I comportamenti distruttivi e provocatori che stanno dilagando nella fascia 11-13 anni rappresentano, secondo il consigliere comunale di Magenta Laura Cattaneo (nella foto sotto), un segnale d’allarme che la società non può più permettersi di ignorare. Un’età fragile, in cui i ragazzi hanno bisogno di modelli solidi e risposte autentiche, ma che oggi trova terreno fertile in un contesto di adulti “distratti o del tutto assenti”.
«Senza “no”, senza ostacoli, senza regole – afferma Cattaneo – crescono adulti fragili, prepotenti, problematici». Una tendenza confermata non solo dalla letteratura pedagogica e psicologica, ma soprattutto dai fatti quotidiani che emergono nelle scuole, nelle piazze, sui mezzi pubblici. A muovere questi giovanissimi, spesso, sono noia, superficialità, desiderio di apparire più forti. E i social, denuncia, «sono una potente cassa di risonanza».
Secondo Cattaneo, molti di questi adolescenti vengono attratti da identità forti, si aggregano per imitazione e mancanza di una guida: «Non hanno idee proprie perché nessuno gliele trasmette. I genitori di oggi faticano a trovare la rotta – osserva – oppure, ancora peggio, fanno finta di non vedere il problema».
La consigliera parla di una “incapacità non dichiarata” di accompagnare la crescita dei figli. Di fronte a episodi di bullismo o piccoli vandalismi, troppi genitori minimizzano, giustificano, evitano di assumersi responsabilità. «Ammettere le colpe dei figli significa riconoscere anche le proprie inadeguatezze. Ma la scusa del lavoro non regge: i ragazzi sanno distinguere un sì da un no, serve solo esplicitarlo».
Per Cattaneo, mettere limiti non significa essere rigidi, ma autorevoli: sì calibrati, no motivati, dinieghi chiari e coerenti. «La maggior parte dei genitori – sottolinea – pensa che i comportamenti problematici dipendano solo dal carattere o da cause organiche. Pochi riconoscono l’influenza del contesto familiare e continuano a non cambiare nulla».
Un altro punto critico è la tendenza moderna ad annullare ogni gerarchia familiare. «I ruoli non si possono capovolgere – spiega – nemmeno davanti a ricatti, capricci o atteggiamenti manipolatori. Quando i figli vorranno più autonomia, sarà giusto che se la conquistino crescendo».
Accanto al richiamo educativo, arriva anche un forte messaggio civico. «Crescendo, i ragazzi hanno più diritti, ma anche più doveri e responsabilità. Devono conoscere le conseguenze legali delle proprie azioni». La giustizia minorile, ricorda Cattaneo, punta sì al reinserimento e non alla punizione, ma questo non può prescindere dalla consapevolezza: «Se ho imbrattato un muro, lo ripulisco. Se ho rotto qualcosa, collaboro a sistemarlo».
Informare i minori sui loro diritti e doveri, conclude, è un passo fondamentale per prevenire reati e costruire una società più giusta, sicura e responsabile.
Un appello che invita famiglie, scuole e istituzioni a riconquistare il proprio ruolo educativo prima che il vuoto venga riempito da modelli sbagliati.






















