L’ennesima, violenta aggressione avvenuta nel pronto soccorso di Vigevano ha fatto scattare un deciso campanello d’allarme nell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Pavia, che ora invoca l’intervento risolutivo della Prefettura. L’episodio di sabato scorso nel nosocomio lomellino, dove un uomo di 35 anni ha sfondato i vetri della sala triage, è solo l’ultimo di una serie che l’Opi definisce un fenomeno “inaccettabile”.
«I pronto soccorso della provincia stanno fungendo sempre più da catalizzatori cronici del disagio sociale e dell’aggressività», afferma Matteo Cosi, presidente provinciale di Opi. Dopo l’atto di devastazione, che ha messo a rischio l’incolumità degli operatori, Cosi ha espresso piena solidarietà ai colleghi di Vigevano e ha subito avanzato una richiesta formale alla Prefettura.
Tavolo di confronto per una rete sociale
La richiesta è l’istituzione urgente di un tavolo di confronto allargato, che veda seduti i principali Comuni, i direttori degli ospedali e le forze dell’ordine. L’obiettivo è chiaro: il presidente Cosi ritiene che il crescente clima di fragilità sociale, causa scatenante di molti episodi di violenza, richieda l’impegno coordinato di tutti gli enti per affrontare il problema alla radice.
«La militarizzazione degli ospedali non risolve il problema. Le telecamere, le body cam e il potenziamento dei presidi di sicurezza sono necessari, ma non possono essere l’unica risposta», spiega Cosi, sottolineando che la sola forza non è sufficiente. A suo avviso, è indispensabile creare una rete sociale capace di prevedere le potenziali condizioni di disagio e affrontarle per tempo.
L’Opi, che rappresenta 4.500 professionisti nella provincia, propone azioni concrete:
Istituzione di un tavolo di lavoro permanente sulle aggressioni per creare una filiera di protezione per operatori e pazienti, dalla corsa in ambulanza alle dimissioni.
Riconoscimento precoce e informatizzato dei pazienti che hanno già mostrato una tendenza all’escandescenza, in modo che il 118 possa allertare preventivamente le forze dell’ordine.
Coinvolgimento dei Comuni per la gestione del disagio sociale: «Se una persona arriva in pronto soccorso e picchia la gente, non siamo più di fronte a un’emergenza sanitaria ma a un problema di ordine pubblico», tuona Cosi. Allo stesso modo, le sale d’attesa non possono diventare rifugio invernale per i senza dimora: «Serve che i Comuni facciano la loro parte per trovare spazi idonei».
Riorganizzazione interna con percorsi appositi per i pazienti più difficili e la garanzia di una presenza ininterrotta delle forze di polizia all’interno degli ospedali (eventualmente sostituita da sicurezza privata h24).
La visione preventiva dell’Opi si estende anche al territorio, con la proposta di impiegare i vigili urbani per compiere ronde quotidiane all’interno delle Case di Comunità, per aumentare la percezione di sicurezza anche nelle strutture di medicina territoriale.
Violenza in crescita in Lombardia: +17% di casi nel 2024
L’urgenza delle richieste è supportata dai dati regionali. Nel 2024, la Regione Lombardia ha registrato un aumento del 17% dei casi di aggressione negli ospedali pubblici rispetto all’anno precedente, per un totale di 5.690 episodi di violenza fisica o verbale. Gli infermieri restano la categoria più colpita, coinvolta in oltre il 60% degli episodi. Un allarmante trend che la sanità pavese e lomellina intendono invertire prima che si verifichino altre tragedie.





















