Magenta: Marco Porta, una vita in Croce Bianca, si racconta dopo l’ultimo giorno di lavoro: “Ho dato tanto, ma ho ricevuto di più”

Ha cominciato nel lontano 1985 alla Croce Oro di Sedriano, quando il soccorso non era coordinato come oggi. Lo scorso 31 ottobre ha lasciato definitivamente il servizio dopo una vita dedicata alla Croce Bianca.

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La voce è rotta dall’emozione perché per Marco Porta il servizio in ambulanza è stato la sua vita. Ogni giorno diverso dall’altro: gioie, paure, preoccupazioni, tante emozioni messe insieme. Anche per Marco è arrivato il momento di lasciare per la pensione. Ha cominciato come volontario tanti anni fa. Era il 1985 all’allora Croce Oro di Sedriano. Era un ragazzo ed erano in pochi coloro che si avvicinavano al mondo del soccorso in ambulanza ancora sconosciuto. Lui era uno di quei pochi. Non c’era quasi nulla, se non la buona volontà di chi ci metteva l’anima in quello che faceva.

E’ continuata per cinque anni la sua importante esperienza alla Croce Oro, finché arriva la chiamata del dottor Giuliano Sarro, del notaio Pessina e di don Giuseppe Locatelli. Si voleva costituire una realtà del soccorso anche a Magenta dietro la basilica di San Martino. Uno spazio piccolo con un paio di letti a castello per l’equipaggio di turno. Marco era uno di coloro che cominciarono, insieme ad altri. Aurelia Giolla, Massimo Magistroni e altri ancora che fanno parte della storia dell’associazione. Arriva la Croce Bianca sezione di Magenta diventata operativa il 14 febbraio 1991. Marco era uno dei volontari: soccorritore, capo servizio e autista, fino al 2001. Quando è diventato un dipendente fino al 31 ottobre di quest’anno. “Migliaia e migliaia di interventi – ricorda – cose belle come la nascita di bambini. Cose brutte, superate grazie ai colleghi. Tutti, dai vertici dell’associazione a tutti gli altri è impossibile citarli tutti. Il periodo più difficile? Sicuramente il covid. Ma la Croce Bianca è stata una vera palestra di vita, una famiglia allargata”.

Marco è uno di quei soccorritori che hanno dato tutto al soccorso, ma allo stesso tempo non esita ad ammettere: “Ho ricevuto altrettanto, anzi forse più di quello che ho dato. In Croce Bianca abbiamo passato tanti momenti belli insieme, anche divertenti con le feste che venivano organizzate. Una delle cose che non dimenticherò mai è stato il salvataggio degli animaletti. Certo, tutti gli interventi avevano qualcosa di speciale, ma quelli mi davano un qualcosa in più in termini di positività. Arturo, il rapace investito, il cagnolino salvato da un incendio a Mesero, il gattino e tanti altri”. Trentadue anni di servizio, con tanti ricordi: “Qualche volta ho sbagliato, ma è normale sbagliare per chi lavora. Adesso è arrivato il momento di lasciare. Ai chi arriva, ai giovani voglio dare un consiglio. Che ci sia serenità, anche nel dire le cose che non vanno. Spesso si tende a nasconderle per paura, ma è giusto dirle. Sto ricevendo centinaia di messaggi, non solo dalla Croce Bianca di Magenta, ma da Aeru, da tutti i dipendenti e volontari di tante altre associazioni che incontravo al pronto soccorso, piuttosto che su un intervento. Segno che ho lasciato qualcosa di buono e questa è la cosa che mi fa più piacere. Non continuerò perché penso sia giusto dedicarmi ad altro. Il nonno, ecco farò il nonno grazie a mia figlia”.

Marco saluterà tutti alla cena ufficiale della Croce Bianca il prossimo 2 dicembre. “Sarà quello l’atto conclusivo di questa mia lunga parte di vita – conclude – Qualcuno mi ha detto che, con me, è una storia che se ne va, ma anche un soccorritore che non si vedrà più sfrecciare per Magenta”.

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