E’ davvero un giorno triste, quello di oggi. Abbiamo appreso della morte, avvenuta lo scorso 10 febbraio, di Jan Michel Vincent, il Matt Johnson di Un mercoledì da leoni. Lo ricordiamo col bel pezzo dell’amico Stefano Olivari del sito www.indiscreto.info
Era morto da un mese per infarto, ma solo da poco si è appreso della scomparsa di Jan-Michael Vincent, il protagonista di culto di uno dei film più di culto della storia, ‘Un mercoledì da leoni’. Una delle opere che a John Milius valsero la qualifica di fascista non perché trattasse temi politici, anche se sullo sfondo c’era la guerra in Vietnam, ma perchè proponeva uomini maschili. Non caricaturali come sono i supereroi, ma anzi piuttosto tendenti all’anti-eroe, anarchici, solitari, insoddisfatti, amareggiati, disillusi: tutto ciò che un uomo dovrebbe essere per differenziarsi da un consumatore o dal sottoscrittore di un mutuo. Va anche detto che in ‘americanese’ il termine fascista viene a volte usato come sinonimo di anarchico di destra, ciò che era Milius, oggi forse anche più di ieri. Anche se la qualifica esatta sarebbe genio, come provano i tanti film diretti o scritti (fra questi Apocalypse Now). Insomma, non proprio l’immaginario dei film di Veltroni.
Nel capolavoro di Milius il personaggio interpretato da Vincent è quello di Matt Johnson, uno dei tre amici (gli altri sono Leroy e Jack) californiani che vivono negli anni Sessanta la loro giovinezza fra feste e surf. Nel suo sport Matt può essere considerato un campione, ma in un’era appena prima del professionismo: passaggio ben rappresentato dall’amico-guru Bear, che prima costruisce tavole artigianali e poi diventa un industriale del settore, ma che intuisce le inquietudini dei ragazzi. Matt e Leroy riescono a imboscarsi e a non partire per il Vietnam, Jack accetta il destino e parte. La loro vita è scandita dalle grandi mareggiate che colpiscono la California, ma soprattutto dalla non accettazione della vita stessa.
Quello che più si lascia vivere è Matt, senza scivolare verso il basso ma anche senza uno scopo. La vita li divide, come accade anche per i migliori amici, il surf li fa riunire quando viene annunciata una mareggiata di proporzioni enormi, nel 1974. La scena in cui i tre ormai ex ragazzi si presentano sulla spiaggia per surfare, riuniti da una sorta di telepatia, è fra le più commoventi di sempre. C’è tutto: la celebrazione dell’amicizia, l’accettazione e al tempo stesso la non accettazione del tempo che passa, il senso del limite, la nostalgia di cui ti accorgi già quando le cose stanno accadendo. E in Matt che alla fine regala la tavola al ragazzo c’è il mondo. Per questo Jan-Michael Vincent, da giovane vagamente somigliante a Gianni Bugno, si era già da più di quarant’anni guadagnato l’immortalità.
Stefano Olivari