Il reggimento parte all’alba… Nella suggestiva cornice della chiesa di San Sigismondo, in piazza Sant’Ambrogio a Milano, si è svolta ieri una cerimonia intensa e partecipata, in onore e in memoria di Beppe Parazzini, storico presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini dal 1998 al 2004, bareggese, notaio e figura di riferimento per il mondo alpino e civile.
A quattro anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo continua a vivere nelle iniziative che portano avanti i valori a lui cari: tra queste, la consegna delle borse di studio intitolate alla sua memoria, assegnate a giovani laureati che hanno dedicato la propria tesi al tema della montagna, simbolo e cuore pulsante dell’identità alpina.
La giornata si è aperta con la celebrazione della Santa Messa in suffragio, presieduta da monsignor Angelo Bazzari, seguita dagli interventi istituzionali e, a seguire, dalla premiazione dei vincitori.
Tra le autorità presenti i figli di Beppe Parazzini ed anche il sindaco di Bareggio, Linda Colombo, che ha voluto sottolineare l’importanza dell’evento:
«Nella chiesa di San Sigismondo a Milano ho partecipato con emozione alla consegna delle borse di studio dedicate alla memoria di Beppe Parazzini, assegnate a due ragazzi che nella loro tesi hanno trattato il tema della montagna. Una bella occasione per ricordare un nostro illustre concittadino che è stato tra i fondatori del Gruppo Alpini di Bareggio ed è stato anche presidente nazionale degli Alpini dal 1998 al 2004».
Un momento di profonda commozione e riconoscenza, che rinnova l’impegno a tramandare, attraverso le nuove generazioni, l’esempio e il messaggio di un grande italiano.
Il coraggio di un alpino, l’orgoglio di un patriota
Sono già passati più di dieci anni da quando Beppe Parazzini, con un gesto tanto semplice quanto eroico, dimostrò a tutta l’Italia di che pasta fosse fatto. Era il 30 aprile 2015 e nel centro di Milano sfilavano i no global e gli anarchici contrari all’inaugurazione dell’Expo. Parazzini, allora 71enne, decise di esporre con orgoglio la bandiera italiana dal balcone del suo studio in viale Majno. Fu subito preso di mira dai facinorosi: uova e insulti non scalfirono la sua fermezza, immortalata in una foto che fece il giro dei giornali e delle televisioni.
Quel gesto, simbolo di patriottismo sincero e non ostentato, gli valse qualche settimana dopo un encomio solenne consegnato dal colonnello Mauro Arnò nella storica caserma XXIV Maggio di via Monti. Una pergamena che celebrava il suo attaccamento ai valori, alla patria e al Tricolore. Durante la cerimonia, l’Esercito volle omaggiarlo anche con una fotografia del suo servizio militare ad Aosta, datata 1970, e gli stati di servizio custoditi nei propri archivi.
Parazzini, con la sua proverbiale schiettezza, minimizzò così l’episodio:
«Spavento? Per quattro uova? Se fossi stato su un vero campo di battaglia li avrei affrontati. Ero nel servizio d’ordine contro il terrorismo altoatesino, lì sparavano sul serio. Quelli erano solo quattro ragazzotti insoddisfatti. Si vede che non hanno fatto il militare. Dovrebbero ripristinare la leva obbligatoria, anche per le donne. Così imparerebbero cosa vuol dire far fatica nella vita».
Parole e valori che restano scolpiti nel cuore di chi lo ha conosciuto e che continuano oggi a vivere nel segno della memoria e dell’impegno: i figli e nipoti di Beppe Parazzini portano, e porteranno sempre, l’orgoglio di una storia del tutto straordinaria.