― pubblicità ―

Dall'archivio:

Alto Milanese, i sindacati: “Serve un’idea di sviluppo per il territorio”

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Lenti segnali di ripresa sul territorio, ma resta il problema della precarietà e dei giovani senza lavoro. Preoccupazione nel Legnanese per Parcol e Grancasa, oltre che per il futuro della Franco Tosi.  Le crisi conclamate di STF nel Magentino e Carapelli a Inveruno
LEGNANO –  “Dare un’idea di sviluppo precisa all’Alto Milanese, partendo dall’assunto che il manifatturiero, seppur in misura minore, resta l’aspetto caratterizzante il tessuto produttivo del territorio”. E’ quanto hanno ribadito stamattina in conferenza i rappresentanti locali di Cigl, Cisl e Uil nel corso del consueto appuntamento di fine anno.  “Sull’occupazione – ha detto il segretario della Cgil Ticino Olona Jorge Torre – assistiamo al consueto balletto dei numeri. Noi vediamo di certo segnali di rallentamento, non siamo quelli che vedono tutto nero e basta. Ma ci sono delle ragioni, come la riforma degli ammortizzatori e poi dove è passata la crisi ha già fatto i suoi disastri. Il peggio dunque è passato, assistiamo ad un incremento rispetto ai nuovi avviamenti, ma diversi sono legati alla flessibilità.  Noi vorremmo, invece, che la ripresa fosse vera e strutturale, lo abbiamo detto anche all’interno della Consulta economia e lavoro del territorio”.
“Questo modello di sviluppo – ha aggiunto –  ci preoccupa, le assunzioni temporanee limitate,  non ci permettono di crescere a livello di sviluppo e formazione”. 
Per quanto riguarda le sfide future, c’è tutto il tema della povertà, la nuova triennalità dei Piani di zona.
“La riforma socio sanitaria – ha osservato Jorge –  mette insieme Legnanese e Castanese, così come Magentino  e Abbiatense. Non è un’operazione così semplice, basti pensare che nei Comuni dell’Abbiatense non c’è un regolamento Isee uguale per tutti”. E poi c’è tutto la partita del welfare integrativo. “Che non possono certo essere solo i buoni per la spesa”.  Venendo poi ai numeri nell’Alto Milanese il 34% delle aziende sono artigiane, spesso si tratta di piccole realtà, mentre il commerciale dal 2014 ad oggi è cresciuto di un punto percentuale. Quanto all’Alto Milanese su una popolazione di circa 264 mila abitanti, la forza lavoro attiva è di 115 mila unità, mentre i giovani che dovrebbero accingersi in temi brevi ad entrare nel circuito produttivo sono 70 mila. 
“Qui – ha concluso Torre – si innestano una serie di problematiche. Da un lato, dobbiamo garantire che quegli altri 45 mila posti di lavoro vengano mantenuti. Poi è chiaro che c’è il tema di coprire determinate occupazioni e qui entra in gioco anche il discorso dell’emigrazione come risorsa, ma poi c’è anche la necessità di trattenere qui le migliori professionalità come i laureati che in mancanza di reali prospettive vanno altrove. Infine, c’è un aspetto legato al ricambio generazionale che è centrale, perché più tardi si mette il termine per l’uscita dal mondo del lavoro e più diventa complicato per i giovani entrare a farvi parte”.
Secondo Beppe Oliva, responsabile del vecchio ‘comprensorio’ Legnano Magenta Abbiategrasso e oggi responsabile Welfare della Segreteria Milano Metropoli del sindacato di Via Tadino “Quando parliamo di crisi dobbiamo ricordarci che non sarà più possibile tornare alla situazione precedente”. “Siamo stati sette/otto anni in una situazione pericolosa. La discesa è finita, tuttavia, siamo in un mondo diverso da prima. I problemi ci sono ancora, esiste una povertà che è molto forte, veniamo come fare ad uscirne insieme”. “Certamente quello del reddito di inclusione sociale può essere uno strumento, vedremo come sarà messo in campo,  poi naturalmente, occorre dare risposte di politiche attive per il lavoro specie verso i giovani per i quali l’occupazione rimane un problema serio”.  
Il sindacalista cislino ha quindi rimarcato l’importanza di rilanciare il manifatturiero. “E’ sempre stato una ricchezza per il territorio, noi credevamo in Euroimpresa,  ma la politica locale ha deciso di chiuderla, certo andava ripensata e rilanciata ma era un valore. Adesso abbiamo la Consulta che in questi primi sei mesi non è che abbia fatto un granché, vediamo come farla lavorare. Ma qui serve una strategia politica. Il territorio deve sapersi dare una mano, andare oltre alle giacchette di partito. E’ opportuno trovare continuità, perchè sennò poi con un cambio di amministrazione si ferma tutto. Cerchiamo in ogni caso di cogliere segnali positivi e dopo i primi due incontri, ci attendiamo che col 2018 arrivino i primi fatti concreti da parte della Consulta”.
Per Stefano Dell’Acqua della UIL : “In primo luogo occorre prendere atto che le regole del gioco sono cambiate, così come l’accordo sul costo del lavoro del ’93 andrebbe rivisto. Poi c’è un nuovo scenario, le aziende della zona che hanno resistito oggi, vivono essenzialmente di mercato estero. Hanno cambiato aspetto”.
Da qui uno scenario in cui resiste il pubblico con la vecchia azienda ospedaliera piuttosto che l’Amga. Mentre le vecchie grandi aziende che tengono il passo sono l’ABB e Dolce & Gabbana. C’è apprensione per il futuro della Franco Tosi, preoccupazione per la crisi della Parcol che inizia a farsi sentire. Incertezza sui destini del centro ricerche di Nerviano dopo l’acquisto da parte dei cinesi, così come su Actavis. E poi c’è apprensione per Gran Casa. Mentre nel Magentino la situazione che più impensierisce è quella della STF dopo gli 80 esuberi dei primi di luglio. Non va meglio alla Carapelli di Inveruno, sempre nel Castanese permangono criticità per Italdenim. Infine, sull’Abbiatense resta da meglio decifrare lo sviluppo futuro di Bcs.
“Questi – ha chiosato Dell’Acqua – sono gli anni più difficili dell’ultimo trentennio, e per certi versi ha ragione il Santo Padre quando parla di una sorta di terzo conflitto mondiale. Oggi chi perde il lavoro non sa quando e se lo troverà”.  Da ultimo, il delegato della UIL ha toccato due temi: “In primo luogo c’è la questione dell’immigrazione dove manca un reale controllo. Serve un vero sforzo per governare questo processo.  Dobbiamo mettercela tutta su questo fronte perché c’è troppa gente che entra in Italia e poi non si capisce  bene dove vada a finire. Il secondo tema riguarda la grande incidenza degli investimenti della criminalità organizzata che c’è e insiste ancora sul nostro territorio. E’ un motivo di grande preoccupazione e nei confronti del quale non dobbiamo abbassare la guardia”. 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi