Al via la raccolta riso in Lombardia, 95mila ettari coltivati

Attesa per il Carnaroli Classico, che festeggia gli 80 anni

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Scatta la raccolta del riso in Lombardia, dove si concentra il 40% delle risaie italiane. Le mietitrebbie sono entrate in azione tra le province di Pavia e Milano, rende noto Coldiretti, secondo cui per avere indicazioni sulle rese finali bisognerà attendere le fasi di essicazione e pilatura: nelle ultime settimane gli sbalzi termici tra il giorno e la notte potrebbero avere influito sul completamento della maturazione. Attesa, in particolare, per il raccolto del Carnaroli Classico, che festeggia il suo ottantesimo compleanno.

Quest’anno – continua la Coldiretti regionale – la coltivazione del riso in Lombardia ha interessato più di 95mila ettari concentrati soprattutto nella provincia di Pavia, primo territorio risicolo d’Europa con circa 80 mila ettari. A seguire le province di Milano (oltre 12 mila ettari), Lodi (2.000) e Mantova (1.300).

A pesare sulle attese dei risicoltori italiani per la nuova campagna sono le incognite legate ai costi di produzione e alle importazioni di prodotto straniero. I prezzi dei principali mezzi tecnici, dai fertilizzanti all’energia, hanno visto negli ultimi anni aumenti a doppia cifra, sulla scorta di guerre e tensioni internazionali, che li collocano ben al di sopra del periodo pre Covid e guerra in Ucraina.

L’altro problema è legato alle importazioni e agli accordi commerciali. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 500 milioni di chili, un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile. “Ora la stessa dinamica minaccia di ripetersi anche con un possibile futuro accordo Ue-India”, è l’allarme di Coldiretti, che chiede “l’applicazione di una clausola di salvaguardia automatica che scatti al superamento di una certa soglia percentuale di importazioni rispetto all’anno precedente e reciprocità per garantire che il riso importato rispetti le stesse regole imposte alle produzioni comunitarie”.

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