Furia omicida a Milano: uccisa dal compagno con 24 coltellate, l’ultimo disperato messaggio: “Aiuto, è entrato”

Un passato di minacce e stalking

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Un crimine di efferata violenza scuote Milano. È il tragico epilogo di una “relazione tossica” quella che ha visto la giovane modella e imprenditrice, Pamela Genini, 29 anni, originaria di Bergamo, assassinata con un’escalation di brutalità dal compagno, Gianluca Soncin, 52 anni.

L’uomo l’ha colpita con l’orrore di 24 coltellate inferte al collo, al dorso, alle braccia, al torace e alle mani, un atto che ha rivelato una furia omicida inaudita.

L’agguato e il disperato tentativo di salvezza
L’omicidio è avvenuto nell’appartamento della vittima, in via Iglesias 33, nel quartiere Gorla-Martesana. Gli ultimi istanti di vita di Pamela Genini sono stati un incubo di terrore e un disperato tentativo di salvezza.

Alle 21.22 di martedì sera, la 29enne si stava confidando al telefono con un ex fidanzato, esprimendo la sua gioia per aver finalmente trovato il coraggio di chiudere, stavolta in modo “inamovibile”, la relazione con Soncin. La conversazione fu interrotta dalle sue ultime parole urlate al telefono: “Aiuto, aiuto, aiuto”.

Non riuscendo più a chiamare, Pamela Genini è riuscita a inviare un ultimo, agghiacciante messaggio all’uomo: “Ho paura, ha fatto doppione chiavi mie, è entrato, non so che fare, chiama polizia”.

Quando la Polizia di Stato è arrivata sul posto, la vittima è riuscita in un gesto estremo, simulando una consegna di cibo: “Secondo piano, Glovo”, sono state le sue ultime parole, usate per aprire il portone agli agenti. Purtroppo, i tentativi di soccorso si sono rivelati inutili.

Le indagini: premeditazione e crudeltà
Gianluca Soncin, originario di Biella, è stato trovato ferito con un fendente alla gola (un tentato o inscenato suicidio) ed è stato sottoposto a fermo.

L’accusa per lui è di omicidio volontario con una serie di aggravanti tali da prefigurare l’ergastolo: il legame affettivo, la crudeltà, i futili motivi, ma soprattutto la premeditazione.

Secondo gli inquirenti, l’uomo aveva architettato un vero e proprio agguato: si era recato nell’abitazione già armato di un coltello a serramanico e, cosa ancora più grave, si era procurato nelle settimane precedenti una copia delle chiavi dell’appartamento della compagna, dove lei era tornata a vivere dopo un breve periodo di allontanamento.

I vicini di casa, sentiti dagli agenti del Commissariato Villa San Giovanni, hanno raccontato di aver udito grida e urla e di aver visto la donna “cercava di uscire dal proprio appartamento, ma veniva trattenuta e tirata dai capelli da un uomo per poi trascinarla in casa”. Un’altra vicina ha sentito una voce femminile invocare pietà: “Non lo farò più”, “ti amo”, “smettila, ho una famiglia”.

Le minacce e lo stalking
La Procura di Milano ha chiesto la custodia cautelare in carcere per Soncin, aggiungendo l’aggravante degli atti persecutori.

Testimoni, tra amici e conoscenti della vittima, hanno confermato la “serie di condotte persecutorie” e una storia fatta di pestaggi e minacce.

L’imprenditore 52enne (con problemi di abuso da cocaina e oppiacei) aveva minacciato più volte Pamela Genini di “uccidere la madre” se lei avesse interrotto la relazione, specialmente dopo l’aprile 2025.

Non solo violenza fisica e minacce di morte, ma anche controllo totale: sin dal marzo 2024, Soncin l’avrebbe costretta a lasciare il lavoro e, dopo il trasferimento in Romagna, le avrebbe impedito di “vedere le amiche” o “sentirle telefonicamente”. Pamela era arrivata al punto di utilizzare numeri in “anonimo” per contattare i suoi conoscenti, compreso l’ex fidanzato.

Il gip Tommaso Perna interrogherà Soncin giovedì mattina a San Vittore per convalidare il fermo.

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