Era un passo atteso, per certi versi obbligato, ma resta un passaggio determinante nella soluzione della drammatica vicenda processuale seguita all’omicidio di Fabio Ravasio, commerciante residente a Parabiago ma titolare di un’attività in via Manzoni a Magenta.
La notizia è arrivata nella mattinata di oggi, mercoledì, quando il sostituto procuratore Ciro Caramore ha chiesto il giudizio immediato per la brasiliana Adilma Pereira Carneiro e di tutte le persone coinvolte nell’indagine che ha fatto luce sull’omicidio di Fabio Ravasio, avvenuto il 9 agosto di quest’anno in via Vela a Parabiago. Insieme alla donna dovranno affrontare il processo il marito Marcello Trifone, il figlio Igor Benedito, l’amante Massimo Ferretti, il compagno di un’altra figlia Fabio Lavezzo, Mirko Piazza, il meccanico Fabio Oliva e Mohamed Daibi.
Tra il 22 e il 26 agosto scorsi le forze dell’ordine hanno arrestato l’intero gruppo. Il primo a confessare era stato il genero Fabio Lavezzo, il quale aveva aiutato nel nascondere l’Opel Corsa all’interno del box della sua residenza. Nonostante la targa fosse alterata, infatti, i carabinieri erano riusciti a risalire all’intestataria, ovvero Carneiro.
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Carneiro, che continua a dichiararsi innocente, voleva impossessarsi dei beni di Ravasio. Per questo motivo, la 49enne brasiliana avrebbe innanzitutto manipolato i documenti di due suoi figli per dare la paternità al 52enne, quando in realtà sarebbero nati dalla relazione con il marito legale Marcello Trifone.
Lo stesso magentino Marcello Trifone, marito di Carneiro, durante l’interrogatorio del 25 settembre aveva dichiarato davanti al pm Caramaro che a organizzare tutto era stata proprio la 49enne, dopo che Ravasio aveva capito che la donna voleva in realtà raggirarlo per impossessarsi dei suoi beni. Carneiro, però, ha sempre detto di non sapere nulla del piano e che, in realtà, la colpa sarebbe da attribuire a Ferretti.
Se la richiesta accusatoria sarà accolta, le udienze potrebbero cominciare nell’arco delle prossime settimane; gli inquirenti hanno raccolto una ingente mole di prove, tali da prefigurare pene durissime per gli imputati. Ma toccherà al processo stabilire la verità, seppure giudiziaria, di un fatto drammatico che ha scosso nel profondo la comunità di Magenta.