Ad Abbiategrasso la mafia non condiziona le decisioni del sindaco o del Comune. Se ne facciano una ragione manettari e giustizialisti, Nai è una persona perbene

Spesso sono seducenti e si fanno leggere con piacere, le prose incrociate di Davide Milosa e Cesare Giuzzi, giornalisti del Fatto e del Corriere da cui sono estratti i pezzi pubblicati in apertura. Ma la mafia, in Comune ad Abbiategrasso, semplicemente non c'è

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“Visti i contatti diretti di Zio Paolo con l’attuale sindaco di centrodestra Francesco Nai, con l’assessore al bilancio Flavio Lovati e con un consigliere di Fratelli d’Italia Francesco Chillico. Allo stato nessun politico risulta indagato”.

“Così Nai aveva dato il via alla crociata in difesa del buon nome dell’amministrazione, dimenticandosi però che – benché priva di responsabilità penali – la frequentazione con Errante Parrino non è proprio un esempio di politica antimafia”.

Spesso sono seducenti e si fanno leggere con piacere, le prose incrociate di Davide Milosa e Cesare Giuzzi, giornalisti del Fatto e del Corriere da cui sono estratti i pezzi pubblicati in apertura di questo articolo. Chi scrive predilige temi molto diversi dalla cronaca di mafia e dalla militanza giornalistica antimafiosa, che sicuramente è materia più nobile di quella prediletta dallo scrivente: le storie di paese, delle maschere da bancone, storie di vino e di ristoranti. Ma ci appassiona assai di più il tema del garantismo, molto difforme e distonico rispetto a parecchi dei ben documentati pezzi di Milosa e Giuzzi. Che tuttavia incespicano sempre in poche parole che spesso e volentieri sono lenzuolate: nel caso di specie, ad Abbiategrasso NON E’ STATO COMMESSO ALCUN REATO. Il sindaco Cesare Nai, persona perbene e al di sopra di ogni sospetto, non ha malversato con alcuno. Non ha commesso violazioni di legge, non ha forzato procedure o alterato atti amministrativi. Eppure oggi, e ancor di più domani, il nome di Nai ed Abbiategrasso sarà sottoposto a mascariamento (modo più elegante di dire ‘sputtanamento’) per la consueta, indefessa, continua attività di cucitura e ricucitura di brani provenienti da intercettazioni ed atti giudiziari.

Il classico tritacarne mediatico in cui questa volta nel frullatore finiscono Nai, Flavio Lovati e Franco Chillico di FDI. Quali reati avrebbero commesso? Nessuno. Hanno ricevuto provvedimenti giudiziari, avvisi di garanzia o notifiche di indagini? Nessuno. C’è un magistrato che li accusa? Nessuno. Niente di niente. Solo brani introiettati qua e là nei peridodici pezzi, spesso coloriti e colorati, che escono a corredo di maxi inchieste di quella odierna. Dove a fianco di arresti di criminali VERI, di reati MANIFESTI E CONSOLIDATI, di presenza REALE del malaffare in Lombardia (che notizia…), s’accompagnano pagine di poveri mascariati..

LA MAFIA E SARA MANISERA
Nel pezzo odierno sul Corriere, Cesare Giuzzi ricorda il caso di Sara Manisera (al cui fianco era intervenuto tempo fa in castello, durante un incontro al quale partecipava la stessa cronista poi denunciata dal Comune): “Tanto da creare più di un imbarazzo oggi che il Comune ha deciso di querelare la giornalista Sara Manisera »colpevole» di aver detto in occasione di un evento pubblico di aver visto ad Abbiategrasso «le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento, i centri commerciali”.

Ci spiace per Sara Manisera (e Giuzzi, e Milosa): ora ci sarà un processo nel quale Sara Manisera dovrà, e sicuramente vorrà, dimostrare il senso di queste parole, quindi degli appalti pubblici e del cemento infiltrati dalle mafie. Siamo più vecchi di Sara Manisera (è un dato anagrafico, non un merito), e noi questi appalti di mafia, questi padrini con tanto di coppola che sarebbero circolati dalle parti di piazza Marconi, tra il 1994 (da quando facciamo i cronisti locali) ad oggi non li abbiamo mai visti. Abbiamo visto passare i sindaci Ceretti, Fossati, Albetti, Arrara e Nai. Tutte persone oneste e perbene, al di sopra di ogni sospetto. Ma che la mafia ad Abbiategrasso NON CI SIA, oggi come ieri, lo certificano le carte dell’inchiesta e quelle della Procura di Milano. Si rassegnino i fomentatori della cultura del sospetto. La mafia ad Abbiategrasso non c’è. E nessuno, fino ad oggi, è riuscito a confermare il contrario OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO. Non ci sono reati e nemmneno inchieste. Non c’è mafia. C’è solo il mefitico circo mediatico giudiziario. Fatevene una ragione.

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