“Non sono d’accordo con l’uso della parola che viene urlata nelle piazze ‘no al genocidio’. Il massacro di Hamas del 7 ottobre è stato micidiale, la reazione del governo Netanyahu è sanguinosa, con l’uccisione di bambini, donne e uomini, ma è Netanyahu che non dà retta a nessuno per il cessate il fuoco, neanche al presidente degli Stati Uniti”. Non ha tentennamenti Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano, spiegando a LaPresse la decisione di dare le dimissioni. L’annuncio è stato fatto dallo stesso Cenati all’assemblea dei circoli: si tratta, precisa Cenati, di dimissioni “irrevocabili”.”È un termine che in questa fase non va usato”, torna a ribadire. “Il 9 marzo ci sarà una manifestazione Anpi e Cgil con lo slogan ‘Fermiamo il genocidio’ e, per una mia questione di coerenza personale, non posso dire che non sono d’accordo con il termine e poi partecipare a una manifestazione che l’ha nello slogan. Non mi va di accettare una sorta di ‘pensiero unico’”, dice ancora. “La reazione di Israele è sanguinosa, provoca tante vittime ma l’intenzione è colpire Hamas. Purtroppo ci vanno di mezzo i civili perché Hamas ha costruito gallerie sotto gli ospedali e altre strutture. Non c’è, a mio avviso, il presupposto per dire che è un genocidio e su questo sono in disaccordo con l’Anpi Nazionale”.
La decisione, irrevocabile, è pur sempre sofferta per Cenati. “Mi dispiace tantissimo lasciare quello che ho costruito in questi 13 anni, i rapporti unitari con tutti, con il prefetto, con il presidio militare, il questore, la comunità ebraica, il Comune di Milano. Il 25 Aprile è sempre stato unitario. Ne ho organizzati 12 ma questa volta non me la sento. Il problema – spiega – è il disallineamento con le parole del Nazionale e diventa difficile”.Proprio dal Nazionale invece si parla di stupore per la scelta di Cenati. “Sono rimasto un po’ stupito”, precisa il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo. “Ho letto che non è d’accordo con la linea dell’Anpi per il termine ‘genocidio’ ma l’Anpi fa parte della Rete Disarmo, di cui fanno parte oltre 200 associazioni, che per la manifestazione nazionale del 9 marzo ha concordato le parole d’ordine. Una riguardava il genocidio che obiettivamente è una parola spinosa e complessa. Si è trovata una soluzione che è parsa la più equilibrata con ‘Impediamo il genocidio’.
Il che vuol dire che il genocidio non c’è ancora ma c’è il pericolo che cominci. Queste parole corrispondono nella sostanza all’orientamento del tribunale penale internazionale. Se fosse questa la motivazione non la capisco perché non è questione di parole ma di buon senso”. Ora, conclude Pagliarulo, “si avvierà un normale percorso di elezione di un nuovo presidente”, mentre sul fronte Anpi si lavorerà “in tutti i modi perché non ci siano elementi divisivi” per il prossimo 25 Aprile.