Gli stessi alberi che però subiscono alcune tra le maggiori avversità causate dalla crisi: siccità, incendi ma all’opposto anche eventi estremi come le tempeste di vento che nel luglio e agosto 2023 hanno fatto registrare i più intensi ed estesi schianti mai verificatisi nel nostro territorio.
Ricordiamo come nel solo Parco del Ticino lombardo furono abbattuti centinaia di migliaia di alberi su circa 1.400 ettari di boschi (un ettaro può essere paragonato come estensione ad un campo di calcio), interessati da venti oltre i 100 km orari.
Lo scorso venerdì una delegazione del Parco del Ticino e dell’Associazione Amici dei Boschi di Vigevano ha compiuto un sopralluogo nei Comuni di Abbiategrasso e Vigevano, in alcune delle aree interessate dai fenomeni ed in parte oggi oggetto degli interventi di sgombero degli alberi caduti, al fine di recuperare la risorsa ed accelerare la ricostituzione del bosco.
In questo caso le aree osservate erano tutte di proprietà privata ed i lavori sono ultimati nel bosco della Gaezia, mentre sono tuttora in corso in quelli di Santa Maria del Bosco. Considerata la vastità delle superfici si può ipotizzare che proseguiranno per l’autunno inverno 25-26.
Ovviamente tutte le aree, anche quelle con i danni più consistenti, rimangono bosco a tutti gli effetti ma la ripresa della vegetazione forestale spesso stenta ancora ad affermarsi.
Oltre agli alberi risparmiati dal vento, spesso quelli più bassi e sottomessi, mentre le grandi querce ed i pioppi più alti sono stati i più esposti a subire la forza degli eventi, si osserva una rigogliosa copertura di vegetazione erbacea, spesso di origine alloctona, mentre in alcune aree sta rivegetando soprattutto il nocciolo ed a volte il pioppo bianco (autoctoni), mentre dove era già presente nel bosco circostante, vi è una forte ripresa della robinia.
Proprio l’invasione delle specie aliene, più ancora l’ailanto della citata robinia, rappresenta la maggior preoccupazione per il Parco e per i volontari: il bosco si rigenera con i suoi tempi, che purtroppo non sono quelli dell’uomo, ma è sulla qualità della rinnovazione che sussistono i maggiori interrogativi.
Gli Amici dei Boschi chiedono di mantenere una attenta sorveglianza sulle modalità operative degli sgomberi e l’attivazione di tutte le possibili forme di restauro dei boschi.
Azioni su cui il Parco è intensamente impegnato sia con la definizione di linee tecniche per il recupero, sia con il monitoraggio dell’evoluzione naturale dei popolamenti, ma anche con lo stanziamento di risorse proprie e soprattutto con la ricerca di fondi dagli Enti sovraordinati.
Dove la rinnovazione naturale sarà sufficiente e qualitativamente sarà quella desiderata, è meglio favorirla e lasciar fare alla natura, dove viceversa non ci fossero tali condizioni si interverrà con progetti di recupero mirati e diversificati secondo le caratteristiche dei luoghi (piantagioni, veri e propri rimboschimenti, controllo delle specie invasive).
In particolare si è in attesa degli esiti di una richiesta di finanziamento all’Unione Europea presentata sul Bando Life Natura, per la quale si attendono gli esiti nei primi mesi del 2026.
In questo progetto il Parco si è impegnato ad ottenere una collaborazione tecnico scientifica di massimo livello, coinvolgendo quattro Università ed un Ente di ricerca tra i più qualificati nel settore.
Il Parco si sta adoperando inoltre per ottenere il più possibile la partecipazione dei privati proprietari, cui afferiscono la maggior parte dei boschi distrutti (circa il 90 %): in un caso, a Vigevano, sta partendo un primo intervento di ripristino.
Da parte loro le Associazioni e le persone aderenti al Gruppo Amici dei Boschi, chiedono di conoscere tempi e modi dei recuperi ed offrono la massima disponibilità, sia per vigilare, ma anche per operare fattivamente con iniziative mirate, coinvolgendo la società civile, i volontari, la cittadinanza, le scuole, ecc..
Il recupero dei danni forestali sarà un lavoro di grande entità, per il quale peraltro non esistono esperienze pregresse e che richiederà in ogni caso degli anni: è ovvio che per recuperare piante di 50 anni è necessario un tempo paragonabile, ma questa è la sfida di oggi e del futuro. Per la Giornata degli alberi c’è quindi davvero tanto da fare!




















