Una lunga riflessione insieme a don Maurizio e a Francesco Bigogno nel ruolo di intervistatore. Attualmente don Maurizio è cappellano all’ospedale Fornaroli di Magenta, incarico che ricopre da sette anni. Ha recentemente festeggiato il 25esimo di sacerdozio, un traguardo importante. Francesco lo incalza con una domanda. Come è cambiato fare il sacerdote in questi anni? “Da Busto Arsizio, dove sono nato e cresciuto mi sono trovato nelle valli al confine della Svizzera – ricorda poi ho fatto 9 anni in Albania, un altro mondo. Un altro modo di essere cristiani con un altro stile di vita”. Per approdare a Magenta, in ospedale, ma anche nelle parrocchie. A contatto con la sofferenza, con la malattia. Don Maurizio entra anche in carcere a Busto. E’ un sacerdote in prima linea. Con il parroco don Federico ha un ottimo rapporto. Una conoscenza di lunga data che cominciò in seminario. Tocchiamo il tasto delle vocazioni in calo che riducono sempre di più il numero dei sacerdoti per una comunità di fedeli. Perché? “Sono tornato dall’Albania nel 2018, ho trovato un’Italia diversa – racconta – fredda e solitaria. Sono nemico della tecnologia, gli smartphone non aiutano a stare con gli altri. E poi l’ultimo Concilio Vaticano II è di 60 anni fa. Oggi serve urgentemente il Concilio Vaticano III per rendersi conto che il mondo è cambiato. Dobbiamo rivedere la chiesa come comunità”.
Anche il modo di celebrare va rinnovato perché vecchio, secondo don Maurizio. Ma quali sarebbero le modifiche da fare? “Il Papa che ci ha appena lasciato dice che siamo tutti fratelli, insieme possiamo dire che possiamo dare una spinta al mondo”, afferma. E a coloro che non vanno più in chiesa, pur credendo in Dio, cosa ti senti di dire? “Come dissi un po’ di anni fa, mi spiace per loro – dice – rinunciate a qualcosa. Gesù venendo sulla terra ha portato una mentalità diversa. Guardare all’altro come una risorsa. Se faccio del bene a te faccio del bene anche a me. Sembrano cose scontate, ma se non fosse passato Gesù non ci saremmo arrivati”. Non dobbiamo vivere come in una campana di vetro, raccomanda don Maurizio. Si pensa alle persone cristiane che frequentavano la chiesa e poi se ne sono allontanate. Come tornare a coinvolgerle? “Hanno bisogno di fare esperienze forti – aggiunge – tornando alle celebrazioni per il mio 25esimo sono arrivati anche un gruppo di albanesi che avevano preparato un canto per la messa. Abbiamo conosciuto un modo di essere chiesa bello”.
E i sacramenti? Sono considerati ancora importanti? “Nella mia vita ho vissuto alcune confessioni particolari e guai se non le avessi vissute – ricorda – e alcune confessioni fatte in ospedale a chi ha conosciuto al sofferenza. Per tante persone è stata una svolta, come quelle nella comunità per tossicodipendenti e alcolisti. Confessioni che hanno cambiato la loro vita”. In questi 25 anni ci sono stati momenti in cui ti sei chiesto ‘chi me lo ha fatto fare di diventare prete?’ “Certo, tante – spiega – momenti difficili durante i quali mi sono sentito solo. O in Albania, quando vivevo situazioni dure, mancanza d’acqua o di corrente. Ma non rinnego niente, perché dopo quei momenti è sempre arrivato l’aiuto giusto”. Figlio del cardinal Martini per il quale la parola era tutto. Don Maurizio, chiede Francesco, senti di essere un punto di riferimento? “Io dico di si – dice – ancora più nei luoghi della sofferenza il passaggio del prete è gradito. All’epoca del covid ero io il parente perché loro non potevano entrare”. Ha tanti amici che gli vogliono bene don Maurizio.
Oggi non ci va tanta gente in chiesa, non è più come una volta. “Se riesci a fare delle esperienze in posti dove la parola di Dio è sentita ti lascia il segno – assicura – altrimenti tutto sembra uguale e monotono. Vivere una settimana di servizio a Lourdes per esempio, dove vedi tante persone malate o una giornata mondiale della gioventù. Serve, come dicevo, il Concilio Vaticano III per rinnovare anche lo stile delle celebrazioni”. L’intervista si conclude. “ovunque andiamo dobbiamo sentirci a casa, in questo modo riesci a rendere questo servizio più pieno possibile”, dice. E un suggerimento: “Ovunque tu andrai per queste vacanze una chiesa la vedrai. Un modo per ricordarti di pregare”. Ascoltiamo la video intervista di Francesco a don Maurizio.