Legnano ha scelto di riempire il Teatro Tirinnanzi, martedì 25 novembre 2025, non solo per assistere a uno spettacolo, ma per prendere posizione.
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate assieme al suo braccio operativo Ccr Insieme Ets, che gestisce anche la mutua di comunità dei soci, ha promosso una serata intensa – spettacolo e convegno insieme – dal titolo “Mother Love”, con il teatro colmo di persone, autorità civili e militari, associazioni, dipendenti della banca e tanti cittadini.
Sul palco, la potenza della danza della Scuola “Danza e Danza” di Pregnana Milanese, ideata dalla direttrice Rossana Palmitessa, si è intrecciata con la testimonianza della dottoressa e artista Manuela Carnini, in arte Fridami, e con gli interventi dei rappresentanti del territorio. Il ricavato della serata è stato devoluto a E.va ODV – Centro antiviolenza, a cui è andato anche un contributo speciale messo a disposizione dalla Bcc.
“L’amore è libertà”: la testimonianza di Manuela Carnini / Fridami
A guidare la serata è stato il giornalista Marco Linari, che ha scelto di “usare poche parole”, per lasciare spazio a una storia. Quella di Manuela Carnini, ex olimpionica del nuoto sincronizzato ad Atlanta 1996, oggi medico chirurgo vascolare e artista con il nome d’arte Fridami.
Linari ha introdotto il tema partendo dalle parole e dalla loro ambiguità: raptus, perdono, difficoltà, comprensione. Ha citato padre Enzo Bianchi:
«Le parole sono la cosa più violenta che possa esistere e chi le usa con violenza diventa anche un assassino».
Per raccontare il percorso di Manuela, Linari ha utilizzato una sequenza di immagini: casi di femminicidio noti a tutti – Giulia Cecchettin, Pamela Genini, Giulia Tramontano, Sara Campanella, Beatrice Fraschini – chiedendo a Manuela di commentarli dal punto di vista di chi la violenza l’ha vissuta dall’interno.
Manuela ha ricordato l’episodio più traumatico della sua storia, avvenuto proprio il 25 novembre 2018, senza che lei sapesse che quella fosse la giornata contro la violenza sulle donne. Da vittima sopravvissuta è poi diventata artista, trasformando il dolore in opere: la Earth Pain Collection, che rappresenta le fasi del dolore «dal buco nell’anima fino alla guarigione». L’abito indossato sul palco, “il cuore a memoria”, simboleggiava un dolore profondo che resiste senza dimenticare.
Parlando del caso Cecchettin, Manuela ha raccontato di aver realizzato un’opera la notte della sentenza che escludeva la crudeltà: ha provato fisicamente a imprimere 75 coltellate su una tela con un coltello da cucina:
«È stato dolorosissimo e faticoso, non ci ho messo un minuto. Immaginiamo un uomo che si accanisce contro una donna… Se ce ne sono state 75 vuol dire che alcune non erano mortali. Io, da medico e da artista, non riesco a non vedere la crudeltà in tutto questo».
La sua storia personale ha avuto al centro anche i figli, testimoni diretti della violenza:
«L’evento più catastrofico è avvenuto davanti ai miei bambini. Mio figlio di tre anni, scendendo dal seggiolone, ha provato a difendermi. Mia figlia è caduta dalle mie braccia, con un trauma cranico. Lì ho detto: basta».
La testimonianza ha affrontato il tema degli “insospettabili” – «anche il mio ex marito è un medico» – e quello dell’isolamento:
«All’inizio mi vergognavo, non capivo cosa mi stesse succedendo. Non volevo preoccupare nessuno, avevo i genitori malati, i fratelli lontani, ero appena sposata. Dicevo: magari ce la faccio, magari con l’amore lo salvo… Ma ognuno si salva da solo».
Nel dialogo con Linari, Manuela ha insistito su alcuni segnali da riconoscere:
lo stalking da parte anche di persone non “ufficialmente” partner,
il controllo ossessivo, la geolocalizzazione, il “se ti vesti così non esci”,
il divieto di vedere le amiche.
«Non esiste. L’amore è libertà», ha detto con forza, spiegando il percorso che ora la porterà nelle scuole per parlare ai ragazzi di relazioni tossiche e dipendenza affettiva.
Ha ricordato anche il momento in cui, durante un episodio di estrema violenza, «si è finta quasi morta» pur di fermare l’aggressione.
Oggi, ha raccontato, Manuela sente di dover “apportare frutto” da quanto vissuto: essere testimone e aiuto per gli altri, soprattutto per le nuove generazioni.
In chiusura, ha letto una sua poesia dedicata alla denuncia, scritta il giorno della Giornata contro la violenza sulle donne:
«Per ogni donna che subisce violenza ci vuole coraggio per questo atto.
Supera la paura di non essere creduta, protetta.
Supera il giudizio, supera la vergogna.
Ascoltatela finché lei possa rimanere in vita, non quando non potrà più parlare.
Non ditele “te la sei cercata”, “è colpa tua”, “per un pugno hai fatto tutto questo casino”.
Non mettetela sul banco degli imputati.
Non voltatele le spalle, non sparite, ma amatela.
Amatela forte e rispettatela, non fate gli avvoltoi.
Non sapete in che inferno si è imbattuta e che guerra ha dovuto combattere.
Se un giorno dovesse riaprirsi all’amore, avrete un tesoro tra le mani, perché lei ora lo sa bene cos’è l’amore».
“Collaborare per crescere”: la riflessione del presidente della Bcc Roberto Scazzosi
L’avvocato Roberto Scazzosi, presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate di fronte a un teatro gremito, ha scelto la sobrietà:
«Cercherò di essere velocissimo: mi ha già detto tutto Daniela, quindi sulla banca ho ben poco da aggiungere. Vi ringrazio per questa partecipazione che non pensavo così grande, davvero siete in tanti. Ringrazio tutte e tutti voi, le autorità militari, le autorità civili, chiunque ha partecipato a questa serata».
Un ringraziamento particolare, “di cuore”, è andato alle donne e agli uomini della banca:
«Senza di loro non saremmo stati qui stasera. Si impegnano non solo per questa serata, ma in tante diverse occasioni».
Scazzosi ha poi citato la Mutua di comunità, rappresentata da Maria Carla Ceriotti, e ha ringraziato la Scuola Danza e Danza di Pregnana Milanese e la direttrice Rossana Palmitessa «per lo spettacolo che ci offriranno».
Ha quindi introdotto il patrocinio di IDE – Associazione delle Donne del Credito Cooperativo, ricordando il messaggio inviato dalla presidente Teresa Fiordelisi, anche vicepresidente vicaria del gruppo bancario di cui la Bcc fa parte. Nel messaggio, Fiordelisi ringrazia gli organizzatori – Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, CCR Insieme e TS – e richiama la drammaticità dei numeri:
«La ricorrenza del 25 novembre ci ricorda quanto il tema del contrasto alla violenza di genere sia drammaticamente attuale e urgente. Solo nell’ultimo anno nel nostro Paese si sono registrati 76 femminicidi, a cui si aggiungono 67 tentati femminicidi».
Lo spettacolo Mother Love, scrive Fiordelisi, è «non solo una performance, ma un manifesto» in cui, attraverso la danza, «si dà forma all’amore, alla maternità, alla libertà, ma anche alle fragilità e alle ferite che troppo spesso restano nascoste».
Scazzosi ha poi allargato lo sguardo: «Quando si parla di questi fatti non dobbiamo pensare solo all’omicidio. Ci sono donne obbligate a stare zitte per paura di perdere la casa, un figlio, il lavoro. In questi casi il danno è doppio: si subisce la violenza e, dall’altra parte, bisogna stare in silenzio».
Da qui il richiamo ai progetti per l’indipendenza economica delle donne – «una donna, un lavoro, un conto» – promossi anche dal Corriere della Sera e sostenuti dalla banca.
La chiusura è un invito collettivo:
«Se siamo così in tanti, ognuno nel suo ruolo, e se ognuno ha qualcosa da dire o da fare per aiutarci a eliminare questa piaga, pensiamo a queste due parole: collaborare per crescere. Se tutti insieme mettiamo un pezzettino del nostro impegno, forse un domani questo fenomeno sarà diminuito o eliminato».
La banca, il territorio e il “gettone” di solidarietà
Nel corso della serata, il palco ha ospitato il direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, dottor Roberto Solbiati, chiamato “per un motivo importante”: annunciare un contributo aggiuntivo per E.va ODV.
La direzione generale, la presidenza e il Consiglio di amministrazione della banca non solo hanno detto subito sì alla proposta della serata, «si sono fidati», ma il direttore ha deciso di fare un passo in più: per ogni dipendente presente in sala, la Bcc ha messo un “gettone” economico, trasformando la partecipazione del personale in un gesto concreto. Un assegno che Solbiati ha consegnato ad E.va ODV, “grazie a tutti i colleghi che sono qui questa sera”.
Nel suo intervento, il direttore generale ha ricordato: «Uno dei principi ispiratori della nostra banca è quotidianamente lavorare nell’interesse e per il bene del nostro territorio. Siamo fermamente convinti che oggi sia una straordinaria opportunità per poter, nel nostro piccolo, collaborare con chi ha scelto quotidianamente di operare per il bene. E noi siamo convinti che chi ha fatto questa scelta sta costantemente dalla parte di chi merita».
“La violenza sulle donne non è una questione privata”
Daniela Cazzaniga, responsabile dell’Area territoriale di Busto Garolfo della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate ha subito restituito dal palco l’immagine di una comunità mobilitata:
«Siete tantissimi, quindi davvero grazie per aver raccolto il nostro invito. Un grazie a tutte le autorità presenti… E permettetemi un grosso grazie ai miei colleghi: credo che sia l’ennesima conferma che la forza della nostra banca sta nella sua squadra, che quando l’obiettivo è importante scende in campo sempre unita».
Cazzaniga ha ricordato il ruolo della banca come unica realtà locale presente in un territorio che va dall’Alto Milanese al Varesotto: «Essere banca del territorio vuol dire essere vicini a chi su questo territorio vive e lavora, ma per noi vuol dire anche provare tutti i giorni a portare valori importanti: rispetto, solidarietà, uguaglianza. È da questo pensiero che nasce la voglia di realizzare questa serata».
Il cuore del suo intervento è stato un passaggio netto: «La violenza sulle donne non è una questione privata. La violenza sulle donne è una ferita che sanguina nel cuore della nostra società ed è una ferita che chiama ciascuno di noi, come cittadino e come essere umano».
La serata, ha spiegato, è stata pensata in due momenti: prima il “linguaggio magico della danza”, con la scuola di Pregnana Milanese e la direttrice Rossana Palmitessa; poi “la forza di una testimonianza”, quella di Manuela Carnini, che avrebbe condiviso «dolore, sofferenza, ma soprattutto voglia e forza di rinascere».
«Questa sera – ha concluso Cazzaniga – è un piccolo passo concreto per provare a credere che una società più giusta ci possa essere, una società in cui non c’è più violenza o discriminazione… Quando una comunità è capace di unirsi insieme fa davvero la differenza».
L’impegno della città: la voce dell’assessore Maffei
Il filo della responsabilità collettiva è stato ripreso dall’assessora alla comunità inclusiva del Comune di Legnano, Ilaria Maffei, che ha sottolineato il debito verso le generazioni precedenti:
«Io dico sempre: grazie alle donne della generazione precedente alla mia, che sono riuscite a dire “basta”, a denunciare. Non è facile denunciare la violenza domestica, perché si parla di una violenza perpetrata da uomini di cui dovremmo fidarci: compagni, fidanzati, ex mariti, padri, perfino figli».
Maffei ha ricordato come il fenomeno, negli ultimi anni, sia emerso in modo più evidente anche grazie ai centri antiviolenza, e ha segnato un cambiamento importante:
«Questa sensibilizzazione ha visto sempre di più accanto alle donne anche tanti, tanti uomini. Non era scontato fino a qualche anno fa vedere tanti uomini in momenti come questo. È un problema che riguarda tutti noi e possiamo uscirne solo insieme».
La scelta di devolvere il ricavato a E.va ODV è stata definita “coerente con un lavoro di rete che ogni territorio deve saper costruire attorno alle donne che chiedono aiuto”.
Il corpo che parla: la danza di “Mother Love”
Prima della parola, sul palco del Tirinnanzi è stato il corpo a parlare. Le giovani danzatrici della Scuola Danza e Danza, guidate da Rossana Palmitessa, hanno costruito un percorso fatto di immagini, gesti, cadute e rialzate. Un linguaggio che, come ha ricordato il messaggio di IDE, ha dato forma «all’amore, alla maternità e alla libertà», ma anche «alle fragilità e alle ferite che troppo spesso restano nascoste». In un passaggio delle musiche, le parole “ballo finché il mascara mi cadrà sulla guancia” hanno anticipato uno dei temi centrali della serata: il confine sottile tra bellezza, dolore e resistenza.
Eva ODV: “Agire la violenza è una scelta, fermarla è una responsabilità”
Raccogliendo l’“assist” di Manuela, sul palco è salita Emilia Barni, presidente di E.va ODV. Visibilmente emozionata, ha ringraziato la Bcc, le ragazze della scuola di danza, il dottor Solbiati e l’avvocato Scazzosi «sempre molto sensibili e sempre al nostro fianco», e il pubblico «per un sostegno veramente importante».
Ha tratteggiato la storia del centro: nato nel 2011, con sede a Busto Arsizio e sportelli a Gallarate e Ferno, E.va ODV lavora in stretta collaborazione con ATS, forze dell’ordine, Procura e servizi sociali:
«È molto importante fare un lavoro di rete per essere tutti coordinati a supporto della violenza in tutte le sue forme». L’associazione offre assistenza gratuita sociale, psicologica e legale. L’équipe è formata esclusivamente da professioniste – psicologhe, psicoterapeute, assistenti sociali, counselor, avvocatesse – e accoglie donne vittime di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica.
I numeri raccontano un fenomeno in crescita: nel solo 2025, a oggi, il centro ha accolto circa 220 donne, con un’età compresa tra i 13 e gli 80 anni.
Barni ha insistito su un punto spesso sottovalutato: la violenza assistita sui figli, presenti dentro le mura domestiche: «C’è ancora la convinzione che i figli non vedono e non sentono. Non è così. Vedono, sentono, vivono in una famiglia in cui tutti i cardini sono saltati e poi si comportano di conseguenza». Da qui l’importanza di lavorare nelle scuole, per sensibilizzare i più giovani su controllo, ossessione, mancanza di rispetto e incapacità di accettare un “no”.
Il suo messaggio finale è stato un appello chiaro: «Agire la violenza è una scelta. Fermarla è una responsabilità. È la responsabilità di tutti noi: di chi vede, di chi sente, di chi giudica, di chi ascolta. Prestiamo attenzione: avviciniamoci, con dolcezza, dove capiamo che c’è una donna che sta vivendo una situazione di violenza, cerchiamo di farle capire che deve farsi aiutare.
A tutte le donne voglio dire: non vi dovete vergognare. Chi si deve vergognare è chi agisce la violenza, non chi la subisce. Mai pensare di essersela meritata. Non sottovalutate, perché l’escalation dei crimini è certa, fino ad arrivare agli esiti più tragici. Tutte le donne hanno diritto alla propria dignità. E a un diritto non si può e non si deve rinunciare».
Le forze dell’ordine: caserme come “porta della speranza”
A chiudere la serata è intervenuta anche il tenente colonnello Emanuela Rocca, che ha parlato della prospettiva delle forze dell’ordine. Dopo aver ringraziato la Bcc e tutti i protagonisti, ha definito l’evento «un battito d’ali» capace di produrre cambiamenti importanti, richiamando l’“effetto farfalla”.
Ha ribadito la difficoltà maggiore: «La cosa più difficile è convincere una donna di essere vittima di violenza, darle consapevolezza e portarla alla denuncia».
Per questo ha indicato strade possibili, meno traumatiche del recarsi subito in caserma: il numero 1522 e i centri antiviolenza, che possono accompagnare con delicatezza le donne verso le forze dell’ordine, che devono diventare: «Una porta della speranza verso l’uscita da questo ciclo di violenza».
Alla fine, tra un ultimo applauso alle danzatrici di Mother Love e le volontarie di E.va ODV con le cassette per le donazioni all’uscita, il Teatro Tirinnanzi ha restituito l’immagine di una comunità che non si limita a commuoversi, ma sceglie di impegnarsi.
La serata ha ricordato che nessuno si salva da solo, ma anche che – come ha detto Emilia Barni – «fermare la violenza è una responsabilità», e che ogni gesto, ogni parola, ogni “no” detto in tempo può essere davvero, per qualcuno, l’inizio della salvezza.





















