Chiara Radaelli, della 4b liceo scientifico Bramante ha vinto il primo premio del concorso letterario, in memoria della professoressa Lorenza Cardani, come poesia più apprezzata. Una poesia sicuramente da leggere che proponiamo:
POESIA: TIC TAC
Tic tac tic tac.
Tic tac.
Tic tac.
Conto i secondi alternandoli ad un respiro.
1, inspira
2, espira
3, inspira
4, espira.
Perdo il conto.
Il tempo passa così lento.
Sembrano trascorse ore da quando ho iniziato, e invece sono solo a 31
espira, 32
inspira, 33
A volte i momento sono così lunghi.
Però se ripenso a tutti gli anni che sono passati, non pare lontano.
È stato veloce.
Sembra ieri.
Mi pettinavi i capelli prima di legarli in corte treccie attaccate alla base della mia nuca.
Io mi lamentavo fossero storte, pretendendo tu le rendessi perfette.
A pensarci adesso,
avrei solo voluto accontentarmi di quegli attimi.
Di quelle piccole cose.
Dei minimi, ma importanti, gesti che compievi per me.
Adesso nessuno mi lega più i capelli mentre mangio.
Nessuno mi fa i grattini sul divano mentre guardiamo Harry Potter la vigilia di Natale.
Nessuno mi prepara un piatto di pasta al ragù, mentre gli altri mangiano quella al pesto,
per poi lavare il doppio delle pentole, solo per un maledetto capriccio di una bambina viziata.
Nessuno mi compra il mcdonald di nascosto, quando papà è a lavoro.
E anche se fosse,
non sarebbe lo stesso.
Non mi accontenterei.
Vorrei solo tornare indietro e godermi i nostri momenti insieme.
Ma il tempo è bastardo.
Quando lo vivi, è lento e straziante.
Quando lo ricordi, è solo straziante.
Quando lo rimpiangi, rammenti quanto sia stato veloce, quanto tu abbia trascorso superficialmente quei momenti.
Tic tac, tic tac.
Tic tac.
Tac.
Tac.
78, inspira
79, espira
80, inspira
83, espira
Ti distrai e l’81, 82 e 83 si perdono.
Sono solo numeri, non li reputi rilevanti.
Ma quei “solo numeri” in realtà sono momenti, ricordi non costruiti.
Quelle tre cifre erano le uniche ad essermi sfuggite?
Cosa è successo in quei 3 secondi?
Quando avevo iniziato a perdere il conto?
Forse non c’era stato un preciso punto di partenza, si era trattato di uno scivolamento progressivo, impercettibile eppure inarrestabile.
Avevo dimenticato l’importanza del tempo.
Dell’attimo.
Del carpe diem.
In tre secondi possono succedere tante cose.
Può nascere un neonato.
Morire un genitore.
Rompersi un osso.
Avvenire un terremoto.
Affogare un ragazzo.
Innamorarsi una donna.
Quei tre secondi, che per me non erano importanti, per qualcun’altro erano essenziali.
Erano gli ultimi istanti di una ragazzina con suo padre in oncologia.
Erano le prime parole di una bambina, “ma” “pa pa”.
Erano i momenti di ansia prima di estrarre a un’interrogazione.
Era una suoneria che squillava.
Erano i primi passi di un futuro giovane uomo.
Era un marito che cercava sua moglie in giro, “Amore!”.
Erano i secondi prima di rovesciare un bicchiere di vino sul tappeto.
Erano i primi pianti di un’anima appena nata.
Mentre quei tre secondi cambiavano il mondo, io ero raggomitolata in un letto come una conchiglia che affonda nella sabbia umida.
Appoggiata, senza vita, priva di forze, su un morbido e avvolgente materasso, come un vagone sui binari.
101, inspira
102, espira
Contarli mi rilassa.
Soprattutto dopo uno sfogo, dopo un momento pesante.
Come la quiete che segue la discesa della lama di un boia.
120, inspira
121, espira
Arrivo a 200 e poi mi fermo.
Magari provo a dormire.
Però non riesco a smettere di pensarci.
Sono 157788000 secondi che non sei più qui con me.
Li conto da quando non ci sei più.
Non personalmente.
Ho un cronometro sul telefono, sempre acceso.
Dal giorno del tuo funerale.
Non smette mai di dividere i secondi.
Fa tic tac tic tac.
Come i miei pensieri.
Forse è per questo che mi rilassa contarli.
Immagino di essere in sincronia con quel cronometro.
Fingo che quei secondi siano i battiti del tuo cuore.
Sogno di sentirlo ancora palpitare,
appoggiata con la nuca sul tuo dolce seno,
coperto da un pigiama in cotone,
colmo di gattini neri su sfondo grigio.
Lo sento pulsare, sembra sussurearmi qualcosa.
Solo che non fa più tu-tum.
Ma tic tac.
Tic tac. Tic tac. Tac. Tac. Tac. Beep. Beep. Beep.
Non sono più delle lancette, ma un elettrocardiografo.
Strano che segni i tuoi battiti, dato che non ci sei più.
Forse è per ricordarmi che vivi in me.
Che il mio cuore è il tuo.
Non ne sono certa, ma presumo significhi qualcosa.
Purtroppo non lo saprò mai.
Solo di una caso posso essere certa.
I secondi.
Passano.
Veloci.
197, inspira
198, espira,
199, inspira.
Non mi ero resa conto di essere già arrivata a
200, espira.
Beep.
Beep.
Beeeeeeeeeep.