Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo con l’isolamento diurno per 3 mesi (18 quelli chiesti dalla procura) per l’omicidio pluriaggravato della compagna Giulia Tramontano, per l’occultamento del suo cadavere e per interruzione non consensuale di gravidanza. Lo ha deciso, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la corte d’Assise di Milano, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, accogliendo la richiesta della procura. La corte ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione, del vincolo affettivo che legava vittima e omicida e della crudeltà, ma non quella dei futili motivi, contestata dalla procura.
I giudici hanno condannato Impagnatiello all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato, non riconoscendo alcuna attenuante ed escludendo solo l’aggravante dei futili motivi, mantenendo quelle della premeditazione, della crudeltà e del rapporto di convivenza. La Corte ha anche riconosciuto il concorso formale tra l’omicidio e le altre due imputazioni di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale, applicando oltre all’ergastolo anche 7 anni di reclusione per questi ultimi due reati.
La Corte, inoltre, ha condannato Impagnatiello, impassibile durante la lettura del verdetto a fianco delle sue legali, a risarcire con provvisionali da 200mila euro ciascuna il padre e la madre di Giulia e con 150mila euro a testa il fratello e la sorella della vittima