Cinque processi, due assoluzioni in primo grado e in appello, un processo d’appello bis con nuove perizie e fatti cruciali per ribaltare il verdetto e alla fine la condanna al massimo della pena prevista per un processo abbreviato per un delitto. La nuova inchiesta della Procura di Pavia su Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, riapre il dibattito sul caso Garlasco.
Sull’amico del fratello della vittima c’è un’indagine coperta da segreto istruttorio, per l’allora fidanzato invece una condanna definitiva che ha seguito le regole. Magistrati e revisioni. La Procura di Pavia non si è mai occupata di Alberto Stasi, all’epoca c’era Vigevano poi la Corte d’Appello di Milano. Le richieste di archiviazione di Sempio, firmate dall’ex pm di Pavia Mario Venditti, hanno ottenuto l’approvazione di due diversi giudici e fanno parte dei sette tentativi della difesa Stasi di riaprire i giochi, tra cui due tentativi di revisione davanti Corte d’Appello di Brescia (nel secondo caso anche dalla Cassazione). Di recente il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che il processo a Stasi è stato equo.
I magistrati (circa 40) che si sono occupati del condannato hanno tutti riconosciuto la responsabilità di Stasi oltre ogni ragionevole dubbio. Stasi condannato al massimo della pena. Quando Stasi va a processo la legge gli consente di scegliere il rito abbreviato (non più possibile nei casi più efferati come dimostrano le condanne di Alessandro Impagnatiello o Filippo Turetta) e viene punito ”con il massimo della pena” prevista per l’omicidio. Alberto Stasi “non appare meritevole di alcuna attenuante” visto il comportamento ”tenuto contemporaneamente e dopo l’omicidio” data l’assenza di pietà per la vittima e avendo da subito sviato le indagini. La pena di 24 anni deve essere ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato e si arriva così ai 16 anni di condanna.