Ogni mattina mi ritrovo, per motivi di lavoro, a prendere il treno suburbano S9 ed ormai l’appuntamento con il grandissimo cantiere per il futuro villaggio olimpico in prossimità della fermata di Milano Porta Romana è pura routine. Questo passaggio è fondamentale all’idea che ha portato all’elaborazione di questa proposta per la città di Abbiategrasso, perché in prossimità del cantiere c’è l’immenso spazio occupato (e valorizzato) dalla Fondazione Prada, diventata uno dei punti di riferimento della scena artistica e culturale milanese, con mostre permanenti e temporanee. Stiamo parlando di una superficie di circa 20mila mq.
Fondazione Prada ed Abbiategrasso, quale il nesso?
Ebbene, la fondazione milanese nasce come una grande riqualificazione urbana dell’area un tempo occupata dalla distilleria “Società Italiana Spiriti”, mentre la città di Abbiategrasso ha alcune ex aree industriali dismesse che necessitano di essere rigenerate.
Per andare sul piano concreto, si può pensare all’area ex-Siltal come ad un polo culturale, con un museo d’arte al suo centro.
Un luogo dove l’arte possa essere il motore del processo di rilancio di una zona cittadina che ancora oggi non ha trovato una propria strada, con il convento dell’Annunciata che fatica ad ingranare in un contesto dove spesso risulta una stella sbiadita.
In linea con articoli scritti precedentemente, rilancio il principio secondo cui le realtà provinciali debbano ricercare le proprie radici per rigenerarsi ed evitare di diventare città-dormitorio. Pertanto, ho apprezzato particolarmente la proposta emersa sulla stampa locale di dedicare una via al grande stilista Moschino.
Una via, però, è solo l’inizio per arrivare ad un vero percorso di recupero della sua figura e ri-costruire il legame con la città. Dunque, perché non mettere in dialogo l’arte con le creazioni di Moschino? Perché non concepire uno spazio poliedrico dove l’arte sia libera di manifestarsi in dialoghi, forme e suoni che prima non abbiamo sperimentato?
Il miglior modo per esprimere un passo avanti ed un cambio di direzione rispetto a qualcosa che precede è la congiunzione “ma”. E’ proprio il nome che è presente nel titolo di questa proposta, seppur allungato per dare un’intonazione accattivante e di stupore. L’Arte non è forse in primis stupore? Non è forse una reazione che ci spinge ad uscire dai nostri schemi?
MAA sarà il Museo d’Arte Abbiatense che si potrebbe nutrire sia di contributi da collezioni private sia di quell’immenso patrimonio nascosto dai grandi musei per mancanza di spazio. Costruire ponti di collaborazione e sinergia tra istituzioni è fondamentale per creare nuove frontiere di cultura, come far entrare il Museo nel circuito dell’Abbonamento Musei Lombardia.
Il MAA sarà anche un immenso riflettore per illuminare e ridare risalto anche al Convento dell’Annunciata.
Ovviamente l’Area ex-Siltal non avrebbe solo un semplice museo, ma potrebbe benissimo avere un piccolo spazio per musica dal vivo, piccole attività. Non si può pensare che tutto s’inabissi allo spegnimento delle luci nel museo.
Il MAA avrebbe un effetto rigenerante richiamando in città turismo, eventi, capitali e talenti. Nessuno mi toglie dalla testa che Abbiategrasso avrà finalmente ridato il giusto valore a Moschino solo quando avrà creato uno spazio per i futuri stilisti e sarà riuscita ad entrare nel circuito della settimana della moda di Milano, ospitandone una sfilata.
Non vorrei divagare troppo in un eccessivo quantitativo di proposte, per cui chiudo con una domanda diretta a tutta la cittadinanza: MAA un museo d’arte ad Abbiategrasso lo vogliamo?