RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Care Lettrici e cari Lettori immaginatevi questa scena: un Drag Queen, un uomo travestito da donna in modo trasgressivo, eccessivo e volgare, che racconta una fiaba di “inclusione e diversità” con il principale fine di indottrinare i bambini alla diluizione dell’identità sessuale. No, non è uno scherzo… sta succedendo davvero. Domani ad Aosta”
“L’ultimo gravissimo caso ad Aosta, dove Comune e Regione, tramite la Consigliera di Parità Katya Foletto (grande sostenitrice pubblica delle istanze LGBTQ e della Carriera Alias nelle scuole) hanno concesso il proprio patrocinio a un evento con il Drag Queen Francesco Pierri (alias Cristina Prenestina) rivolto ai bambini, con il chiaro e ideologico intento di indottrinare all’ideologia gender i bambini e con il serio rischio di confondere la loro identità sessuale.
No, non è uno scherzo… sta succedendo davvero!
Gli “spettacoli” Drag sono palesemente diseducativi e pericolosi e neanche troppo indirettamente veicolano concetti quali il cambio di sesso, il trangenderismo, l’identità di genere e la fluidità sessuale… parola degli stessi promotori!
Leggi infatti cosa ha dichiarato Francesco Pierri (alias Cristina Prenestina), il Drag Queen e attivista LGBTQ che si esibirà ad Aosta, in un’intervista per Vanity Fair:
«La nostra generazione deve essere consapevole e rendere il terreno fertile alle nuove generazioni affinché queste facciano germogliare visioni non binarie del mondo»
«Le favole sono servite e servono a costruire ed educare le società, devono cambiare con il cambiamento della società. I valori e i ruoli di genere sono cambiati, tutto è diventato più fluido. Abbiamo bisogno di nuove favole che rappresentino le nuove famiglie, le nuove dinamiche relazionali della società».
Non negano nemmeno quali siano i loro veri intenti… mi vengono i brividi.
Gli esperti considerano dannose le esibizioni di drag queen concepite per i bambini, perché possono confondere loro le idee e turbare la loro identità sessuale.
Lo psichiatra dell’infanzia e professore emerito dell’Università di Lione, Maurice Berger, non le manda a dire: gli spettacoli Drag Queen dove si leggono favole “inclusive” ai bambini non sono altro che una «azione di conversione» che si prefigge di minare l’identità sessuale dei bambini.
La pedagogista liberale Karla Etschenberg sottolinea che tutto ciò che accade e viene recepito nell’entourage di un bambino in realtà costituisce per lui una «offerta educativa».
Il bambino non è in grado né di selezionare, né di valutare in modo consapevole ciò che gli viene proposto. «Nessuno può valutare dall’esterno cosa registra e integra il cervello di un bambino e quali saranno le conseguenze per lui in futuro.»
Un ragazzo impara «che è divertente travestirsi da donna e che in più si ricevono applausi». Una ragazza impara «che se si è molto appariscenti la gente fa complimenti».
La sua conclusione è che le esibizioni delle drag queen non sono altro che un tentativo di «attirare i bambini, senza che questi ne avvertano il bisogno, nel mondo della sessualità adulta: null’altro quindi che un’altra modalità di sessualizzazione dei bambini».
Esporre i bambini alla cultura drag è estremamente irresponsabile.
Ci ricordiamo quando mamma e papà, oppure la nonna o il nonno ci leggevano le fiabe da bambini?
Si tratta di teneri ricordi e di storie della nostra infanzia che ci hanno aiutato, con i loro contenuti fantastici ed educativi, a diventare gli uomini e le donne adulti di oggi.
Da notare all’interno della locandina dell’evento, il termine “bambini” storpiato con la schwa della neolingua gender.
Non è il primo caso e non sarà l’ultimo: si tratta di una pericolosa forma di indottrinamento che vede bambini in tenera età coinvolti in forme di sessualità adulta per mezzo del potente strumento delle fiabe.
Fabrizio, lo chiedo a te: è davvero questo il modo in cui le amministrazioni dovrebbero utilizzare i soldi dei cittadini? Dovremmo accettare che i fondi pubblici vengano utilizzati per coinvolgere i nostri bambini in progetti di indottrinamento gender nelle biblioteche pubbliche?
È GIUNTA L’ORA DI DIRE BASTA: GIÙ LE MANI DAI BAMBINI!
Si tratta di un esperimento gender che mette in pericolo la salute mentale dei bambini e serve piuttosto al perseguimento di obiettivi ideologici.
Chiediamo insieme non solo l’immediato ritiro del patrocinio del comune di Aosta e della regione, ma ci rivolgiamo anche a tutti i comuni e regioni d’Italia affinché nessun altro evento pro-gender sia finanziato con soldi pubblici con l’intento di coinvolgere bambini e famiglie”.
Jacopo Coghe
Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus