MILANO “Per la stragrande maggioranza delle persone ad oggi non e’ prevista la terza dose, potrebbe essere necessaria solo in caso di calo della memoria immunologica o in presenza di una variante da cui non dovesse coprire il vaccino”. Lo ha detto Sergio Abrignani docente di Immunologia all’Università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), ospite di ‘Agorà Estate’ su Rai3. “Solo per soggetti fragili o immunodepressi – spiega Abrignani – per persone che hanno gravi problemi di salute e che hanno risposto relativamente male alle due dosi di vaccino, una terza dose potrebbe aiutare a migliorare la risposta immunitaria, come dimostrato nel caso di altri vaccini. Questa è una possibilità che si sta valutando in tutto il mondo”.
“Vaccinarsi e’ rock? E’ rock, e’ pop, e’ classica, e’ opera. E’ la vita, il resto come ha detto il presidente del Consiglio e’ morire”, ha continuato Sergio Abrignani.
“Centotrentamila morti in 15 mesi e due mesi di lockdown – ricorda Abrignani – Fino a 15 mila morti al mese, che con i vaccini si sono quasi azzerati: che cosa ci vuole di piu’ per convincere gli scettici? Io credevo che una volta messo al punto il vaccino ci sarebbe stato l’assalto ai centri vaccinali e invece tocca ancora sentire persone intelligenti che fanno discorsi assolutamente capziosi, che paventano conseguenze a 20 anni dei vaccini che non ci sono mai state. Non ho parole”. Il rischio per una persona che ha fatto il ciclo completo di vaccinazione anti-Covid “di infettarsi è bassissima, fino a 100 volte inferiore” rispetto a chi non è vaccinato. “Sappiamo da alcuni studi fatti in Gran Bretagna e Israele che un vaccinato può infettarsi ma molto molto meno” e si ammala “in forma molto più lieve”.