Un “passo avanti concreto” contro il
tumore al pancreas arriva da uno studio di ricerca indipendente,
ovvero non finanziata dall’industria: si tratta di un nuovo
schema di trattamento che ha portato ad un miglioramento della
sopravvivenza per questi pazienti. Lo studio è stato presentato
al Congresso dell’Associazione italiana di oncologia medica
(Aiom), in corso a Roma, da Michele Reni, direttore
dell’Oncologia Medica al San Raffaele di Milano.
“Parliamo di pazienti con tumore del pancreas operabile allo
stadio iniziale, che sono candidati a fare un trattamento
chemioterapico seguito dall’intervento chirurgico. Nel nostro
studio Cassandra – spiega Reni all’ANSA – proponiamo un nuovo
schema di trattamento con un mix di 4 farmaci chemioterapici.
Uno schema già approvato da Aifa per la malattia metastatica e
che ora noi abbiamo sperimentato in una fase più precoce della
malattia. Quello che abbiamo ottenuto con questo trattamento è
un aumento del tempo mediano di peggioramento o ricrescita
della malattia di circa 6 mesi rispetto allo standard, quindi
notevole dal punto di vista dell’impatto sulla sopravvivenza, ed
a tre anni dall’avvio della terapia abbiamo oltre due volte e
mezzo di pazienti che erano ancora liberi da una recidiva
rispetto allo standard. Quindi si tratta di un progresso anche
duraturo nel tempo. Abbiamo avuto anche un profilo di tossicità
migliore ed un disagio minore per i pazienti in termini di
impatto sulla qualità della vita”.
Lo studio Cassandra è
interamente finanziato da 5 associazioni di pazienti, sottolinea
Reni: “Sono stati coinvolti 17 centri italiani, che hanno
arruolato 260 pazienti con adenocarcinoma duttale del pancreas
candidati alla chirurgia. Il regime chemioterapico standard
preoperatorio con mFolfirinox, finora considerato il più
efficace, è stato confrontato con Paxg, una combinazione di
farmaci chemioterapici nata da un precedente studio indipendente
italiano. I risultati hanno dimostrato che la sopravvivenza
senza eventi sfavorevoli, cioè progressione, recidiva,
inoperabilità e decesso, è stata significativamente migliore nei
pazienti trattati con Paxg. Si apre così una concreta
possibilità di migliorare la sopravvivenza dei pazienti colpiti
da uno dei tumori più aggressivi. Un risultato possibile grazie
alla collaborazione fra il mondo della scienza e la società
civile”.
L’aspetto che rende così difficile da trattare questa
neoplasia, chiarisce Reni, “è che anche nella fase precoce si
hanno già delle micro metastasi che non sono documentabili con
gli strumenti che abbiamo a disposizione come la tac, la pet o
la risonanza. Il tumore del pancreas cioè si differenzia da
tutti gli altri proprio perchè in realtà è metastatico già
dall’inizio, quello che cambia è la quantità di metastasi. Per
questo motivo, se usiamo questo schema di terapia già in fase
iniziale abbiamo più probabilità di riuscire a distruggere le
micrometastasi in giro e quindi di ottenere con maggiori
possibilità il trattamento del paziente ed in alcuni casi la
guarigione”. Questo, sottolinea l’esperto, “è anche il motivo
per cui per questa neoplasia c’è più ricerca indipendente:
perchè ci sono meno interessi da parte delle grandi aziende
farmaceutiche poichè i pazienti colpiti sono di meno, e perchè
purtroppo si tratta di un tumore poco responsivo ai trattamenti
e quindi è più facile perdere il proprio investimento che non
avere una sperimentazione vincente”. La ricerca indipendente,
conclude Reni, “è fondamentale, soprattutto per queste categorie
di pazienti più difficili da trattare”.





















