ABBIATEGRASSO Stefano Beretta è morto mentre un lunedì d’un novembre primigenio, ammantato di quest’insolito tepore, la notizia corre. Anzi, ‘come una freccia dall’arco scocca/ vola veloce di bocca in bocca’.
Stefano è morto e le parole spese, come sempre accade e sempre accadrà, sono spesse volte (troppe) vuote, tronfie e senza senso. Lo Stefano sorridente negli anni officiati alla pasticceria Besuschio, quand’ancora c’era quello che lui chiamava ‘il signor Attilio’, che sembrano così lontani. Lo Stefano del Piper, lo Stefano elegante e compunto di questi ultimi anni a fianco del Gigi, cui è toccato tante di quelle volte (chissà se troppe, chissà chi lo sa, forse nessuno) venire a contatto con l’apparente assurdità della morte. Lo Stefano improbabile video reporter (a suo agio con la cadenza da biegrass che puntellava momenti di puro e divertente nonsense da località non sempre esotiche, anzi.. ‘Colpa’ del suo amico Enea, che dall’idea dei viaggiatori per caso aveva mutuato una sorta di viaggi in posti a caso).
Perché se la prospettiva da cui guardiamo alla morte è o fosse solo quella materica, allora la vita non ha senso. Nessuna vita avrebbe davvero senso, se tutto finisce in un momento. Non è semplice. Ci si arrovellano da secoli, millenni, le menti più lucide.
Al culmine del dramma, ci provò a dipanare questo mistero Dostoevskij: da “Delitto e castigo” a “I demoni”, il tema portante della riflessione del pensatore russo sembra proprio essere questo: l’uomo pensa di liberarsi negando Dio e, in realtà, si perde e nega la propria libertà. Uccidendo Dio, l’uomo uccide se stesso. Si tratta di una puntuale descrizione della società a nichilismo integrale della quale siamo noi stessi abitatori: la svalorizzazione di tutti i valori non produce libertà, ma pulsione di morte, commenta Diego Fusaro; quella pulsione di morte che ormai si respira in Occidente a ogni latitudine e che sembra di fatto tracciare l’orizzonte di senso del nostro tempo.
Forse la fece più semplice il prete che recitò l’omelia quasi esattamente cinque anni fa, quando d’improvviso, era martedì, morì l’Antonio (Fasani). Ed oggi pensavamo a cosa dovesse aver pensato lo Stefano, che quel giorno in chiesa c’era, e sentì le parole del sacerdote: l’uomo vede ma non comprende.
Come accaduto oggi. Tutti vedono. Nessuno comprende. Per tutto il Secolo Breve, il Novecento, l’uomo ha cercato di ‘spossessarsi’ dell’idea della Trascendenza per assegnare all’Uomo il primato sulla vita, e quindi anche della morte. Ci prova Nietzsche: l’uomo diviene l’unico padrone del proprio destino, il criterio ultimo per decidere del bene e del male. Il super uomo è come il protagonista del Sosia: un orgoglio egocentrico, termini che nella filosofia nietzscheana divengono dei veri e propri valori.
Dostoevskij comprende come la negazione di Dio comporti la divinizzazione dell’uomo. Ciò, lungi dall’essere un bene, come affermava Nietzsche, avvelena l’io e tutte le relazioni con il prossimo. Il soggetto orgoglio crede di avere in sé le chiavi del proprio destino.
E così, parole e pensieri che paiono così lontani e così remoti ti rincorrono, ti tartassano, mentre percorri a piedi le strade che lo Stefano ha percorso centinaia di volte. Migliaia. Piazza Castello, il bar Castello, un gin tonic, le luci del castello accese, la piazza del Besuschio, le saracinesche verdi abbassate, eleganti come i caratteri della scritta che occhieggia da quasi 180 anni. Sempre la stessa.
Passano volti, tempi, verità e inganni, ma di fondo e al fondo c’è sempre una domanda senza risposta: perché.
Non lo sappiamo. Sappiamo solo che momenti come questo ci fanno pensare, sempre più spesso, alla necessità tutta umana e disperata (forse, chissà) di CREDERE.
Ma non un CREDO da dispensa del catechismo. Ci accontentiamo del CREDO di Athos Benassi, alias Freccia. Che nella sua apparente, semplice banalità contiene la verità di tutte le verità: Credo che non sia tutto qua.
Vogliamo crederci, o crederlo, Stefano. Forse fa lo stesso. O forse no. Tutt’attorno, adesso, s’ode solo silenzio. Assordante. Lo spezzano solo il tintinnio dei calici che passavano di mano in mano quelle volte dal Gian, all’aperitivo. Camica azzurra e scusarin. E’ tanto facile. O forse no. Forse fa lo stesso. Stefano.
Fab. Pro.
IL MESSAGGIO DEGLI AMICI Stefano ha sempre aiutato le varie associazioni. Abbiamo pensato di ricordarlo con una donazione alla casa di riposo dove oggi è ricoverata la sua mamma:Cassinetta. Per chi volesse dare un’offerta raccoglie il Tabaché. Grazie
Freccia: “Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi, Ivan. Forse lì c’è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siate oppure no, io c’ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch’ io credo.
Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua, però, prima di credere in qualcos’altro bisogna fare i conti con quello che c’è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio.
Credo che semmai avrò una famiglia, sarà dura tirare avanti con 300.000 lire al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto, difficilmente cambieranno le cose. Credo che c’ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock ‘n’ roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, allora vedete un po’ di ricaricare le vostre scorte con questo”.
(da Radiofreccia)
Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.
(Fabrizio De Andrè)