Cresce e traina l’Italia l’export in Lombardia: più 1,8% e supera i 123 miliardi (l’import registra un +5,3%, pari a 135 miliardi). Milano è prima in Italia nei primi nove mesi dell’anno con 41 miliardi di export e 65 miliardi di import. Tra le città lombarde più attive nel business internazionale Bergamo e Brescia, entrambe con oltre 15 miliardi in nove mesi e in crescita del 2% in un anno. Per aumenti percentuali invece, al primo posto Varese che ha registrato il 17,6% in più di beni fatturati rispetto ai primi 9 mesi del 2024, con le sue aziende che sono arrivate a fatturare poco più di 10 miliardi di euro. Cresce l’export piemontese resiste nonostante la flessione dell’auto e il rallentamento dei mercati extra-UE, nonostante i dazi e le difficoltà.
Nel periodo gennaio-settembre il valore sale a 46 miliardi di euro dai 45,2 miliardi dei primi nove mesi del 2024, segnando un aumento tendenziale dell’1,7%. La crescita tendenziale dell’export nazionale in valore (+3,6%) è stata il risultato di dinamiche territoriali differenziate: sono aumentate le vendite all’estero per il Centro (+14,3%) e, in misura più contenuta, per il Sud (+3,2%) e per il Nordovest e il Nordest (per entrambi +1,9%); mentre si è rilevata un’ampia contrazione per le Isole (-7,3%). L’analisi regionale conferma la gerarchia consolidata, con la Lombardia in testa (25,7% del totale nazionale con un più 1,8% rispetto all’anno precedente), seguita da Emilia-Romagna (13,1%), Veneto (12,4%), Toscana (11,5%) e Piemonte (9,6%). Per quanto riguarda il Piemonte, nonostante la diminuzione del 5,9%, i mezzi di trasporto si confermano il primo comparto delle esportazioni in termini di contributo fornito al totale regionale (con una quota del 20,5%). L’export di autoveicoli ha accusato la contrazione più elevata (-17,2%) mentre la componentistica autoveicolare ha registrato una crescita del 3,8%. Un trend negativo ha caratterizzato la nautica (-10,6%) e il ferro-tranviario (-3,2%), mentre sono cresciute le vendite oltre confine del settore aerospaziale (+3,7%).
Anche il settore della meccanica, pur mantenendo una quota rilevante (17,2%), sconta una flessione pari al 4,6%. Un’ulteriore battuta d’arresto si osserva nel settore degli articoli in gomma e materie plastiche, che flette del 2,2%. Settori come il tessile (+1,4%) e la chimica (+0,7%) hanno mostrato una crescita più moderata. La spinta decisiva è generata da filiere quali quella dei metalli (+14,6%) e dal settore dei prodotti alimentari, bevande e tabacco (+ 7,7%, 15,2% sul totale); +7,7% anche per i prodotti delle altre attività manifatturiere. Il bacino dell’Ue 27 ha attratto il 60,7% dell’export regionale, mentre il 39,3% si è diretto verso mercati extra-Ue 27. Francia e Germania si confermano i principali partner commerciali del Piemonte, assorbendo il 14,9% e il 13,5% delle esportazioni locali, seguiti da Stati Uniti (ma con un -9,4%), e Spagna, con quote del 7,5%e 6,5%. Torino si conferma prima per contributo fornito alle esportazioni piemontesi, con una quota del 42,8%; segue la provincia di Cuneo, che ha generato il 17,5% dell’export ma in calo dell’ 1,4%.
Il risultato migliore in termini di dinamica è, per?), quello messo a segno dalle vendite oltre confine della provincia di Alessandria, cresciute del 8,7% rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno. Novara e Vercelli hanno determinato rispettivamente 1’11,2% e il 5,8% delle vendite; Asti e Biella hanno scontato flessioni dell’export del 1,7% e 2,4%, mentre il Verbano C.O. ha evidenziato una flessione tendenziale del 3,1%. «Il ritorno al segno più delle nostre esportazioni è la prova della straordinaria capacità di reazione del tessuto imprenditoriale piemontese , che continua a eccellere grazie a filiere solide come l’agroalimentare e la metallurgia. Tuttavia, non possiamo ignorare le criticità strutturali dell’automotive: serve una politica industriale urgente e coraggiosa per governare una transizione che sta colpendo i produttori di veicoli, ma che vede la nostra componentistica resistere con tenacia. Dobbiamo difendere la nostra competitività in Europa e recuperare terreno sui mercati globali più complessi, garantendo alle imprese la stabilità necessaria per investire nel futuro» ha commentato Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte.

















