Si riparte, finalmente. Nel tardo pomeriggio di oggi, infatti, l’Italia di Gonzalo Quesada farà il suo esordio nelle Quilter Nations Series 2025, quando a testarne le ambizioni — e non sono poche — sarà l’Australia. Il contesto è quello di una serie di test match internazionali giocati nella finestra autunnale, che vedono le nazionali dell’emisfero nord affrontare le compagini del sud. Niente in palio, ma guai a chiamarle amichevoli: nel rugby non esistono per definizione.
Per i più avvezzi, nulla di nuovo: il palcoscenico consolidato è sempre quello delle Autumn Nations Series, dove, nel nome, lo sponsor ha soppiantato la stagione, ma la sostanza non cambia.
L’Italia arriva all’appuntamento forte di una ritrovata consapevolezza nella propria caratura internazionale. Senza troppi giri di parole, l’Italia ammirata nell’ultimo triennio — se non è la più forte di sempre — ci si avvicina molto. Per la qualità dei suoi migliori interpreti, che troverebbero posto in quasi ogni altra nazionale; per la profondità del roster, che garantisce cambi all’altezza ed efficaci varianti in corso d’opera; per la competenza tecnica, tattica e la mentalità positiva acquisita; per il morale del movimento, costruito inanellando prestazioni convincenti condite anche da vittorie prestigiose.
Non è il tempo delle inutili modestie: l’Italia, oggi, può affrontare una squadra dal blasone chilometrico come l’Australia alla stregua di una battaglia fra pari. Che — va detto — non significa necessariamente vittoria (in campo ci sono anche gli avversari), ma implica il dovere di giocare per essa, e non per la più onorevole sconfitta possibile.
Non ci saranno Lamaro e Negri in terza linea, cosa che in altri tempi ci avrebbe mandati in crisi nera per la penuria di opzioni, ma le cattive notizie finiscono qui. Quesada, come si evince dalla lettura della formazione, vuole fare la voce grossa: all-in sul bersaglio grosso. Squadra aggressiva. Assenze pesanti? Dentro la triade di “dannati” Cannone–Vintcent–Zuliani, con quest’ultimo — il più formidabile ruba-palloni in circolazione — che, dopo anni di subentri a spaccare in due le partite, ha finalmente la chance di incidere fin dall’inizio.
La notizia è che Capuozzo non sarà all’ala, dove giocheranno le frecce Ioane e Lynagh (sì, il figlio del mito australiano), ma all’estremo, dove potrà disporre di più palloni per innestare la sua velocità da centometrista intrisa d’estro e imprevedibilità. Con Allan, e la sua esperienza, pronto a dire la sua a partita in corso.
Dentro subito anche Zambonin, cresciuto esponenzialmente nell’ultimo periodo e ormai pronto per essere un fattore azzurro fin da ora, e la coppia Varney–Garbisi in mediana a costruire le trame offensive italiane. Super consolidata la prima linea, con Nicotera a tallonare e il duo di piloni Ferrari–Fischetti al suo fianco: quando si dice una garanzia. Senza dimenticare che, qualora il fiato dovesse farsi corto, sono già pronti Di Bartolomeo, Spagnolo e Riccioni a puntellare il gioco in mischia chiusa.
Con il secondo dei fratelli Cannone — Niccolò — in seconda linea, la line-up azzurra si chiude con la coppia di centri che mezzo mondo rugbistico ci invidia: il Brexoncello. L’ira di Dio azzurra: Brex, il capitano, e Menoncello, ruolo per ruolo uno dei più forti giocatori in attività, sono attesi alla consueta performance a tutto campo, capace di spostare gli equilibri. Tra placcaggi brutali, avanzamenti inesausti e, si spera, palle schiacciate in meta. Ruzza, Page-Relo, Izekor e Marin, infine, completano la panchina — ed è una gran bella prospettiva. La profondità della rosa di cui sopra.
L’Australia, che è sempre l’Australia, viene dalla brutta sconfitta contro l’Inghilterra, capace quest’ultima di innestare le marce alte nella ripresa per piazzare l’allungo definitivo, e avrà, pertanto, il dente avvelenato di chi non è abituato a scoprirsi inferiore all’avversario due volte di fila. Per i Wallabies, formazione quasi confermata in blocco, ci saranno alcuni significativi ritorni forieri di un messaggio piuttosto esplicito: in Italia per vincere.
Appuntamento, quindi, al tardo pomeriggio, allo Stadio di Udine.
Morale della favola: la strada preparatoria che conduce al prossimo Sei Nazioni comincia proprio qui. Inutile dire che dar genesi alla rincorsa al più antico torneo del mondo, con quella che sarebbe la seconda vittoria di sempre contro l’Australia, rappresenterebbe una spinta formidabile.
Buon rugby a tutti.





















