Alla forneria Pisoni di Magenta una serata contro la violenza sulle donne: quando denunciare significa tornare a respirare

Presenti esperti legali, un criminologo e una donna che ha raccontato la sua esperienza.

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Una serata intensa, toccante e ricca di riflessioni quella che si è svolta martedì sera a Magenta presso la Forneria Pisoni di via I Maggio nell’ambito della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’incontro, organizzato da Michela e accolto con partecipazione da una platea numerosa e quasi interamente femminile, aveva uno scopo benefico: parte del ricavato è stato devoluto a Telefono Donna, realtà da sempre impegnata nel supporto alle vittime di violenza. A portare il saluto istituzionale è stata l’assessore Mariarosa Cuciniello, che ha sottolineato il valore di momenti come questo, capaci di creare consapevolezza e comunità intorno a un tema purtroppo ancora profondamente attuale.

Il momento più emozionante della serata è stato senza dubbio la testimonianza di una donna vittima di violenza, che ha trovato il coraggio di raccontare la propria storia e, soprattutto, il lungo percorso che l’ha portata alla denuncia. “Dietro il mio sorriso c’era spesso un grande disagio”, ha ricordato. “Tutti, quando parliamo di violenza, pensiamo al danno fisico. Invece esiste anche, e soprattutto, quella psicologica. Umiliazioni, parolacce che, a lungo andare, diventano all’ordine del giorno”.

Un cammino difficile, fatto di paure, esitazioni e di una maturazione lenta ma inevitabile. La svolta arriva il 23 ottobre 2021, con una telefonata inattesa della figlia più piccola e l’intervento immediato delle forze dell’ordine. Nelle sue parole, il momento cruciale: la domanda della carabiniera che, prima di inviare tutto in Procura, le chiede se fosse davvero convinta a denunciare. “Ho risposto sì. E da lì ho ricominciato a respirare, sempre con tante difficoltà, ma finalmente respirare”. A portare una riflessione più ampia sul tema è stato il criminologo forense Francesco Esposito, che ha ripercorso le radici culturali della violenza di genere. “Noi, over 40, siamo cresciuti nella cultura dello stupro. Era considerato un vanto provarci con le ragazze brille in discoteca, magari offrendo alcool per farle divertire di più. Poi siamo cresciuti e abbiamo capito”.

Esposito ha descritto il conflitto che vivono molti uomini oggi: la nostalgia di un vecchio modello maschile e, dall’altra parte, l’aspirazione a essere uomini nuovi, consapevoli e rispettosi. Da qui l’importanza dell’educazione sentimentale e sessuale. “Non vuol dire diventare trans o gay”, ha precisato. “È gravissimo sovrapporre il concetto di educazione sessuale all’educazione all’omosessualità. Dobbiamo superare il modello dell’uomo forte che non chiede mai”. A completare il quadro è stato l’intervento dell’avvocato Valeria Iorio, che ha illustrato il percorso legale che una donna intraprende quando trova il coraggio di rivolgersi a un professionista.

“Quando una donna arriva da me – ha spiegato – si valutano sia l’aspetto civilistico, avviando la procedura di separazione, sia quello penalistico: se la persona è vittima di maltrattamenti, scatta una denuncia”. L’avvocato ha chiarito inoltre che, con il rinvio a giudizio, la vittima può costituirsi parte civile, partecipare al processo e chiedere un risarcimento. “Non è un obbligo, ma è bene che sappia che, in ogni caso, verrà chiamata a testimoniare. Perché la vittima diventa la principale testimone”. (Foto Luciano Milan)

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner