Musica. Alex Guesta feat Rhade & Twice 20, il nuovo singolo. A cura di Monica Mazzei

Un'intervista speciale che va oltre la musica e lancia anche un messaggio nel segno della prevenzione: 'Abbiate cura di voi!"

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RADHE feat. TWICE 20 & ALEX GUESTA: ABBIATE CURA DI VOI!, SEMBRA IL LORO MESSAGGIO, di Monica Mazzei

RAMONA RHADE sa cosa vuol dire tornare nel mondo dopo una battuta d’arresto obbligata e sofferta: la musica la aiuta probabilmente ad elaborare questo processo. L’arte forse nasce dove la realtà degli altri non è più la tua, e fa da ponte per unire il passato con il presente ed il futuro, della nuova persona che diventi.

Vi dico subito che, nonostante i temi trattati, Rhade non solo è una splendida persona, ma trasmette leggerezza e solarità ad ogni parola.
Sorridente, dolce e piena di speranza e gioia.
Adesso ha un piccolo grande sogno: aiutare chi come lei ha guardato in faccia il cancro.
Ma lo fa con leggerezza, grazie al brano realizzato in collaborazione con i TWICE 20 ed il dj e produttore ALEX GUESTA, “AIR”, remixato appunto da Guesta e rilasciato il 27 giugno, su BEATPORT. Il video originale è disponibile sul canale YOUTUBE.

Una canzone che invita a ballare e ritrovare la determinazione e la speranza, nella stagione più bella dell’anno, l’estate. Il brano ha anche delle importanti funzioni legate alla ricerca scientifica.
Ne parlo direttamente con lei, non dimenticando di esplorare la sua intima esperienza con la malattia, che l’ha portata ad un vero match (anche sportivo) con la vita.

D: È appena uscito sulle piattaforme digitali il tuo nuovo singolo, “Air”, al quale hai lavorato con i Twice 20 ed Alex Guesta. Che tipo di messaggio si propone di trasmettere?

R: “Air” è una delle nostre canzoni che abbracciano lo scopo del nostro gruppo: noi siamo nati per cercare di dare una mano alla Fondazione Bruno Boerci che sostiene gli Istituti clinici scientifici Maugeri di Pavia.
Questa canzone è nata in questo momento perché vogliamo usarla come sponsorizzazione dell’apertura del bando di concorso di quest’anno, indetto dalla fondazione, rivolto a tutti gli ospedali della Lombardia, quindi non solo la Maugeri: in questo modo, la fondazione diventa un appoggio agli ospedali, da quest’anno e per sempre, nell’aiuto per finanziare i costi per la ricerca oncologica.
L’invito che facciamo quindi a più persone possibili è di ascoltarla, perché non è necessario versare nemmeno un centesimo: con gli streaming raccoglieremo noi i soldi che poi destineremo allo scopo. Ce ne auguriamo quindi miliardi e miliardi!
Siamo nati come gruppo e siamo tutti appassionati di musica, trasformando la nostra passione in qualcosa di utile e concreto.
Noi non traiamo alcun profitto personale, tutto ciò che viene incassato sarà devoluto.

D: Ad “Air” tu hai dato un contributo personale molto ampio. Non hai solo cantato?

R: Esatto! (sorride) Con questa canzone ho tirato fuori anche la mia passione per la danza, perché io amo ogni forma artistica. Ho desiderato io il video della canzone perché con le parole esprimi alcune cose, con il movimento e con la danza ne esprimi altre. Con questo video abbiamo voluto rappresentare la semplicità e la leggerezza, di come sia facile offrire il proprio aiuto, solo ascoltando una canzone. Ma anche la coreografia dimostra la potenza di quanto noi crediamo in questo progetto. Nel video c’è questo contatto con la terra, con la sabbia, e ho voluto questi movimenti per dimostrare fermezza. In questo modo l’ho diretto personalmente ma, io che sono di Vermezzo, ho chiesto la collaborazione di una scuola di Casarile, la Melody of Soul. Ho proposto loro il brano e da lì è partito tutto. A dirigerlo è stato Paolo Agosta, bravissimo, che fa parte della band Twice 20, e che oltre ad essere un ottimo musicista, fa ottime riprese e montaggi.

D: Quale pensi sia la destinazione migliore per questo brano, in fatto di pubblico, contesti e gusti?

R: Sicuramente in spiaggia in questo momento di vacanza! È un brano che ti porta via. Ottimo da ballare, ma anche quando uno è in macchina, che sta andando al lavoro magari minacciato dal capo (ride), il brano ti porta via con la testa e ti senti meglio! Lo scopo delle nostre canzoni è sempre quello di alleggerire la vita ed i pesi che ci portiamo addosso, oltre a quello di sostenere la ricerca.

D: Trovo sia un bellissimo intento… Adesso io entrerei più a fondo nel discorso della malattia che, se non sbaglio, ha toccato anche te…

R: Parto dalla Fondazione Boerci, il cui presidente è mio marito, anche fondatore del gruppo musicale Twice 20, Ricky Boerci. Ci siamo conosciuti quando eravamo giovani e lui faceva il dj. Mi aveva sentito cantare e mi propose di realizzare insieme delle cose davvero buone. Partimmo dal fatto di essere amanti della musica e di avere già la fondazione. Dopo la mia esperienza, io avevo proprio bisogno di urlare forte e buttare fuori tutto. La mia malattia si era manifestata nel 2008, con una recidiva nel 2010, ho avuto un tumore cerebrale a 27 anni… Scoperto a causa di alcuni attacchi epilettici.

Come spesso capita, quando inizia non hai sintomi. Proprio per questo, noi vorremmo spronare le persone anche alla prevenzione nei giovani: ci sono persone che non si fanno nemmeno un esame del sangue all’anno. Conosco donne che non fanno ecografie mammarie! Durante le terapie decisi che volevo urlare a chi ci sarebbe stato dopo di me, di non trascurare la sua vita! Quando mi stavo ancora curando, avevo solo in mente il traguardo: questo ti fornisce la forza che ti viene in quel momento e non sapevi di avere. Mi dissi che un giorno avrei aiutato chi si sarebbe ammalato come me. Da malata che sono stata, conosco gli effetti dei farmaci per esempio, sia psicologici che fisici: i medici stessi mi hanno chiesto di parlarne, per aiutare gli altri pazienti. Medico e paziente in un certo senso collaborano, per raggiungere il risultato.

D: Come possiamo raccontare il tuo cambiamento sia come artista che come persona, dopo la malattia ed in generale, in questi anni? Immagino tu abbia avuto dei cambiamenti interiori.

R: Io le chiamo vite parallele e non penso che bisogna passare per forza attraverso la malattia. Capisci però molte cose quando vieni come lanciata in questa vita parallela, ed alla fine del percorso, diventi un’altra persona. Rimangono però solo i cambiamenti positivi. C’è tanta sofferenza ma ti arricchisci. Hai imparato ad apprezzare giorno per giorno e a sopravvivere giorno per giorno. Vedi tutto sotto un altro aspetto. Ho fatto fatica a tornare nel mondo, dopo: per me la gente si lamentava sempre di cose futili. Avevo davvero paura di non riuscire più ad inserirmi nella realtà di tutti i giorni. Dopo due mesi di terapia ero totalmente in un’altra realtà. Io direi che se si ha la fortuna di uscire da un percorso del genere come me, bisogna pensare che è un’altra opportunità che ci è stata data e non bisogna buttarla via. Purtroppo non tutti riescono più a venirne fuori psicologicamente. Rimangono traumatizzati da quelle che sono le terapie e le sofferenze. Ma nel rispetto delle persone che questa seconda possibilità non l’hanno avuta, bisogna rimanere saldi e non mollare.

D: Nel 2020 invece era uscito il tuo brano “Beautiful Dream”. Come lo ricordi?

R: Quel brano era un inno alla vita, come il suo video, dove abbiamo messo i vari viaggi che abbiamo fatto. La ricordo come una canzone estremamente positiva. La vita è un percorso, noi lo vediamo e dobbiamo percorrerlo al meglio delle nostre possibilità. Senza frustrarsi troppo, ma dando il giusto peso alle cose che ci capitano.

D: Ti capita mai di fissarti nella mente come delle tappe, elaborando i passi che hai già superato?

R: È fondamentale! Durante la terapia, devi vivere giorno per giorno perché ogni giorno è diverso e ti senti in modo differente. In realtà non solo riguardo alle terapie, ma anche il post operatorio. Dopo la seconda operazione ho avuto un occhio completamente chiuso e non era sicuro che si sarebbe ripreso, come per fortuna è successo. Conta molto il sostegno dei medici, come il professor Lorenzo Bello, primario adesso del Galeazzi, una persona eccezionale sia dal punto di vista chirurgico che umano. Lui mi ha sempre detto tutto quello che sarebbe successo e cosa avrebbe fatto. Non mi ha raccontato storie. È stato realista e questo conta moltissimo. Io sapevo tutti i passi: l’occhio che si sarebbe dovuto riaprire, la chemio, poi la radio. Passettino per passettino, mi dicevo: “Ok, oggi è andata così. Domani andrà meglio. Step by step, senza avere l’urgenza di sentirmi subito bene. Si impara il valore della pazienza. Impari a volerti e trattarti bene, la cosa più fondamentale. Secondo me la maggior parte della popolazione del mondo non ha imparato proprio questo!

A volte lo si impara solo con la sofferenza. Tanti dicono fate sport! Come se lo sport fosse solo un fattore estetico. Ma non è così. Soprattutto ad una certa età. Ma lo sport è soprattutto uno sfogo mentale. Quando ero in terapia, con un occhio solo giocavo a tennis. L’ho fatto anche il giorno prima di entrare in ospedale ad operarmi! (Ride allegramente, come se raccontasse qualcosa di bellissimo, forse perché incredibile e da vera tosta). Dopo la degenza, ho ripreso subito. La mia vita non doveva interrompersi. Purtroppo poi ci sono stati momenti nei quali la terapia era un po’ più pesante, e mi sono dovuta fermare per un po’. Ma appena ho finito di nuovo le cure, piano piano ho ripreso.

D: Mi piace molto come abbiamo approfondito oltre la musica e la malattia, proprio il tuo approccio a tutto ciò…

R: Ma io ringrazio tantissimo te! In realtà con questa canzone, io sto realizzando quello che è stato il mio sogno in quegli anni.

D: Ed i tuoi sogni per il futuro ora quali sono? Immagino collaborerai sempre con la fondazione di cui tuo marito è presidente, anche vista la tua profonda motivazione; ma forse pensi anche a qualcos’altro, magari da un punto di vista musicale?

R: Assolutamente si. Sicuramente il primo nuovo progetto sarà prima quello del bando di concorso; premieremo il primo miglior progetto scientifico che possa aiutare la ricerca oncologica. Tutti i progressi saranno visibili sul sito della fondazione. Adesso siamo pronti anche per buttar fuori il primo album. Di canzoni un po’ ne abbiamo fatte!

D: E l’album avrà sempre più o meno lo stesso stile musicale e comunicherà sempre lo stesso messaggio di leggerezza?

R: Si, è proprio il nostro modo di essere. È il nostro modo di comunicare. È per questo che cantiamo poi in inglese. Riusciamo ad arrivare in tutto il mondo. Infatti alcuni ascolti su Spotify ci arrivano dal Brasile, dagli USA, da molta soddisfazione.

D: C’è ancora qualcosa che non ti ho chiesto ma ti farebbe piacere raccontare?

R: Guarda, mi hai dato tantissimo spazio per parlare della mia esperienza e questo per me vuol dire tantissimo. In ambito della fondazione, adesso vorrei creare uno spazio per le persone che hanno appena ricevuto una diagnosi di cancro. In quel momento chiunque si sente crollare il mondo addosso e si sente perso. Non sa magari a chi rivolgersi. Noi adesso conosciamo varie figure in ambito medico, e vorrei diventare quadi un punto di riferimento, per dare un consiglio su a chi rivolgersi, come specialisti, come iniziare, perché tutto è un punto di domanda.

D: Potrebbe diventare una specie di consultorio ufficiale, facente parte della fondazione? O rimanendo in una formula più amichevole?

R: Noi abbiamo un indirizzo email dove chiunque mi può scrivere, se ha bisogno di informazioni o semplicemente dove alloggiare se ha un parente che sta facendo delle cure e magari non sa dove dormire. Oppure su che tipo di specialista vorrebbe cercare. Potrei dare una mano suggerendo luminari. In qualsiasi modo posso aiutare, io lo faccio volentieri e con tutto il cuore!
Spesso non ci si rende conto che sempre più gente, anche giovane, deve fare i conti con questa malattia; anche se spesso ne parla Emma Marrone, per esempio. Trovo positiva l’intervista con te, che mi ha permesso di realizzare il piccolo sogno di approfondire questi temi, spesso evitati perché considerati troppo tristi. Voglio offrire invece un supporto per chi ne potrà avere bisogno!

Monica Mazzei
freelance culturale
TicinoNotizie.it

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