BUSTO ARSIZIO VA – Mercoledì 17 ottobre, primo appuntamento della nuova stagione della Fondazione San Giacomo con l’incontro pubblico “Da 0 a 100 anni, c’è sempre bisogno di un padre”, ospite d’onore don Marco Pozza, cappellano del Carcere di Massima Sicurezza di Padova, giornalista, scrittore e teologo.La serata, ad ingresso libero e gratuito, è organizzato insieme alla Coop. Sociale Nicolò Rezzara di Busto Arsizio e Associazione De Gasperi di Legnano, e si svolgerà alle 21.15 nell’Auditorium della Fondazione, in piazza XXV Aprile 1 a Busto Arsizio. La serata sarà introdotta da Monica Giani, presidente della Fondazione San Giacomo e sarà moderata dal giornalista di Cerro Maggiore Alessandro Rizzo. Don Pozza, vincitore del Premio speciale Biagio Agnes 2016 per il giornalismo, assieme ad altri tre sacerdoti conduce il sabato pomeriggio su Rai1 «Le ragioni della speranza», all’interno del programma “A Sua Immagine”. Nel 2017, assieme al regista Andrea Salvadore, ha ideato e condotto per TV2000 «Padre nostro», programma televisivo in nove puntate che ha avuto come ospite fisso Papa Francesco. Dal programma è nato il libro «Quando pregate dite: Padre nostro» (*Rizzoli – Libreria Editrice Vaticana) scritto a quattro mani con il Sommo Pontefice.
«Abbiamo invitato don Marco non solo perché lo abbiamo visto impegnato in una trasmissione televisiva con Papa Francesco, ma per quanto abbiamo letto nei suoi libri–sottolinea il presidente della Fondazione San Giacomo Monica Giani – Durante la serata partiremo proprio dal libro “Padre Nostro” per capire perché tutti abbiamo bisogno del vero Padre per poter affrontare e vivere la vita per quello che realmente vale e che invece ai giorni nostri viene ridotta inesorabilmente da una cultura dominante che non ha a cuore il bene dell’uomo. Ma oggi, chi ci indica la via per trovare il Padre? Per seguire il Padre? A qualcuno interessa ancora e perché?Ed ancora, come il dono della paternità ci aiuta a vivere il rapporto con i nostri figli e con le persone che incontriamo?».
Marco Pozza (1979), teologo e parroco del carcere “Due Palazzi” di Padova, è uno «straccio di prete al quale Dio s’intestardisce ad accreditare simpatia, usando misericordia», come ama descrivere se stesso. Infastidito dal fatto che il mondo intero conosca Il piccolo principe ma quasi nessuno sappia chi è il suo papà letterario, si è invaghito assai di Antoine de Saint-Exupéry,conseguendo il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana con una dissertazione su Cittadella, l’unica opera postuma dello scrittore-aviatore francese.Con una scrittura imprevedibile e indisponente, esordisce mandando alle stampe il suo primo romanzo, Penultima lucertola a destra (2011), al quale fa seguire Contropiede (2012) e Il pomeriggio della luna (2016). E’ con la trilogia sulla figura di Cristo – L’imbarazzo di Dio (2015), L’agguato di Dio (2016) e L’iradiddìo (2017) – che diventa uno degli autori spirituali più interessanti del panorama nazionale. Appassionato di sport e giornalismo, nel poco tempo libero che gli rimane ha già iniziato ad abbozzare la sua prima enciclica, qualora gli toccasse la dura avventura d’essere eletto Papa. L’incipit è già stato messo nero su bianco: «Ho odiato ogni minuto di allenamento ma mi dicevo: non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita da campione» (M.C.Clay).Un prete da galera.