ABBIATEGRASSO – Sarà il caso di premettere che lo scrivente ha sempre nutrito, dai primordi, un’elevatissima considerazione per l’avvocato-professore Alberto Fossati, benché lui sia un cattolico democratico solidamente collocato nel perimetro del centrosinistra e il succitato scrivente, ‘au contraire’, un dichiarato assertore di posizioni che si possono serenamente definire di destra radicale.
Ma dopo anni e anni, specie gli ultimi, durante i quali il livello qualitativo degli interventi di ambo le parti (anzi, di tutte le parti) è drammaticamente crollato- per di qualità, acume, profondità, ironia, ‘tracciabilità’ politica e culturale- (ri)sentire nell’aula del castello Visconteo le parole di Fossati ci ha fatto capire a che livello, prossimo all’infimo, siamo arrivati.
Si badi, l’ex sindaco ha trattato il tema del parco commerciale da un punto quasi eminentemente tecnico e giuridico; ma la profonda distanza, divergenza, differenza tra il suo intervento e le cantilene sgrammaticate, scazonti, zoppicanti, politicamente povere (anzi, misere) che tocca sentire e risentire da anni, con poche ancorché lodevoli eccezioni, fa decisamente riflettere.
Fa riflettere il confronto tra l’oggi e lo ieri, uno ieri tutto sommato non così remoto e distante nel tempo, ma che appare drammaticamente scisso.
Senza elaborazione culturale, mediazione, preparazione rigorosa, capacità di trasformare le idee in azioni (‘la cultura che riconosco è unicamente quella delle idee che diventano azioni’, diceva un gigante del pensiero novecentesco), la politica si riduce a sterile chiacchiericcio.
Viene da pensare, e lo faremo più approfonditamente nel futuro prossimo, come e perché la politica si sia trasformata, ad ogni livello (siamo reduci dalla stagione dei Ministeri dei Toninelli o delle Castelli), in una rincorsa a perpendicolo verso il basso.
Ma anche, rimanendo in un ambito più prettamente locale (o sovralocale), come sia possibile che il centrosinistra- da Abbiategrasso a Milano- si sia fatto (volutamente) scivolare tra le mani uno come Alberto Fossati.
O tempora, o mores..
Fabrizio Provera