, credetemi spesso accade, esattamente, il contrario e non saremmo, nessuno, quel che siamo se avessimo dato retta a quella massima. Personalmente l’ho sempre attribuita ai poco coraggiosi che, per carità non è un sintomo di debolezza acuta, non tutti siamo temerari, perbacco. Ma la temerarietà aiuta, spesso e in molte cose.
Sindaco: un imprenditore temerario che costruisce il profitto del bene comune.
E’ non è un utopia; come insegna la vita di Adriano Olivetti, una vita all’insegna dell’azione e della costruzione di un bene collettivo. E di un’azienda straordinaria.
Oggi la politica e le visioni partitiche dei nostri politici non guardano veramente al futuro delle città e, in buona sostanza dei cittadini, in pratica noi.
Sui quotidiani la norma è vedere sbeffeggiato l’interesse del singolo non a vantaggio della collettività, bensì di una stretta minoranza, di caste non ben identificate e tanto altro. Mi diverto molto e spesso a leggere gli articoli di Massimo Gramellini in prima pagine del Corriere che leggo da svariati anni, nella rubrica Il Caffè. E’ uno dei molteplici (certamente non l’unico) specchi del mal funzionamento della nostra composita società.
Ma torniamo al nostro orticello che poi tanto piccolo non è e che, come tuti gli orti, grandi o piccoli che siano, non può essere trattato a se, infatti nell’orto convivono insalata, pomodori, zucchine, cetrioli e tanto altro e, volendo allargare a dismisura la metafora, ortaggi estivi e invernali, primizie e prodotti tardivi. Un orto come principio del benessere collettivo dove l’humus –lo scarto- diventa cibo per l’anno successivo. Il paragone è alla portata di tutti.
Indubbiamente nessuno può, nel giro di poco tempo riparare danni, mancanze, scelte sbagliate (anche quelle fatte in buona fede), nel tentativo di cucire lacerazioni e ferite provocate da eventi o decisioni sedimentate e spesso stratificatesi nel corso degli anni.
Ogni pilota ha la sua tecnica per affrontare il percorso, con l’obbiettivo di aggiudicarsi il premio e, in molti casi, il titolo finale.
Mi piacciono le metafore perché non costringono in ambiti chiusi e lasciano la libertà al pensiero di girovagare.
Ho un abitudine, potrei dire quasi secolare, una pratica che ho imparato decine e decini di anni fa e che ritengo foriera di conoscenza, anche quando si tratta solo di avere un immagine delle circostanze: Brainstorming ( tradotto letteralmente: assalto mentale, tempesta dei cervelli o del pensare), è una pratica che ci permette di parlare a ruota libera e porre sul piatto elementi che potrebbero, a prima vista , non centrare nulla con il tema delle problematiche o dei progetti d intraprendere. E’ un metodo che permette di guardare oltre, di lanciarsi senza paracadute e senza pericoli.
Ci sono cose varie a cui un Sindaco deve badare, e uso un imperativo perché dire dovrebbe, c’è il rischio concreto di lasciare troppe porte e finestre aperte che poi solo il vento accidentale potrebbe, forse, chiudere , ma …..
Tornando al deve badare, ci son cose semplici ma essenziali che non interferiscono con i massimi sistemi (i rapporti con i vari Organi sovra comunali) e non hanno necessità di bilanci esasperati.
Facciamo un esempio: sulle strade spesso, le automobili vanno a velocità inadeguata e eccessiva e alcune segnalazioni sono inefficienti, a volte basterebbe un po’ di luce in più, in special modo in quei tratti dove l’auto che proviene in salita, abbaglia chi arriva in senso contrario e nel tratto pianeggiante, ecco se nel mezzo si trovasse un attraversamento pedonale, una luce decisa che piomba diritta e perpendicolare sull’asfalto, illuminerebbe il pedone che sta attraversando, evitando così che il bagliore dei fari lo renda evanescente ed un possibile bersaglio.
Come si fa ad accorgersi di queste situazioni? Passeggiando e stando attenti a quelle piccole cose, a quei minuti dettagli, domestici mi verrebbe da dire, esattamente come si ripone il sale o lo zucchero che, per evitare confusione se ne stanno, nella cucina, in luoghi separati e, il più delle volte, in luoghi diametralmente opposti.
Guardare, osservare, ipotizzare, conoscere e porsi nei modi più disparati per assumere strategie, organizzare progetti, in poche parole conoscere la casa della gente.
A cosa aspiro? Alla semplicità ma anche alla lungimiranza, esattamente come si provvede all’economia della casa: arredo, pulizia, ordine e, necessariamente, all’interfaccia programmato con l’esterno.
La città è la casa di tutti noi, il nostro Sindaco è il regista, colui che tiene in mano il diario ma anche l’agenda dove i giorni, non sono ancora passati, come quelli riportati sul diario.
Passato, presente e futuro che costruiscono l’identità di ciò che eravamo, siamo e potremmo o dovremmo essere.
E la fantasia?
La fantasia è cucinare e allestire la cena o il pranzo con quello che si ha in dispensa quando all’improvviso arriva un ospite inatteso (o un’emergenza, una situazione non programmata). La dispensa sempre pronta è una questione di metodo, una dispensa dove a rotazione le scatole dei pelati (e tutto il resto) vengono disposte nella parte anteriore dello scaffale in relazione alla data di scadenza, così che non si debba sprecare nulla pur avendo una considerevole riserva.
Umhh con i supermercati che oramai abbondano dovunque non dovrebbe essere difficile acquisire una certa esperienza, forse anche solo per osmosi.
Ho preferito, in questo punto di questo pistolotto usare metafore semplici, domestiche per l’appunto poiché tutti noi siamo vissuti in una casa con cucina e una madre o un padre che vi ha governato per qualche tempo e, credetemi, s’impara da piccoli a conoscere il posto segreto della marmellata.
A questo punto di questa riflessione del tutto personale, ho un piccolo e particolare suggerimento:
Un Galateo Cittadino, non un semplice manuale bensì un metodo comportamentale.
Riporto per semplicità la definizione della parola trovata in rete:
“Con galateo (identificato anche col sinonimo bon ton) si definisce l’insieme di norme comportamentali con cui si identifica la buona educazione: è un codice che stabilisce le aspettative del comportamento sociale, la norma convenzionale.”
Troppe volte alcune regole e comportamenti elementari che, dovrebbero essere il frutto di un educazione ricevuta non solo nell’ambito domestico, sono totalmente disattesi. I pedoni camminano in mezzo alla strada e non usano i marciapiedi, gli stessi sono invasi da cose varie, dai bidoni della spazzatura vuotati e in attesa di essere ritirati dal condominio o dal singolo, macchine in doppia fila, biciclette che viaggiano in contromano, parcheggi dove vengono abbandonate auto da mesi, automobilisti a cui pare essere sconosciuto l’indicatore di direzione, le fioriere pubbliche cui tutti dovremmo avere cura, anche di uscire con una brocca d’acqua quando fosse necessario, le carte per terra, le deiezioni degli animali, la pipì degli stessi su qualsiasi superficie verticale e … forse è meglio fermarsi qui.
Dovrebbe essere tutto contenuto in un semplice e contenuto messaggio, indirizzato a tutti i cittadini dove, in anteprima troneggia un bel titolo:
SINDACO CON IL VOSTRO INDISPENSABILE E PREZIOSIO AIUTO
Mi fermo qui, rischierei di estendere le mie considerazioni a personali e temerari obiettivi (l’ho anticipato nelle righe precedenti solo con l’audacia, che è parte integrante oltre del mio mestiere e della mia filosofia di vita, si scoprono orizzonti inaspettati), ma la parte intima della città con i suoi bisogni legati alla quotidianità ha necessità di ricevere boccate di ossigeno anche da scelte ardite ma sviluppate nella lungimiranza. Una condizione che consente di poter anche fare marcia indietro qualora la strada risultasse ostruita, interrotta e considerata , pure, l’impossibilità di costruire un ponte ma anche della impraticabilità di un eventuale volo o salto nel buio ….
Infine ancora un ultima considerazione.
Le necessità di oggi evolvono velocemente, c’è bisogno di figure nuove, di nuovi “capitolati” di regolamenti dinamici. La parola Assessore mi fa venire l’orticaria. La parola Squadra, Gruppo, Compagine, quel senso dove il collettivo è preponderante ma anche l’individuo è riconosciuto riappacifica la mia anima brulicante e assetata di idee.
Non credo ai tutto fare, ma credo che le visioni portino a risultati.
Mi piacerebbe un Sindaco che nel prossimo quinquennio non faccia nulla di concreto ma getti le basi di un pontile che sia d’appoggio per quelle navi, non ancora pensate e nemmeno costruite, che in un prossimo futuro attracchino a quei moli per sbarcare le loro merci e dare concretezza ai futuri bisogni.
La grandezza di quell’uomo sarà riconosciuta per avere dato materia alle idee dei nostri futuri figli.
Firmato AN 13