“L’impronta 33 evidenziata mediante l’impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”.
Così in una nota il procuratore della Repubblica di Pavia Fabio Napoleone, dà ufficialità a quanto emerso nella giornata di ieri e anticipato da alcuni quotidiani, in merito all’impronta repertata sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, dove è stato ritrovato il cadavere di Chiara Poggi. La traccia, precisa il procuratore, è stata analizzata “alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software”.
La consulenza tecnica dattiloscopica collegiale, redatta da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, esperto del Ris e dattiloscopista forense, e utilizzata nel compimento degli atti istruttori svolti ieri, è stata depositata presso la segreteria della Procura di Pavia “per una maggiore celerità ed efficienza delle indagini ed al fine di sviluppare un eventuale contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio, anche per eventuali deduzioni al riguardo”.
“Considerate le imprecisioni e le inesattezze riportate dai media in merito all’ impronta 33”, la procura precisa che “le superfici delle pareti e del soffitto, nel primo tratto della scala che conduce alla cantina casa Poggi, sono state trattate, nel corso delle operazioni tecniche e di repertamento eseguite in data 21 agosto 2007 dai RIS di Parma, con una soluzione di ninidrina spray al fine di evidenziare impronte e tracce latenti.
In data 29 agosto 2007 i RIS di Parma hanno proceduto ad ispezionare le pareti e il soffitto delle scale della cantina precedentemente trattate con ninidrina individuando la suddetta impronta 33, che è stata fotografata digitalmente in pari data. In data 5 settembre 2007 una parte dell’impronta 33 priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile. L’ufficio sta procedendo ad ulteriori investigazioni sul punto. Come emerge dalla relazione di consulenza tecnica n. 3306-2007 dei Ris di Parma la restante parte dell’impronta 33, potenzialmente utile per gli accertamenti dattiloscopici, era stata ritenuta ‘non utile'”.