Da anni, anzi da decenni, la sinistra abbiatense ha forti ramificazioni ad Abbiategrasso. Non stiamo parlando solo di partiti o politica, per loro definizione transeunti. Parliamo del pre politico o del meta politico, o se vogliamo alzare il tiro delle ‘casematte’ di gramsciana memoria (stiamo parlando di Antonio Gramsci).
Associazioni, gruppi, movimenti più o meno ufficiali, sono e sono sempre stati numerosi. La dimostrazione, l’ennesima, è arrivata sabato pomeriggio con le oltre 500 persone che hanno partecipato alla manifestazione antimafia. Giunta in coincidenza della chiusura,. disposta dalla Prefettura di Milano confermata dal sindaco Cesare Nai, dell’ormai arcinoto bar Las Vegas di via Legnano. Le tante associazioni organizzatrici hanno certamente ottenuto il risultato che si aspettevano. Con le bandiere rosse della Cgil, don Massimo Mapelli che da anni coordina le attività alla ex Masseria di Cisliano, bene sequestrato al crimine organizzato, i suoi ragazzi, i sindaci, i partiti. Certo, ammette (chi scrive) che vedere un sacerdote mentre le casse irradiano canzoni su Malcolm X o le Pantere Nere fa un certo effetto.. Ci stanno sicuramente i Cento Passi dedicati a Peppino Impastato, altre strofe un po’ meno, ma è un parere del sottoscritto.
Se la tensione antimafiosa è certamente un buon valore, l’accanimento forcaiolo e mediatico giudiziario è quasi o forse peggio del male che si vuole combattere.
Perché la disposizione della Prefettura sul bar Las Vegas va benissimo, ma andrà letta e compulsata con attenzione. Per la semplice ragione che nel Comune di Abbiategrasso nessun politico o amministratore è neppure indagato. Nessun atto, determina o delibera, viene contestato. Questo purtroppo non impedisce al consigliere comunale Andrei Lacanu, del Pd, di proseguire su una strada a nostro avviso non solo impervia, ma inaccettabile: “Ieri sera abbiamo sfilato, assieme ad associazioni, Sindaci e Sindache per ribadire un secco no alle mafie. Ho incontrato una città ferita dall’aver bisogno di queste manifestazioni, scossa da quanto emerso negli ultimi mesi ma anche pronta a rispondere ed erigere un muro. Per la mafia e gli ammiccamenti, in qualsiasi loro forma, non ci deve essere spazio. Noi l’abbiamo detto e lo ribadiamo: Nai deve dimettersi e ad Abbiategrasso serve una Commissione Territoriale Antimafia. Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione si è espressa e ha dato la direzione affinché Abbiategrasso non fosse estromessa dalla rete: monitoreremo sui passi realizzati o meno dalla maggioranza”. Così Lacanu su Facebook, al che noi ribadiamo l’assoluta insensatezza del chiedere le dimissioni di un sindaco NEPPURE indagato… Con buona pace del garantismo, valore che a sinistra e dintorni rimane un quasi perfetto sconosciuto. Perché, lo ribadiamo, se la tensione antimafiosa è senza dubbio bene, brandirla come clava giustizialista contro gli avversari politici è un pericolo manicheo ed una deriva da staterello sudamericano para golpista. E ad Abbiategrasso, da mesi, osssia da ottobre, assistiamo esattamente a questo spettacolo (a tratti inderocoroso).
QUELLO CHE LA CAROVANA ANTIMAFIA NON DICE
Sabato ovviamente c’erano striscione e aderenti alla Carovana Antimafia dell’Ovest Milanese. Per la volta numero N, abbiamo rimosso l’esatta statistica, ci domandiamo con quale coerenza questi signori intendano dare lezioni o patenti di legalità quando il loro storico portavoce, Piero Sebri (buonanima), sia stato condannato a Vigevano per diffamazione nei contronti di Ermenegildo Scalera, ex tecnico comunale accusato appunto (ingiustamente, in nome del Popolo Italiano) di essere connivente con la mafia. Tra l’altro, nessuno ha mai riflettuto sul fatto che la sentenza di Vigevano sia al momento L’UNICA capace di dare una risposta al ricorrente tema sulla presenza mafiosa ad Abbiategrasso.. Rimarremo gli unici, ma ce lo chiediamo ancora una volta..
L’UDIENZA AL RIESAME
Sul fronte giudiziario il Tribunale del Riesame ha fissato le date delle udienze per la revisione della posizione di ottanta dei 153 indagati, tra i quali anche l’abbiatense Parrino. Il 15 marzo sarà la prima di circa una decina di udienze per discutere l’appello presentato dalla Procura contro l’ordinanza del GIP che lo scorso ottobre negò l’arresto di 142 persone su 153 indagati nell’ambito del cosiddetto sistema mafioso Lombardo, una sorta di consorzio fra Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra in Lombardia. Tra i nomi più noti citati dall’antimafia quelli di esponenti di vertice delle locali di Lonate Pozzolo e Desio ma anche i trapanesi vicini a Matteo Messina Denaro. Coinvolgimenti giudicati per ora come non finalizzati all’edificazione di un consorzio mafioso. Poggiandosi su questo convincimento il gip ha smentito anche il ruolo del presunto uomo di Matteo Messina Denaro al nord, Paolo Errante Parrino, il 77enne di Abbiategrasso, condannato a fine anni 90 per mafia. Secondo il gip non è in alcun modo possibile affermare che Parrino abbia proseguito il suo rapporto anche dopo la prima condanna del 1997. Proprio su questo punto verterà la difesa guidata dall’avvocato Roberto Grittini, che presenterà le memorie difensive del suo assistito il prossimo 20 marzo.
Fab. Pro.