Magenta: grazie di tutto Bias, quel viaggio in Bosnia non lo dimenticherò mai

Fotoreporter per passione, ci lascia dopo un lungo periodo di agonia.

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Ciao Bias, il momento è arrivato. Anche se, per me, te ne eri già andato quel giorno in via Pretorio: non eri più tu, non eri più il Bias che avevo conosciuto. Hai resistito come un lottatore sempre sull’orlo del k.o., ma alla fine hai dovuto arrenderti. Quando ci siamo conosciuti? Saranno una ventina d’anni fa, nella redazione di Città Oggi. Da allora l’amicizia è continuata, tra alti e bassi (diciamocelo pure) ma non si è mai spezzata. Mentre scrivo queste righe scorro le foto di quel nostro viaggio memorabile in Bosnia. Era l’aprile del 2018, io uscivo dal periodo più buio della mia vita e quella trasferta mi servì più di quanto potessi immaginare. Decidemmo tutto due giorni prima:
“Facciamo un giro in Bosnia?”. “Passo a prenderti a mezzanotte. Alle otto siamo a Medjugorje.”

Detto e fatto: 160 di media su una strada deserta. Mostar, i villaggi, la gente incontrata, le conversazioni. E i cimiteri di guerra, un’intera generazione cancellata dalla follia. “Quando ho visto Mostar per la prima volta mi è battuto forte il cuore”, mi dicesti. Era la tua città, la adoravi. Ci eri andato con la Caritas a portare aiuti e ci sei tornato più volte. Parlavi di Mostar con un romanticismo che non ti apparteneva, e forse proprio per questo era bello vederti così. In quell’occasione conobbi un Bias diverso. Hai fatto il camionista, il fotografo di guerra (più per passione che per denaro, visto che non ci hai guadagnato nulla). Un giorno sei salito in moto e sei arrivato fino in Finlandia, tanto per dimostrare che potevi fare qualsiasi cosa. Ti piaceva uscire dagli schemi e provocare, e sì, lo so che spesso lo facevi apposta. Mi hai fatto ridere e mi hai fatto arrabbiare. Tanto. Non mi piaceva certo il fatto che ti ammazzavi con quattro pacchetti di sigarette al giorno.

Dopo Città Oggi hai deciso di creare una testata tua, il CorriereAltomilanese.com, perché il giornalismo ti piaceva davvero. E io non potevo certo esimermi dal darti una mano. Siamo partiti con tante speranze e poche certezze, che purtroppo non si sono mai concretizzate. Diciamocelo: non eri proprio capace di venderti bene. Una volta mi hai fatto talmente arrabbiare che ti mandai a quel paese in un secondo. Ma l’amicizia è tornata, perché, pur essendo così diversi, avevamo qualcosa che ci univa. E soprattutto, eri una persona di cui ci si poteva fidare. Una rarità, di questi tempi.
Ciao Bias. E grazie di tutto. Ah, dimenticavo. Dove sei adesso, vedi di non farli incazzare tutti né. Ci vediamo Bias!

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