Due settimane fa è finita molto male, con la Francia che a Roma è venuta con il rullo compressore innestato, tanto da sommergere i nostri sotto una cascata di mete. È finita secondo pronostico, figlio di forze impari e di una differenza di competenza rugbistica che fa delle prime cinque squadre al mondo un élite di compagini extraterrestri.
Insomma, giocano tutto un altro sport. Per la verità, l’Italia non ha nemmeno disputato una brutta partita, almeno in attacco, sfiorando la quarta meta a più riprese e, pertanto, il punto di bonus che avrebbe pure meritato per la spavalda freschezza di tante manovre offensive. Il lato nero della medaglia, nell’aver giocato all’arrembaggio contro i maestri del rugby-champagne, è stata, appunto, l’agonia difensiva di ragazzi chiamati a placcare il triplo dei pari ruolo avversari e fino ad implodere. Sono scelte.
Oggi, a Twickhenam, sarà un po’ diverso. E non solo per a formazione rivoluzionata rispetto al match contro la Francia. Fuori Allan, Capuozzo all’estremo con Ioane all’ala insieme a Gallagher sul lato opposto. Dentro Vintcent col numero otto e Riccioni in prima linea. Regia, infine, affidata alla coppia Garbisi-Varney, quest’ultimo alla prima presenza da titolare in stagione. Se non è uno stravolgimento poco ci manca. Ad essere diverso, bolgia a parte, sarà, probabilmente, il piano tattico adottato dagli Azzurri. Più sparagnino, più lotta casa per casa che scontro a campo aperto, più uso del piede che delle mani. Sopratutto, lo si spera, più placcaggi dominanti, più furia agonistica nei punti di incontro, più barricate che mitragliatrici. Sporchi ma belli, sublimazione della sofferenza.
L’Inghilterra non è la Francia ma, la stessa Francia, l’ha battuta. In casa, a sorpresa, all’ultimo secondo, difendendo alla morte fino ad imbrigliare la macchina da guerra transalpina che, proprio in virtù di quel passo falso, rischia di perdere il Sei Nazioni 2025. Quindi, non sarà forse quella di Wilkinson che vinse la Coppa del Mondo ma resta squadra di una categoria superiore alla nostra che pure, a piccoli passi, siamo molto cresciuti. Gli inglesi, peraltro, sono gli unici che non abbiamo mai avuto il piacere di sconfiggere nei nostri primi venticinque anni di torneo e qualcosa vorrà pur dire. Ci siamo andati vicini, per esempio l’anno passato, ma più spesso abbiamo rimediato scoppole severe e ciò che si attende (o ci si auspica) dal match odierno è una situazione intermedia. Inutile farsi troppe illusioni: restare in partita per un’ora potrebbe essere l’obiettivo massimo di questa penultima giornata di Sei Nazioni. Per i meno avvezzi al gioco, qualcosa di tutt’altro che banale.
È pur vero che il successo contro il derelitto Galles, che salvo sorprese potrebbe voler dire quinto posto finale, ci mette nelle invidiabile condizioni psicologiche di affrontare con serenità l’incontro, come chi non ha troppo da perdere e, insieme, molto da guadagnare. Ma il rugby è sport onesto, oltre che crudo, vince praticamente sempre il migliore e oggi lo saranno i nostri avversari. A noi, però, l’onere di rendergli il pomeriggio più complicato possibile. Magari con qualche avanzata devastante di Menoncello, che nell’Inghilterra e non solo sarebbe titolare inamovibile, o della scheggia impazzita Capuozzo. Uno che se imbeccato a dovere può fare ammattire ogni difesa a suon di dribbling e volate da centometrista.
Sarebbe bello, altresì, confermare la sopraggiunta competenza in touche e in mischia chiusa; fasi statiche che, con la relativa efficacia, rendono possibile la tenuta dignitosa del campo. In tal senso, buoni segnali abbiamo già avuto modo di lanciarli nel recente passato.
Poi, chissà, nello sport è anche successo che Douglas battesse il vero Tyson e, per dirla alla maniera del compianto Emiliano Mondonico, tutte le partite cominciano dal punteggio di zero a zero. Insomma, tutto è pronto per lo spettacolo della manifestazione sportiva più antica al mondo. Noi abbiamo un privilegio da tenere sempre bene in mente. Siamo invitati al tavolo dei grandi perché abbiamo dimostrato a più riprese di meritarcelo. Tra qualche ora, pertanto, proviamo a farlo presente agli inglesi. Buon rugby a tutti.