Anche Cuba colpita da colpita dall’uragano Melissa. Ma don Davide (per fortuna) sta bene

L'aggiornamento via social dalla pagina della Comunità Pastorale del Magentino. Con questa anche le riflessioni che il sacerdote magentino pone dopo otto mesi dall'arrivo sull'Isola

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Anche Cuba è stata colpita dall’uragano Melissa. Abbiamo da poco saputo che don Davide sta bene. E scrive: “Disastri ne ha fatti, anche in parrocchia, ma alle cose, non alle persone. Ora si tratta di ripartire”. Preghiamo per lui e per le popolazioni colpite dall’uragano.
Approfittiamo per farvi sapere che proprio pochi giorni fa, don Davide ci ha inviato una lettera per aggiornarci della situazione che vive nella sua missione a Palma Soriano – Cuba.

La riportiamo in parte qui di seguito:
“Cómo está? Cómo anda? Sono le domande che mi sento rivolgere molte volte al giorno, la medesima domanda che mi giunge ad ogni messaggio o telefonata dall’Italia. “Come sta? Come va?” In questa lettera di ottobre non mi limiterò a rispondere: “tutto bene!”, ma ne approfitterò per andare un poco in profondità per tentare di rispondere anzitutto a me stesso; chi mi conosce sa bene che non è mia abitudine
condividere aspetti che mi riguardano.

Dopo otto mesi dal mio arrivo a Cuba, come sto in questa realtà sociale, religiosa e culturale così differente?”

LE PAROLE DI DON DAVIDE

Pochi mesi (o tanti?) sono sufficienti per rileggere alcune fasi che si sono

succedute: l’entusiasmo degli inizi, con un mondo tutto da scoprire; lo scontro con una condizione di vita quotidiana non sempre favorevole; una prima conoscenza delle persone più vicine alla parrocchia, i collaboratori delle diverse attività, le catechiste, i giovani, gli animatori di comunità; il fare i conti con il senso di impotenza di fronte alle mille necessità dei poveri e delle famiglie; il crescere nella consapevolezza che ci vorranno anni per comprendere meglio le ragioni della condizione di vita attuale; il senso di frustrazione constatando che basta un temporale perché le strade diventino impraticabili e non si possano raggiungere i villaggi di campagna come programmato e la gente non esca di casa (e i temporali sono frequenti!); non da ultimo la fatica di comunicare in una lingua che sta diventando sempre più familiare, ma rimane pur sempre “un’altra lingua”, con la necessità di farsi ripetere le cose o nel timore di non essere stato compreso.

Sono questi alcuni degli aspetti che hanno attraversato il mio animo. Nulla di insormontabile, tutto già messo in conto e prevedibile (molti punti riguardano ogni cambio di parrocchia anche nella stessa diocesi di Milano). Eppure credo che abbiano inciso a livello inconscio e il segnale del sonno notturno non sempre regolare e riposante ne è la conseguenza. Ma sto bene. Non lo dico per rassicurare, è la realtà!

Anche il fisico sta tentando di adattarsi: alimentazione differente (mi manca la verdura fresca!), caldo umido, ritmi giornalieri inizialmente inconsueti (alle 19.00/19.30 tutto si blocca, soprattutto ora che le giornate si stanno accorciando, come in Italia, e spesso manca la corrente e quindi il buio cala sulla città…), infezioni veicolate da zanzare e insetti con tutta l’attenzione che questo richiede (ho avuto un paio di episodi con febbre o malessere generale, tutto nella norma).

Mentre scrivo mi domando se non stia correndo il rischio di suscitare un allarmismo inutile. Mi raccomando: niente allarmismi in chi leggerà! Perché non c’è motivo per allarmarsi.

Come sto affrontando le nostalgie? Perché certamente mi stanno mancando persone, amicizie e affetti sui quali normalmente potevo contare (so benissimo che anche ora posso contare su di esse, ma la distanza e l’impossibilità di incontrarsi o semplicemente di sentirsi stanno marcando un vuoto). Rispondo dicendo che tale mancanza favorisce in me i ricordi, forse anche un poco di malinconia, e al tempo stesso alimenta il desiderio di poter nuovamente incontrare, raccontarsi, condividere: vi confesso che non vedo l’ora di un po’ di vacanza per rientrare al paese e in famiglia! L’importante è che anche su questo aspetto ci sia una buona dose di serena pazienza.

E la mia fede? Come sta? Non vi è dubbio che, quando si vivono momenti nei quali occorre trovare un nuovo ordine, anche lo spirito venga coinvolto in questa ricerca. La mia fede nel Signore Gesù rimane fresca e meravigliata, sempre! Non posso che ringraziare Dio per questo. Oltretutto il mio “dover” celebrare la Messa quotidianamente, anche più volte al giorno, e il contatto con i poveri sono una buona garanzia di stabilità. Ma anche qui sono cambiate consuetudini, riferimenti, tradizioni: in una chiesa secolare, ma che fa i conti con una sua storia tutta originale e con un sincretismo religioso (cioè un miscuglio confuso di credenze religiose di varia provenienza) niente va dato per scontato, considerando anche che la maggioranza della gente che frequenta la parrocchia ed è impegnata nei vari servizi non ha un cammino di fede che di pochi anni. Questo mi sta chiedendo di semplificare molto il mio pensiero e il mio parlare, andando all’essenziale. Vedo e vivo questo come un’opportunità non scontata per ritrovare costantemente il fondamento della mia e nostra fede.

Alla fine…come sto?

Al posto giusto nel momento giusto della mia vita di uomo e di cristiano, con tutti gli aggiustamenti necessari per vivere al meglio il presente, cioè il tempo che mi è dato. Mi auguro che ciascuno di noi possa vivere pienamente il tempo che gli è dato.

E spero di rivedervi presto!! (ma non sarà tanto presto…).

don Davide

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