Per il consulente della famiglia di Chiara Poggi, l’ex ufficiale del Ris, Marzio Capra, l’impronta palmare attribuita ad Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia per l’omicidio della giovane avvenuto il 13 agosto del 2007, è “un elemento molto controverso”.
Al Corriere della Sera spiega inoltre che, per quanto riguarda il Dna ungueale, sempre attribuito a Sempio, sulle unghie della vittima si tratta di “analisi già valutate come non utilizzabili da me, dall’allora comandante del Ris Giampietro Lago, dall’ex perito Franceso De Stefano”. “Come si può pensare che gli stessi dati, rivalutati oggi, valgano come prova? Per me non c’è spazio”, afferma.
Per Capra e “impossibile” che 18 anni dopo sia individuata una traccia palmare attribuibile a Sempio sulla scena del delitto.
“Non mi risulta – spiega – che ci siano tecniche in grado di rendere utili a livello dattiloscopico tracce che prima non lo erano. Una traccia non è utile quando non ha punti caratteristici in grado di renderla confrontabile. E quella non lo era”.
Per il genetista “quelle attribuibili erano state subito associate a un nome, le altre no e un motivo ci sarà”.
Capra sottolinea infine che “il lavoro di repertazione a Garlasco era stato fatto ed è sempre stato condiviso dalle parti coinvolte”.
I magistrati e i carabinieri che si occupano delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi hanno riferito nelle loro comunicazioni ai media di avere sfruttato tecnologie che non esistevano 18 anni fa per riaprire il caso che sembrava chiuso dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi. Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha fatto riferimento alle “nuove potenzialita’ tecniche a disposizione, sia hardware, sia software” utilizzate per arrivare alla conclusione che l’impronta classificata come numero 33 e’ di Andrea Sempio. Interpellata dall’AGI, Marilena Cipollaro, medico e docente in pensione dell’ateneo Vanvitelli di Napoli, autrice di preziosi studi sul dna antico degli scheletri trovati negli scavi di Pompei ed Ercolano e collaboratrice per alcuni cold case con il Ris di Parma, spiega come le nuove tecniche possano riaprire scenari investigativi anche molto lontani nel tempo con la premessa che nello studio del dna non e’ cambiato molto rispetto all’epoca del crimine di Garlasco.
“La piu’ importante tecnologia a disposizione, ora come allora, e’ la PCR (Polynmerase Chain Reaction), inventata da un ricercatore californiano, che permette di replicare ripetutamente una molecola di dna. Era ga’ disponibile nel 1984 ed e’ rimasta la tecnica ‘cavallo di battaglia’. Quello che ovviamente all’epoca non c’era sono gli enormi database ora a disposizione'”, premette.
I pubblici ministeri pavesi stanno cercando di capire se sia possibile trovare del materiale biologico sull’impronta da loro ritenuta quella dell’assassino perche’ vicina a dove e’ stato trovato il cadavere di Chiara Poggi. “Anche se esistono tecniche piu’ avanzate nell’ambito della biologica molecolare, sara’ molto difficile che venga trovato del materiale biologico su uno scenario di 18 anni fa. Il materiale biologico e’ molto piu’ labile”, evidenzia la studiosa.
Sulla ‘decifrazione’ delle impronte, invece, le nuove scoperte hanno permesso passi da gigante. Nella consulenza che attribuisce l’impronta a Sempio, i pm hanno reso noto che sono stati utilizzati un inchiostro e uno scanner ottico per ottenere nuovi elementi di riscontro dalle fotografie delle impronte scattate dopo l’omicidio. “La tecnica dell’inchiostro esisteva anche 18 anni fa, mentre lo scanner ottico non c’era ed e’ di grande utilita’ – esplicita Cipollaro – gli esperti ora hanno a disposizione strumenti di rilevazione e software che danno la possibilita’ di svolgere analisi piu’ precise anche su impronte molto labili. E per le impronte digitali ci sono database pazzeschi che aiutano a risalire all’identita’ di chi le ha lasciate con maggiore precisione e probabilita’”.