“Ricordati che devi morire!”. Con questa ironica ma amara esclamazione, l’architetto Alessandro Maggioni, già amministratore cittadino, presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Cooperative Lavoratori di Milano (promosso da ACLI e CISL) e presidente nazionale di Confcooperative Habitat, ha commentato con un post sui social l’apertura, nel pieno centro di Corbetta, di un nuovo negozio dedicato a lapidi e articoli cimiteriali.
“Succede anche questo – scrive Maggioni – nella nostra ridente cittadina: in pieno centro città ha aperto un nuovo negozio. Una boutique? Un ciclista? Un locale boheme? Niente di tutto questo: un negozio di lapidi.”
Con il suo consueto tono ironico, Maggioni riflette sulla singolarità di questa nuova apertura, sottolineando come l’evento sia al tempo stesso sintomo e simbolo di un centro urbano che sembra aver perso vitalità. “Passeggiando – continua – si potrà scegliere l’ultimo modello di statua, unito al carattere da usare per l’iscrizione eterna sul marmo di nostro gusto. Una cosa fantastica.”
Ma dietro la battuta, l’architetto corbettese lancia una riflessione più profonda, che unisce esperienza personale e sensibilità urbanistica: “Sono arrivato a un battito di ciglia dalla morte e non la temo più; ma da cittadino prima e da urbanista poi, ritengo questa cosa una follia da farci sopra una perculata di prim’ordine. Nel centro della città, in vetrina, non ci sono bei vestiti o magari opere d’arte… ma lapidi”.
Maggioni invita a una riflessione condivisa tra pubblico e privato, criticando la mancanza di visione urbanistica e culturale: “Il mercato governa molti processi, certo, ma chi è proprietario degli immobili e l’amministrazione comunale dovrebbero farsi un esame di coscienza. A Corbetta non si percepisce una strategia, e sul centro – ormai degradato – ancora meno”.
Il commento si chiude con un’amara constatazione e un gioco di parole che diventa metafora: “Solitamente, nelle città serie, negozi come questi stanno in prossimità dei cimiteri o in periferia. A Corbetta no. Stanno in centro. Perché se il centro di Corbetta è morto, è bene ricordarcelo tutti i giorni, tutte le volte che ci passiamo davanti.”
Ad maiora, conclude Maggioni, con la sua consueta ironia tagliente che trasforma un episodio curioso in uno spunto di riflessione sul destino dei centri storici e sulla responsabilità condivisa di chi li abita e li amministra.





















