Ci sono esistenze che non hanno bisogno di essere romanzate, perché il romanzo lo contengono già. La vita di Franco Rondinini, figura simbolica ed iconica per Robecco sul Naviglio e tutto l’Est Ticino, è sicuramente una di queste: una traiettoria che attraversa confini geografici e morali, guerre lontane e scelte intime, tragedie collettive e silenzi personali. Nato all’inizio del Novecento, quando la Storia stava per accelerare in modo brutale, Rondinini ne è stato testimone diretto e protagonista discreto.
Bersagliere sul fronte russo, ferito in guerra, partigiano nella Resistenza, uomo della ricostruzione nel dopoguerra, ha saputo trasformare ogni passaggio – anche il più duro – in responsabilità verso gli altri. È una vita fatta di movimento, rischio, fedeltà e servizio, che somiglia a un romanzo non per l’eccezionalità dei gesti, ma per la coerenza profonda con cui un uomo ha attraversato il suo tempo, senza mai voltarsi dall’altra parte.
UN UOMO DEL NOVECENTO
La vita di Franco Rondinini attraversa tutto il Novecento italiano, portandone addosso le ferite, le scelte difficili e, soprattutto, il senso profondo del dovere. Una storia che parte dalla Romagna e trova casa sulle rive del Naviglio, trasformandosi in un esempio di impegno civile, solidarietà e servizio.
Francesco Rondinini nasce a Riolo dei Bagni, oggi Riolo Terme, in provincia di Ravenna, il 9 ottobre 1912. Nel giugno del 1939 si trasferisce a Magenta e, dal 9 ottobre 1941, si stabilisce definitivamente a Robecco sul Naviglio, dove risiederà ininterrottamente per il resto della sua lunga vita. Qui costruisce la sua famiglia, sposando Margherita Tonetti e diventando padre di due figli, entrambi con una propria famiglia.
Gli anni giovanili coincidono con uno dei periodi più drammatici della storia europea. Pur inizialmente esentato dalla leva perché terzo figlio maschio – con un fratello corazziere a Roma e un altro impegnato nella campagna d’Africa – Franco Rondinini viene comunque richiamato alle armi. Inizia così un percorso militare intenso e frammentato, che lo vede servire in diversi reparti dei Bersaglieri: nel 4° Reggimento tra il 1935 e il 1936, nel 6° Reggimento nel 1938, nell’11° Reggimento nel 1939 e nuovamente nel 6° Reggimento dal dicembre 1941 all’8 settembre 1943.
Partecipa alla campagna di Russia con il C.S.I.R., vivendo in prima linea uno dei capitoli più duri della guerra. Il 23 agosto 1942 viene ferito da una scheggia al fianco sinistro; un telegramma di Stato ne dà notizia alla famiglia a Robecco sul Naviglio, comunicando il ricovero presso l’ospedale da campo n. 250. Rientra in Italia nei primi giorni di novembre 1943, dopo mesi segnati dal freddo, dalla fatica e dalla paura.
Ma la sua storia non si ferma al fronte. Dopo l’8 settembre, nel caos dell’Italia occupata, Franco Rondinini compie una scelta netta: dal 1943 al 1945 diventa renitente e aderisce alla Resistenza. Con il nome e il ruolo di “Patriota”, opera come tenente di collegamento lungo il delicatissimo tratto tra Robecco sul Naviglio e Busto Arsizio, all’interno del Gruppo Partigiani “Fratelli di Dio”. Un incarico rischioso, fatto di spostamenti, contatti, silenzi e coraggio quotidiano.
Per il suo impegno militare e resistenziale riceverà, negli anni successivi, importanti riconoscimenti ufficiali: la Croce al Merito di Guerra, concessa nel 1980, e il Diploma d’Onore al Combattente per la Libertà d’Italia 1943-1945, firmato nel 1984 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini e dal Ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Segni tangibili di una scelta che ha inciso nella storia del Paese.
CONCORDIA, VELO SPORT.. E NON SOLO
Terminata la guerra, Franco Rondinini trasforma l’esperienza della lotta e della sofferenza in impegno civile. Pensionato INPS, mette tempo ed energie al servizio della sua comunità. A Robecco sul Naviglio diventa una figura di riferimento dell’associazionismo: nel 1954 è tra i fondatori della Polisportiva Concordia e del Velo Sport Robecco, promuovendo lo sport come strumento educativo e di coesione sociale. Per questo riceverà la medaglia d’oro per meriti sportivi dal Comune.
Dal 1959 è cofondatore della Sezione Bersaglieri in congedo di Magenta, mantenendo vivo il legame con i valori militari e patriottici. Ricopre inoltre incarichi di grande responsabilità: presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci di Robecco, presidente della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, del Ministero dei Terziari Francescani e, dal 1958, del Corpo Musicale Santa Cecilia, di cui diventerà poi presidente onorario.
Accanto ai ruoli pubblici, emerge una dimensione più silenziosa ma non meno significativa: una beneficenza concreta e discreta. Franco Rondinini sostiene la scuola dell’infanzia, l’oratorio, la parrocchia di Robecco e il restauro della chiesa di Casterno, aiutando chi aveva bisogno senza clamore, con uno stile sobrio e coerente con la sua idea di servizio.
Franco Rondinini si spegne l’8 luglio 2015, dopo oltre un secolo di vita. Rimane il ritratto di un uomo che ha attraversato guerra, Resistenza e ricostruzione senza mai smarrire il senso della responsabilità. Un testimone autentico del Novecento italiano, capace di trasformare le prove più dure in dedizione quotidiana, lasciando a Robecco sul Naviglio un’eredità fatta di memoria, impegno e umanità.
E ORA SAREBBE IL CASO DI RICORDARLO. ADEGUATAMENTE
E’ fuori da ogni possibile dubbio l’evidenza che occorra ricordare Franco Rondinini in un modo più formale e solenne. L’appello ovviamente è rivolto (ma non solo) al Comune, ma anche alle associazioni, a chiunque voglia lavorare, rimboccandosi le maniche, per estinguere quello che non è e non sarà mai un debito economico, ma di riconoscenza. Il figlio Ennio, la nipote Silvia (già amministratrice comunale), la sua grande famiglia: tutti, tanti, sarebbero pronti. Saremmo pronti. Tocca solo dare il via.. Di certo nessuno la dimenticherà mai signor Franco. Anzi, Cavaliere.
Fab. Pro.


















