Caso Pifferi, il PM: “Cinica e cattiva, obbedì alla ‘regia’ dell’avvocata”

La dura requisitoria del Pubblico Ministero Francesco De Tommasi nel processo parallelo a Milano, con richieste di condanna per l'avvocata Pontenani e tre psicologhe. Per l'accusa, il piano era farla passare per "scema".

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“Senza bisogno di andare alla ricerca di deficit inesistenti”, Alessia Pifferi è una “persona cattiva, insensibile, anaffettiva, cinica, bugiarda e menefreghista”, che ha lasciato “consapevolmente morire la piccola Diana in un modo così orribile”. È la durissima conclusione del Pubblico Ministero di Milano, Francesco De Tommasi, nella sua requisitoria depositata nel filone d’indagine parallelo (‘bis’) sul caso della donna condannata all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato.

Secondo il PM, Pifferi ha poi saputo “obbedire” alla “vera ‘regista’ dell’operazione”, che “è diventata proprio” la sua avvocata, Alessia Pontenani. Per l’accusa, l’operazione prevedeva di “farla passare per scema” per arrivare a un vizio di mente nel processo.

Il Processo Bis e le Richieste di Condanna

Il procedimento parallelo, che si svolge con rito abbreviato davanti al GUP Roberto Crepaldi, vede imputati la legale della donna e altri soggetti per ipotesi di falso e favoreggiamento. Al centro ci sarebbe stata una presunta attività di “manipolazione” per aiutare Pifferi ad ottenere la perizia psichiatrica (non riconosciuta dai giudici) in primo grado, anche attraverso un presunto test falsificato, e per indirizzare l’esito di quell’accertamento verso un “vizio parziale di mente”.

Nel documento di oltre 300 pagine, il PM De Tommasi ha chiesto quattro giorni fa:

4 anni per l’avvocata Alessia Pontenani e per una delle ex psicologhe di San Vittore.

3 anni e mezzo per lo psichiatra e consulente della difesa, Marco Garbarini.

3 anni per altre due psicologhe.

Per l’unica imputata che non ha scelto il rito abbreviato, è stata ribadita la richiesta di rinvio a giudizio.

Le Intercettazioni e le Chat delle Psicologhe

A sostegno della tesi accusatoria, il PM ha inserito in requisitoria anche messaggi e intercettazioni tra le psicologhe imputate del carcere di San Vittore. In una chat, le professioniste avrebbero saputo che era “giusto” negare la “perizia” psichiatrica a Pifferi, “dato che ultimamente le hanno rifiutate a chi davvero ne avrebbe avuto bisogno”.

Il PM riporta anche i dialoghi che dimostrerebbero l’assenza di un deficit cognitivo. In una conversazione del 4 agosto 2023, una collega, estranea alla vicenda giudiziaria, scriveva a una delle psicologhe imputate: “Esistono persone malvagie! E basta! E basta! Esistono persone malvagie!”. La professionista rispondeva: “È perfetta nei modi e nel pensiero. Ma ha dei lampi di cattiveria negli occhi”.

Il PM ribadisce, infine, che Pifferi, come “dimostrato” dalla perizia psichiatrica del primo grado, “aveva simulato un deficit cognitivo”, e il fatto che in appello (processo ancora in corso) sia “risultata credibile sui test” non fa che “rafforzare la conclusione” che si rende “perfettamente conto delle conseguenze delle proprie azioni”.

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