Dall’attualità di Milano, con il problema della sicurezza, alle indagini sull’urbanistica cittadina, fino alla questione settentrionale che rimane aperta soprattutto sul fronte industriale.
Sono gli argomenti al centro dell’intervista al leader di Azione Carlo Calenda intervenuto durante la XXVII Edizione di Italia Direzione Nord, la rassegna di convegni istituzionali ideata da Fabio Massa, promossa e organizzata dalla Fondazione Stelline di Milano in corso presso Triennale Milano.
“Milano ha un tema di sicurezza grande come una casa. Deve essere lavoro della giunta coadiuvata dal ministero dell’Interno. Se potessi dare un consiglio al sindaco Beppe Sala, è di concentrarsi molto sul tema della sicurezza” ha detto Calenda intervenendo da remoto all’evento Italia Direzione Nord.
Più in generale, secondo Calenda Milano vive “una crisi di successo. Le aziende anche hanno la stessa cosa, entrano in crisi perché devono cominciare a pensare al futuro e non crogiolarsi. Se vogliamo il limite di Milano è stato questo – ha aggiunto Calenda -, ossia non riuscire a pensare che i fattori positivi, ovvero diventare una grande città di attrazione internazionale, portavano anche fattori negativi”.
Calenda è tornato anche sulle indagini e sui processi relativi all’urbanistica: “Siamo un Paese che odia i vincenti. Quando si dice che c’è un modello Milano, il giorno dopo si mettono in moto tutte le forze politiche per demolirlo quel modello. E questa è una costante del Paese – ha sottolineato Calenda -. Io credo che l’azione della magistratura sia stata improvvida, sbagliata e politica”.
Dialogando con il presidente di Assolombarda Alvise Biffi, Calenda ha affermato che “una questione settentrionale c’è”, perché “c’è una questione manifatturiera. Noi delle industrie che poi sono purtroppo localizzate nel Nord e nel Centro-Nord ce ne freghiamo altamente da sempre – ha spiegato Calenda – perché in fondo pensiamo che facciano da sole; quindi, noi le lasciamo da sole in un momento in cui la situazione per l’industria manifatturiera europea è veramente una situazione drammatica”.
“Sentivo prima Biffi – ha concluso – che diceva che noi abbiamo il presidio di nicchie difficilmente sostituibili in termini di export, ma difficilmente e impossibile sono due cose diverse. È solo una questione di tempo se continuiamo così. Mentre noi parliamo l’automotive sta scomparendo e non gliene frega niente a nessuno”.




















