Omicieio Garlasco: pm Pavia, nessun dna ignoto nella bocca di Chiara Poggi

Si tonerà in aula a ottobre

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Il sospetto era che si trattasse dell’ennesimo ‘giallo’ di Garlasco: il dna maschile di un ‘ignoto’ dentro la bocca della vittima Chiara Poggi, come se un ‘terzo uomo’ fosse stato presente nelle villetta di via Pascoli la mattina dell’omicidio, forse mettendole le mani in faccia per farla tacere. In realtà era la contaminazione con il “profilo genetico” di un altro cadavere, sottoposto ad accertamenti medico-legali negli stessi giorni della 26enne, uccisa il 13 agosto 2007.

Lo ha fatto sapere martedì, fugando i dubbi, la Procura di Pavia con un’articolata nota del procuratore Fabio Napoleone. Si sarebbe trattato di “contaminazione involontaria” durante l’autopsia condotta all’epoca dal medico legale, dottor Ballardini e il suo staff, su ordine della Procura di Vigevano. Il dna, o meglio delle tracce, emerso nelle scorse settimane durante l’incidente probatorio affidato alla poliziotta della scientifica Denise Albani è risultato avere una “concordanza” con i “preparati istologici” relativi a uno dei “cinque soggetti di sesso maschile” dissezionati in un “lasso temporale prossimo” all’esame su Poggi.

I consulenti genetisti dei pubblici ministeri Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, il professor Carlo Previderè e la dottoressa Pierangela Grignani, lo hanno identificato nel codice anonimo ‘153E’ corrispondente a quel corpo. Ci sarebbe sovrapposizione con i suoi “alleli”, escludendo quindi la presenza di un terzo soggetto che avrebbe commesso il femminicidio, in concorso con Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni e oggi in semi-libertà, con Andrea Sempio (di nuovo indagato) o con altri “ignoti” a cui fa riferimento il capo d’imputazione. Una contaminazione su cui 18 anni dopo è impossibile risalire all’origine ma probabilmente da attribuirsi a un supporto non sterile.

Sul fronte delle indagini, che ora puntano a concludere il maxi incidente probatorio sui dna maschili, da discutere in aula davanti alla gip Daniela Garlaschelli a partire dal prossimo 24 ottobre, non è l’unica novità. La Procura fa sapere di aver ‘arruolato’ nella propria squadra di consulenti tecnici la dottoressa Cristina Cattaneo, tra i più celebri medici legali e antropologi forensi d’Italia, tra i volti della serie Netflix sul ‘caso Yara’ (per aver avuto un ruolo di punta anche nell’inchiesta su Bossetti). Le è stato affidato il compito di effettuare “nuove verifiche” sulle “cause della morte” che, di fatto, significa rifare la consulenza tecnica medico legale.

Alla professoressa ordinaria del Dipartimento di Scienze biomediche della Statale di Milano viene chiesta una “valutazione più ampia degli elementi raccolti” durante l’indagine su Sempio, “sia in sede medico-legale sulla vittima” quanto “sul luogo del delitto”.

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