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Albanese ucciso e murato a Senago, colpo di scena in Cassazione: accolto il ricorso e annullata la condanna di Angelo Arlotta

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Colpo di scena nel processo sull’omicidio dell’albanese Astrit Lamaj, scomparso nel 2013 e ritrovato sette anni dopo murato sotto un residence a Senago. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso nei confronti di Angelo Arlotta, annullando la sentenza della Corte d’Appello senza rinvio.

In sede di appello Arlotta era stato condannato a 30 anni di reclusione accogliendo la richiesta del Pm per la premeditazione. Difensore di Arlotta è l’avvocato Susanna Marangoni, affiancata in Cassazione dall’avvocato Daniela Mazzocchi. La vicenda suscitò scalpore per le modalità cruente con le quali avvenne il delitto e con l’occultamento del cadavere in chiaro stile mafioso, che venne scoperto solo anni dopo l’assassinio. Carmela Sciacchitano era stata riconosciuta, dalla giustizia, responsabile dell’omicidio dell’albanese.

Il movente era quello di avere interrotto una relazione sentimentale durata un anno e di avere prelevato dall’abitazione della ex gioielli per circa centomila euro. Angelo Arlotta era stato inizialmente condannato a 24 anni per l’omicidio senza aggravante. In appello la pena è stata aumentata a 30 anni accogliendo la premeditazione. Mentre in Cassazione è arrivato l’annullamento. Diversa la posizione del fratello Carmelo che ha collaborato con la giustizia.

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