Estromesso nelle ultime edizioni- senza neppure un grazie- l’ideatore della kermesse, assieme ad Ezio Santin, sta lavorando da settimane senza ricevere un euro
ABBIATEGRASSO – Dichiaro (in premessa) la possibile esistenza di una qualche forma di conflitto d’interessi in questo pezzo, scritto da chi per circa 15 anni (su un totale di 18) ha collaborato con Adolfo Lazzaroni all’organizzazione di Abbiategusto.
Il sottoscritto ha ricevuto 1.500 euro l’anno (ed una volta 1.000 o 1.200, francamente non ricordo neppure) per un totale di tre edizioni, mentre per 12 volte ha collaborato- senza rivestire ruoli fondamentali, ci mancherebbe- in forma del tutto gratuita. Peraltro senza essere il solo, giova ricordarlo.
Ma quanto successo nelle ultime settimane, ed estendiamo pure tutto agli ultimi 3 anni, ha davvero stufato il predetto consulente di comunicazione et similia.
E allora diciamolo, in un mondo pieno di schizzinosi e veri o finti contributori del successo d’immagine di Abbiategrasso, che Adolfo Lazzaroni sta lavorando all’edizione 2017 di Abbiategusto GRATIS ET AMORE DEI, senza cioè ricevere un euro.
Si potrà obiettare che ha fatto l’assessore per anni, nella Città del Leone, ed è inoltre stato, negli anni di Fondazione Abbiatense, retribuito per coordinare l’evento. Ma sappiate che coi soldi ricevuti- incarichi da 1000, 1500 euro il mese- Lazzaroni al limite si è comprato qualche bottiglia (senza esagerare), ma avrebbe potuto brevettare un nome e un marchio ideato da lui stesso (quello di Abbiategusto, invece ceduto gratuitamente al Comune di Abbiategrasso) e soprattutto, ve lo dice uno che nell’ambiente della critica gastronomica bazzica da anni, avrebbe potuto profittare MOLTE VOLTE della sua posizione. In modi che tutti intenderanno, ma che Lazzaroni non ha MAI praticato.
Come del tutto gratuita è stata la collaborazione di Ezio e Renata Santin, che al di là delle cene- per cui hanno percepito sostanzialmente la copertura dei costi- non hanno MAI chiesto un euro per aver creato, fatto crescere e consolidare Abbiategusto.
Varrà poco? Varrà tanto? Secondo chi scrive vale, a prescindere. Anche perché Lazzaroni ed Ezio Santin- Santin, uno dei monumenti della storia gastronomica italiana- NON SOLO FURONO ESTROMESSI DA ABBIATEGUSTO SENZA TANTI GIRI DI PAROLE, nel corso dell’amministrazione Arrara, MA IN OCCASIONE DELLA PRIMA CONFERENZA STAMPA SUCCESSIVA ALLA LORO GESTIONE, QUELLA CON EDOARDO RASPELLI, non ricevettero neppure un GRAZIE. Neppure una parola.
Quel giorno, una mattina di novembre all’Annunciata, solo una persona ritenne inqualificabile detto atteggiamento, alzò i tacchi e guadagnò l’uscita. E’ lo stesso demente che ha lavorato gratis per 12 anni. Mentre molti di quelli che adesso, ‘voltata la gabbana’, si sono lasciati andare a (timidi) cenni di ringraziamento postumo a Lazzaroni e Santin, quella stessa mattina, rimasero comodamente al loro posto.
Perché pochi- o quasi nessuno- ricordano che se oggi si può discettare di come far evolvere, estendere, accrescere Abbiategusto, lo si deve solo e soltanto ad Adolfo Lazzaroni ed Ezio Santin. Mentre molti di quelli che oggi discettano, nei primi anni duemila usavano cenare o desinare da Giggino Er Puzza, dove peraltro si gusta un coniglio con le cozze fantastico. Ma dove non è propriamente un brulicare di Accademici della cucina e dell’enogastronomia.
Poi ci sono gli schizzinosi. Ma quello è un altro discorso.
Fabrizio Provera