Di quello che fu il monastero fruttuariense di Padregnano è rimasta solamente la storia. Peccato. I luoghi prescelti – mille anni fa – per la costruzione delle domus dei monaci (abati) che governarono per secoli il nostro territorio, furono in genere la prossimità di guadi dei fiumi. Ma la localizzazione prescelta era promossa anche dall’ambiente naturale suggestivo per bellezza paesaggistica, come si può ancora riscontrare dalle tracce superstiti, spesso rappresentate da piccole chiese, amorosamente conservate nei secoli dalla pietà popolare, mentre domus e ospizi sono scomparsi da tempo, inghiottiti dai secoli. Come pietre miliari questi oratori testimoniano antichi percorsi, avendo supplito, con l’annesso ospizio per i viandanti le antiche mansiones romane.
STAZIONE DI SOSTA ROMANA. E Padregnano fu sicuramente una stazione di sosta romana che si trovava nei pressi dell’incrocio di tre strade: la strada mercatoria che percorreva la riva sinistra il Ticino, la Como-Novara e la Milano-Novara che, probabilmente, attraversava il Ticino nel suo territorio. Si spiega così la presenza del castello del quale parlano i documenti del 1135, 1154, 1159, oltre al villaggio e al porto sul Ticino.
IL CASTELLO DI PADREGNANO – La presenza del toponimo Castellazzo consente di localizzare l’antica fortificazione sul poggio a nord di S. Vittore (dove oggi insiste una cava abbandonata), adiacente ad un pianoro dove sono stati rinvenuti reperti archeologici. Nel diploma di infeudazione (9 giugno 1164) a Rainaldo di Dassel della pieve di Dairago troviamo citato il Castellum inferius Paternianum, inferiore forse a quello di Turbigo e, in un diploma di Federico I, datato 17 aprile 1159, venne ribadito che tra i possedimenti del monastero fruttuariense vi era anche “(…) Paterniano in castello, villa e portibus (…)”. Padregnano quindi era costituito – alla fine del XIII secolo – da tre insediamenti distinti: il porto sul Ticino, il villaggio all’incrocio delle dette vie, il castello arroccato sul poggio a settentrione dell’antica chiesa di S. Vittore.
Il MONASTERO DI SAN NICOLA E BENIGNO (1094-1197)
La prima notizia circa la presenza di Fruttuaria nella diocesi milanese risale al 1014, allorchè un diploma imperiale accenna a non meglio specificate proprietà dell’abbazia piemontese nell’episcopato di Milano. Un documento del 1094 dice testualmente che “Anselmo del fu Arderico, che era detto capitano della città di Milano, e la moglie Anna, figlia di Redaldo, pure di detta città, di legge longobarda, donano al Monastero di S. Nicola e S. Benigno di Fruttuaria la loro porzione di chiesa di S. Martino con tutte le pertinenze, posta nel luogo di Padregnano”.
Il priorato di Padregnano, dunque, sorse dedicato a S. Nicola, il protettore dei viandanti per cui aveva anche un ospizio che continuò ‘il servizio’ fino al sec. XVIII. I beni del monastero si accrebbero nel 1100 quando quattro abitanti di Padregnano vendettero al monastero 21 pertiche composte da vigne e da campi. Tre anni dopo i monaci presero a livello metà della decima di Padregnano che spettava ai capitanei De Arconate. Il monastero possedeva beni anche a Castano nel 1111, a Sacconago nel 1115 e a Busto Arzizio. Oltre ai monaci c’erano anche conversi che sceglievano di vivere nel monastero come testimonia un atto del 1135: “I coniugi Ottone e Piubella di Padregnano cedono i loro beni e si fanno conversi”. Subentrarono anni di lento ma progressivo declino finché nel 1197, il priorato di S. Nicolao, oramai privo di risorse economiche, venne affidato alle cure dei priori di Voltorre. La decadenza del monastero fu dovuta probabilmente ad un incendio appiccato da truppe Pavesi, Lodigiane o Bergamasche che si erano trovate a passare di lì. Certo è che la devastazione del sito dev’essere avvenuta alla fine del secolo in quanto, ancora nel 1190, il priore Lantelmo di Castelseprio, proveniente dal monastero di Ganna, si era ritirato a Padregnano in contemplazione e raccoglimento.
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Su quello che fu il monastero fruttuariense di Padregnano (1094-1197)
Padregnano fu sicuramente una stazione di sosta romana che si trovava nei pressi dell'incrocio di tre strade: la strada mercatoria che percorreva la riva sinistra il Ticino, la Como-Novara e la Milano-Novara

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