Robecco ha celebrato il Giorno del Ricordo, a cura di Franca Galeazzi

“Io cerco di ridurre la grande storia alle dimensioni della persona … Dove sono lacrime e sentimenti”

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Il giorno dedicato al Ricordo della tragedia delle foibe, dell’esodo istriano, fiumano, giuliano e dalmata, si è chiuso la sera di sabato in una sala consiliare percorsa da immagini, scritte, ma soprattutto da parole che hanno ridato voce, attraverso la lettura del racconto ‘Il cartello,’ a dolorose vicende a lungo taciute, ignorate.

Alle parole del sindaco Fortunata Barni di saluto e di riflessione sulla doverosa trasmissione della verità storica alle giovani generazioni, concetto ribadito anche dal presidente dell’Associazione Giuliano-Dalmata, Claudio Girardi, hanno fatto seguito quelle di Raffaella Nova Santagostino. Parole intense e commoventi con cui la scrittrice ha narrato la vicenda di Vladimiro/Vlatko, uno dei protagonisti della raccolta di racconti ‘All’ombra del ‘900. Storie di uomini soli’, ed. La Memoria del Mondo.

Uno per tutti, Vladimiro. Uno a incarnare i tanti bambini e ragazzi che, strappati agli affetti più cari e al paese natio, con l’umiliante cartello di ‘profugo’ hanno attraversato l’Italia sul ‘treno della vergogna’ e che non senza sofferenza, grazie alle proprie doti, alla propria forza interiore, all’accoglienza da parte di istituzioni meritorie e/o di nuove famiglie, sono riusciti a ricostruirsi un’esistenza, un futuro segnato dal riscatto sociale, lavorativo e affettivo. Quest’ultimo, tuttavia, non è possibile per Vladimiro che, divenuto un valente tipografo, nonostante la vicinanza e l’incoraggiamento a sperare del buon e affezionato signor Cerutti, si consegnerà alla solitudine.

Solitudine su cui pesa un’ombra lunga, scura e greve, poiché “Nessuno, da quel poco che ho capito, né da una parte, né dall’altra, ha riconosciuto le proprie colpe. Non ci sono imputati … Io non farò niente per vendicarmi e allora l’unica offesa contro la vita è quella di restare solo, fino alla fine”. Ecco quanto afferma Vladimiro, ormai adulto, al termine di una storia con la ‘s’ minuscola in cui l’autrice si è calata rispettosa del ‘vero’ sia storico sia poetico – Manzoni docet – e fedele all’esergo del libro: “Io cerco di ridurre la grande storia alle dimensioni della persona … Dove sono lacrime e sentimenti” (Svetlana Aleksievic, premio Nobel 2015).

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner