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Dall'archivio:

Abbiategusto/bilancio, 2: BENE Santin, MALE (molto) i sotterranei del castello

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

ABBIATEGRASSO – Cominciamo con questo pezzo una riflessione su Abbiategusto. Noi ci mettiamo faccia, nome ed opinioni (ovviamente, e per loro natura, opinabili), ma apriamo a CHIUNQUE abbia qualcosa da dire, possibilmente intelligente e propositivo (anche critico, naturalmente) su quello che è l’evento più importante di Abbiategrasso e non solo.

Ticino Notizie darà spazio a tutti. Ha cominciato ieri Luigi Tarantola, che ha auspicato una maggiore presenza della cultura nei giorni della kermesse.

Noi, in attesa di una valutazione PIU’ CIRCOSTANZIATA che proporremo domani, ci limitiamo a esaminare due singoli aspetti: la cena delle Stelle di domenica e la proposta nei sotterranei del Castello Visconteo, dove c’era uno spazio dedicato all’Oltrepo Pavese.

(Ri)vedere Ezio Santin in ‘tenuta’ da chef e la signora Renata correre da un tavolo all’altro dell’Annunciata domenica sera, assieme a un grandissimo maitre di sala come Oreste Corradi (un professionista di altri tempi), è stata una gioia.

L’Annunciata si conferma location ideale per quel tipo di cene, quanto meno nello spazio della chiesa; le note di un piano, la voce di un soprano, le finalità benefiche, i grandi nomi della ristorazione tornati dopo la scelta per noi scellerata di eliminarli è probabilmente la migliore notizia di Abbiategusto 2017. Anche perché restituisce ai Santin quello che, lo abbiamo detto millanta volte, è stato loro tolto in modo inaccettabile.

Fin qui i plus. Ma ci sono anche i minus. Come quello che abbiamo visto (e documentato) sabato sera nei sotterranei del castello. Dove, alla vista della lavagnetta con scritta di gesso che riportiamo (‘Vini sfusi Bonarda e Riesling’), siamo letteralmente trasecolati.

Erano le 23.15 di sabato, sedute c’erano 22 persone (abbiamo la fissa dei numeri) e dietro  i banchi si stava già smobilitando.  Niente a che vedere coi numeri (e scusate, con la qualità) che aveva espresso Massimo Spigaroli, chiamato anni fa da Adolfo Lazzaroni ed Emanuele Gallotti. Quel Massimo Spigaroli i cui culatelli e salumi conosciuti in tutto il mondo, utilizzati nei ristoranti di Alain Ducasse e Massimo Bottura e apprezzati niente meno che dal principe Carlo d’Inghilterra  (che stagiona i suoi culatelli personali a Polesine Parmense,   nelle cantine di Spigaroli).

Passare da quel livello ai Riesling sfusi e (scusate) alla pancetta dell’Oltrepo, per quanto generosa,  è come organizzare un cineforum con Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick e Pierino Contro Tutti del pur grandissimo Alvaro Vitali. Non c’entra nulla. 

Aridatece Marco Tacchella e Stefano Guaita, allora, che oltre 10 anni fa imbandirono gli spazi di Abbiategusto con vini ricercati ed eccezionali.

Perché non possiamo riempire la nostra bocca (e i giornali, e i comunicati) di parole come eccellenza, qualità, primato e poi incappare in scivoloni così vistosi.

Questo per cominciare. Seguiranno altri interventi, speriamo non solo i nostri.

Fabrizio Provera

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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