Emergono nuovi e inquietanti dettagli dall’interrogatorio di garanzia di Gianluca Soncin, il 52enne in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato per aver ucciso con almeno 24 coltellate l’ex compagna, Pamela Genini, 29 anni. Sebbene Soncin si sia avvalso della facoltà di non rispondere davanti alla PM Alessia Menegazzo e agli investigatori della Polizia, alcune sue dichiarazioni rese in fase di identificazione sono significative e contribuiscono a delineare il quadro della sua vita.
Interrogato sulla sua professione, l’uomo ha fornito risposte evasive: “Lavoro presso l’azienda di mio padre ad Arzignano (provincia di Vicenza, ndr) non ricordo il nome e la stessa si occupa di lavorazione di pellame”. Un’affermazione che ha spinto gli inquirenti a concentrarsi sullo scandagliare vita e affari del 52enne nei prossimi giorni.
La casa della vittima indicata come dimora
Nel verbale, Soncin ha indicato come residenza un indirizzo a Cervia, ma, in modo agghiacciante, ha dichiarato come sua “dimora sino alla data di ieri 14 ottobre” proprio l’abitazione di Milano, in via Iglesias, dove aveva appena compiuto il femminicidio. È in quell’appartamento nel quartiere Gorla che il 52enne è entrato martedì sera facendo irruzione con una copia delle chiavi che si era procurato di nascosto, sorprendendo la donna che aveva da poco interrotto la relazione con lui.
Sotto la voce “stato civile” l’uomo ha fatto scrivere “celibe” e ha dichiarato di possedere un “diploma di Ragioneria”. Relativamente ai suoi beni patrimoniali ha risposto “nessuno”, mentre in merito a precedenti penali ha ammesso: “Sì per reati fiscali”.
L’arsenale e gli psicofarmaci
Dall’annotazione della Polizia emergono altri particolari rilevanti. All’interno dell’auto di Soncin, lasciata nei pressi dell’abitazione, gli agenti hanno rinvenuto non solo un altro coltello simile a quello usato per l’omicidio, ma anche “diversi psicofarmaci”. Nel suo portafoglio, inoltre, sono state trovate “tre carte di credito” con la dicitura “revolut”. Un dettaglio, quest’ultimo, che potrebbe far luce sulla situazione finanziaria del reo confesso.
Infine, sempre nell’annotazione, si legge che nel portafoglio della vittima, Pamela Genini, c’era una “somma di denaro complessiva pari a 1.725 euro”.
Gli inquirenti, guidati dalla PM Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella, hanno contestato a Soncin le aggravanti della premeditazione e dello stalking, basandosi sulle modalità dell’irruzione e sulle testimonianze che hanno parlato di un anno e mezzo di vessazioni, minacce e botte subite dalla 29enne. La richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere è ora all’esame del GIP.