Saranno decisive le prossime settimane per il destino di Magneti Marelli, gigante della componentistica per l’automotive in crisi da mesi e ufficialmente entrato, lo scorso 11 giugno, nella procedura di Chapter 11 negli Stati Uniti, una forma di fallimento controllato che consente la ristrutturazione del debito sotto supervisione giudiziaria.
Il gruppo, nato nel 2019 dalla fusione tra Magneti Marelli e la giapponese Calsonic Kansei, è oggi controllato dalla holding nipponica Ck Holdings, ed è schiacciato da un debito da oltre 5 miliardi di dollari. Un problema aggravato dalla transizione verso l’elettrico, da strategie industriali poco efficaci e da difficoltà nel mantenere una catena di fornitura fluida e competitiva.
Secondo Antonio Del Duca, rappresentante della Fiom Cgil Ticino Olona, “circa l’80% dei finanziatori ha sottoscritto un accordo per sostenere il piano di rilancio, mettendo a disposizione 1,1 miliardi di dollari. Si tratta di un finanziamento ponte che dovrebbe garantire l’operatività del gruppo durante la procedura concorsuale”. A guidare il consorzio c’è il fondo americano Strategic Value Partners (SVP), che punta a rilevare il controllo della società. Ma la finestra per presentare offerte alternative resta aperta fino alle prime settimane di agosto: tra i nomi circolati, anche quello del colosso indiano Samvardhana Motherson.
Corbetta, stabilimento ancora operativo ma con produzione irregolare
In questo scenario di incertezza globale, lo stabilimento di Corbetta – tra i più importanti della zona ovest milanese – non è al momento interessato da conseguenze immediate, né sono stati annunciati esuberi o chiusure. Tuttavia, la produzione procede a singhiozzo, in base alla disponibilità dei semilavorati.
“Le commesse ci sono, ma a volte mancano i componenti per realizzarle – spiega ancora Del Duca –. I lavoratori vengono richiamati solo quando arrivano le forniture, altrimenti restano a casa. La situazione è molto delicata e si vive nella totale incertezza”. Alcuni dei fornitori critici, paradossalmente, sono anche tra quelli interessati a partecipare al piano di salvataggio: “Forse, in questa fase, non conviene loro garantire la piena funzionalità dello stabilimento”, aggiunge il sindacalista.
Il tavolo con il Governo e la “golden power”
Nel frattempo, a Roma si è tenuto nei giorni scorsi un incontro tra l’azienda, i sindacati e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il ministro Adolfo Urso ha ribadito la volontà del Governo di seguire da vicino l’evolversi della situazione e ha evocato l’eventuale utilizzo della golden power, lo strumento che consente allo Stato di intervenire nelle operazioni societarie di aziende strategiche per la sicurezza nazionale.
Durante il tavolo è stata ribadita la necessità di salvaguardare l’occupazione e il presidio produttivo nei siti italiani, in particolare quelli del Centro-Sud, come Melfi, Sulmona, Bari e Caivano, già interessati da cassa integrazione.
I sindacati hanno chiesto con forza al Governo di promuovere l’ingresso di un soggetto industriale solido e affidabile, anche valutando – in mancanza di alternative – una partecipazione diretta dello Stato nella compagine societaria.
Il prossimo aggiornamento ufficiale è previsto tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Entro allora, sarà più chiaro se Magneti Marelli potrà davvero imboccare la via del rilancio oppure se serviranno scelte più drastiche.