La famiglia di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di 7 mesi uccisa lo scorso maggio a Senago, nel Milanese, dal compagno Alessandro Impagnatiello, è salita al gran completo ieri a Milano per ritirare l’Ambrogino alla memoria assegnato alla vittima di femminicidio. Alla cerimonia al teatro Dal Verme c’erano i genitori, Franco e Loredana, la sorella e il fratello di Giulia, zii e cugini, oltre al legale di famiglia, l’avvocato Giovanni Cacciapuoti.
Commozione, ricordi della sorella, ma nessun discorso sulla violenza contro le donne da parte dei Tramontano, una famiglia riservata, così come Giulia, che “era una persona riservatissima e amava entrare in punta di piedi nella vita di una persona anche quando stava per darci la più felice delle gioie, dicendoci che stava per diventare mamma”, ha detto la sorella Chiara, raccontando l’aneddotto sull’annuncio della gravidanza. “Doveva venire a Napoli a festeggiare il mio dottorato di ricerca, disse a mamma non so quando dire a papà che sta per diventare nonno. La mamma le disse ‘quale occasione migliore di dirlo quando c’è tutta la famiglia’. Giulia rispose ‘non voglio rubare la scena a mia sorella che per tanti anni ha studiato, aspetterò un momento diverso’. Questa era mia sorella, anche quando doveva dire la più felice delle notizie alla sua famiglia”.
Per il padre, Franco, l’Ambrogino alla memoria di Giulia “è un messaggio anche per tutte quelle persone che vengono dal sud con la speranza di realizzarsi. A Giulia purtroppo non è stato permesso”. Il signor Tramontano è salito sul palco del Dal Verme insieme alla moglie a ritirare la benemerenza alla memoria della figlia. I coniugi, stretti nell’abbraccio del sindaco Giuseppe Sala, hanno raccolto la standing ovation del teatro. La madre, Loredana Femiano, visibilmente commossa, al termine della cerimonia ha voluto solo dire “grazie a tutta Milano”. “Per noi è stata una giornata importantissima”, ha aggiunto il marito. La famiglia, che ha ricevuto in dono anche un dipinto che ritrae Giulia, ha sfruttato la trasferta a Milano anche per tornare a Senago, la città dell’hinterland dove Giulia viveva ed è stata uccisa.
“Per loro, come sempre, è stato un momento molto toccante. Hanno avuto il contatto col sindaco e con la comunità di Senago, che ha raccolto numerosi oggetti, lettere, peluche a testimonianza di quanto questa vicenda ha toccato”, ha raccontato l’avvocato Cacciapuoti. Per gli effetti a cui la famiglia tiene di più, quelli personali di Giulia, c’è ancora da attendere. “Aspettiamo le condizioni giuridiche per poter accedere nell’appartamento di via Novella e ritirare gli oggetti e i ricordi della vita quotidiana di Giulia, inclusi gli indumenti e i vestitini di Thiago che purtroppo non sono mai stati utilizzati”, ha riferito il legale.