Il trapper Baby Gang è stato rinviato a giudizio con rito immediato per il reato di porto illegale di arma da fuoco, nell’ambito dell’inchiesta che lo vede coinvolto dopo il ritrovamento di una pistola con matricola abrasa avvenuto lo scorso settembre. A disporre il processo senza udienza preliminare è stata la gip di Milano Fiammetta Modica, accogliendo la richiesta della pm Maura Ripamonti, titolare del fascicolo.
L’arma era stata scoperta durante una perquisizione disposta dalla Procura di Lecco, nell’ambito di una più ampia indagine su armi e droga che coinvolge diverse persone vicine all’ambiente musicale e urbano frequentato dall’artista. Baby Gang – nome d’arte di uno dei trapper più noti e discussi della scena italiana – si trovava in una stanza di un hotel di via Vallazze, a Milano, quando gli agenti hanno rinvenuto la pistola.
Il cantante, difeso dall’avvocato Niccolò Vecchioni, deve ora rispondere non solo di porto illegale d’arma, ma anche del reato di ricettazione, ipotesi contestata in relazione alla provenienza della pistola clandestina.
Durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, Baby Gang aveva tentato di spiegare la presenza dell’arma sostenendo di averla con sé per timore di possibili aggressioni o furti. «Avevo paura di essere derubato», avrebbe dichiarato, affermando di indossare spesso una collana del valore di oltre 200 mila euro, motivo per cui – secondo la sua versione – sentiva la necessità di proteggersi.
Il rito immediato, concesso quando gli elementi raccolti dall’accusa sono ritenuti già sufficienti per sostenere un processo, consentirà di arrivare rapidamente all’udienza dibattimentale, attesa nelle prossime settimane. Per l’artista si tratta dell’ennesimo fronte giudiziario aperto, dopo una lunga serie di procedimenti che negli ultimi anni ne hanno accompagnato l’ascesa nel panorama musicale.




















