Milano, al via il processo per l’omicidio di Vittorio Boiocchi

Il 10 dicembre, si apre in Corte d'Assise il procedimento contro i presunti assassini dell'ex capo ultrà interista. Cinque gli imputati, tra cui gli ex leader della Curva Nord. In tanti ultrà chiedono giustizia per 'Zio Vittorio'

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Dopo oltre tre anni dall’agguato che costò la vita a Vittorio Boiocchi, il 10 dicembre 2025 si aprirà ufficialmente il processo agli accusati del suo omicidio. L’ex leader storico della Curva Nord dell’Inter venne ucciso la sera del 29 ottobre 2022 sotto casa sua, in via Fratelli Zanzottera, nel quartiere di Figino, periferia ovest di Milano.

Il giudice per le indagini preliminari Francesca Ballesi ha disposto il rito immediato a carico di cinque persone, saltando così l’udienza preliminare e portando il caso direttamente davanti alla Corte d’Assise. La decisione segue la richiesta dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia Paolo Storari e Stefano Ammendola.

Gli imputati
Tra gli imputati figurano gli ex leader della Curva Nord interista Andrea Beretta e Marco Ferdico, insieme al padre di quest’ultimo Gianfranco, e ai presunti esecutori materiali del delitto, Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini.

Andrea Beretta, già detenuto per l’omicidio di Antonio Bellocco avvenuto nel settembre 2024, è diventato collaboratore di giustizia e ha confessato di essere stato il mandante dell’uccisione di Boiocchi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il delitto sarebbe maturato nell’ambito di conflitti sulla gestione degli affari illeciti legati alla curva, inclusi merchandising e altri business.

Marco Ferdico avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzazione dell’omicidio. Secondo le accuse, insieme al padre Gianfranco avrebbe procurato le basi logistiche, i mezzi di trasporto e i telefoni criptati necessari all’esecuzione. Daniel D’Alessandro è indicato come l’autore materiale degli spari, mentre Pietro Andrea Simoncini avrebbe guidato lo scooter utilizzato per l’agguato.

Un sesto nome compare nelle indagini: Mauro Nepi, altro ultrà a cui viene attribuito il ruolo di mandante, anche se non è stato arrestato per questo delitto.

Un omicidio “con modalità mafiose”

Nel decreto di giudizio immediato vengono riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei metodi mafiosi. Il giudice ha definito l’assassinio di Boiocchi come un’azione compiuta con modalità tipiche della criminalità organizzata.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Beretta avrebbe dato 50mila euro a Nepi per l’organizzazione e l’esecuzione dell’omicidio. Questi soldi sarebbero poi stati consegnati a Marco Ferdico, che li avrebbe distribuiti agli altri partecipanti.

Dopo gli arresti dello scorso aprile, sono arrivate diverse confessioni. Oltre a quella di Beretta, anche Marco Ferdico e il padre Gianfranco hanno reso dichiarazioni ai pubblici ministeri, confermando la ricostruzione degli inquirenti. L’unico a non collaborare sarebbe D’Alessandro, indicato come l’autore degli spari.

Il muro di omertà e le voci dal mondo ultras
Il delitto di Boiocchi era rimasto a lungo irrisolto anche per il muro di omertà che aveva coperto mandanti ed esecutori Solo la svolta investigativa avvenuta con la collaborazione di Beretta ha permesso di scardinare il silenzio che per quasi due anni aveva avvolto il caso.

Tuttavia, secondo voci che circolano all’interno del mondo ultras, il numero di persone al corrente dei dettagli dell’omicidio e dell’identità dei responsabili sarebbe stato ben più ampio rispetto ai soli cinque imputati. Questo spiegherebbe anche la rapidità con cui, dopo la morte di Bellocco e l’arresto di Beretta, si siano moltiplicate le collaborazioni con la giustizia: la paura di essere coinvolti avrebbe spinto alcuni a rompere il silenzio.

Gli investigatori non escludono che, nel corso del processo, possano emergere ulteriori dettagli su eventuali altri soggetti informati dei fatti o che abbiano avuto ruoli marginali nella vicenda.

Le attese per il processo
Il procedimento dovrà fare luce sulle responsabilità individuali, sui moventi e sulle dinamiche che hanno portato all’esecuzione. I cinque imputati dovranno rispondere di omicidio volontario aggravato e rischiano condanne all’ergastolo, anche se le confessioni e le collaborazioni potrebbero portare al riconoscimento di attenuanti.

La vicenda ha scosso profondamente l’ambiente del tifo organizzato milanese e ha riacceso i riflettori sui meccanismi spesso opachi che governano le curve degli stadi italiani.

Il caso Boiocchi si inserisce in un contesto più ampio di indagini sulle curve di San Siro, che hanno già portato a numerose condanne e hanno rivelato le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella tifoseria organizzata interista.

Il dibattimento del 10 dicembre è atteso con grande interesse non solo dagli addetti ai lavori, ma anche da chi segue le vicende legate al calcio e alla sicurezza negli stadi.

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